Un mondo nuovo nasce dall’incontro di realtà apparentemente fra loro estranee, un mondo che si sviluppa nei sotterranei di Napoli.
Nel suo nuovo visionario romanzo ‘La letteratura Tamil a Napoli’, pubblicato da Neri Pozza, Alessio Arena – scrittore e cantautore – ci descrive una comunità Tamil che trova nel ventre di Napoli l’ambiente ideale per creare una città nella città, anche se vivendo sempre più a contatto con le viscere di Napoli un poco alla volta anch’essa assume i caratteri dei napoletani trasformandosi in Napo-tamil.
Dieci dei loro scrittori, annidati nel sottosuolo della città, raccontano la storia meravigliosa di una guerra sconosciuta tra i Tamil e le forze governative dello Sri Lanka. Lo fanno per l’appunto in dieci capitoli, quante sono le reincarnazioni di Vishnu, i cui altarini campeggiano nei bassi dei tamil di Materdei, della Sanità, dei Quartieri Spagnoli e del Pallonetto di Santa Lucia.
E’ un romanzo misterioso, complesso, ironico, avventuroso. La fantasia di Arena produce magnifiche invenzioni, come quella della prima macelleria vegetariana del mondo, o quella di un coro tamil del teatro San Carlo, e poi la pizza Paruppusilli, condita con una specie di fagioli asiatici, curry e peperoncino, o i quattro Vangeli vesuviani di Siddharta, del Mahatma Fiorenzo Sarnelli, alla cui origine c’è, nel Settecento, la storia di una prodigiosa reliquia – una goccia del sangue del Buddha – versata nel cratere del Vesuvio.
È una comunità che ha lasciato la sua impronta sull’immaginario attuale di Napoli, e che, a sua volta, da Napoli è stata profondamente segnata, creando strepitose mescolanze. Abbiamo cosí madonne con proboscidi e code d’elefante, patroni nati dalla fusione di Buddha e San Gennaro, e una disperata attività letteraria espressa sulle pagine di una rivista underground che s’intitola Cannarutizia.
“Il romanzo potrebbe sembrare fantasioso, però è costruito su una base verosimile. E’ ambientato in una città impostata sulla visionarietà. Napoli ti porta sempre oltre i limiti, tutte le cose hanno un sapore diverso rispetto ad altri luoghi. Per me la letteratura deve far vedere le cose come potrebbero essere – dice Alessio Arena – Io sono del Rione Sanità. Vengo da un posto – continua lo scrittore – dove tutte le cose sono al limite, dove la felicità e anche la tristezza sono visionarie. Napoli mi manca sempre”. (ndr: Nato nel capoluogo partenopeo nel 1984 Alessio Arena vive da 7 anni a Barcellona).
E se le culture che sono venute in Italia cominciassero a fondersi nelle nostre città? Bella domanda ci pone lo scrittore. Per scrivere questo romanzo ha preso spunto della reale presenza della comunità cingalese a Napoli, composta dai tanti vinti e vincitori della guerra che ha afflitto lo Sri Lanka dalla metà degli anni Ottanta. Alla fine del conflitto molti abitanti decisero di lasciare la loro terra per emigrare altrove e a Napoli la comunità è presente dagli anni Novanta, proprio nel centro della città, nel Rione Sanità.
“Il mondo sotterraneo di Napoli – dice ancora Alessio Arena – è molto vitale, è il luogo dal quale arriva l’acqua per la città e durante la Seconda guerra mondiale è stato un vero e proprio rifugio dai bombardamenti per la popolazione. Nel mio libro, i Tamil trovano nel ventre di Napoli l’ambiente ideale per ricreare dentro a questo cosmo che si trova nel sottosuolo qualcosa della loro tradizione perché girando nei sotterranei cittadini la maggior parte dei muri è ricoperta di scritte lasciate nel corso del tempo. Questi segni e parole sono la testimonianza che a Napoli è possibile farcela e sopravvivere. Tra i Tamil che creano libri, sfuggiti alla guerra dello Sri Lanka e i napoletani sopravvissuti alla guerra, c’è una somiglianza dettata dalla condivisione e dall’empatia della comune sofferenza determinata dalla guerra”.
I protagonisti del romanzo hanno nomi in lingua Tamil e nomi in napoletano, perché i personaggi si sentono anche molto legati a Napoli, dove il soprannome è un po’ una delle peculiarità ataviche della gente. Nelle problematiche religiose del nostro tempo, cristiani e tamil convivono in questo libro mischiandosi tra loro, Napoli è una città abituata a dare e ricevere in uno scambio reciproco di saperi e valori. Nel libro ad un certo punto la statua di San Gennaro è sostituita con quella del Buddha e questo è un segno della convivenza tra due mondi religiosi e culturali.