Le primarie si faranno. Anche da Roma attraverso il vicesegretario del Partito Democratico Debora Serracchiani è arrivato il via libera definitivo: un «abbiamo compiuto la scelta delle primarie: mi auguro sia un momento di vitalità del partito e che non ci siano problemi di altra natura» che suona come una resa dei vertici democratici davanti al fronte dei pro-primarie e un avvertimento affinché ci si ritrovi il giorno dopo a lavorare tutti per il candidato vincitore piuttosto che a fare i conti con polemiche e ulteriori divisioni. Intanto i cinque candidati (Vincenzo De Luca, Andrea Cozzolino, Marco Di Lello, Gennaro Migliore e Nello Di Nardo) nella mattinata di ieri si sono ritrovati nella sala Siani del Mattino per un forum-confronto moderato dal direttore Alessandro Barbano. Tra i temi dibattuti, le vicende giudiziarie con protagonista Vincenzo De Luca e la scelta di Renzi di non intervenire direttamente sulla Campania. «Non occorreva il suo intervento, anche perché la classe dirigente locale aveva l’occasione di dimostrarsi matura. Ma ha fallito», è stata la risposta di Di Lello. Per Migliore le responsabilità sono del gruppo dirigente locale: «Non si poteva avere unitarietà senza coinvolgere tutti i candidati. Non occorreva aspettare l’ultima parola da Palazzo Chigi»; una confusione generata in Campania e da risolvere in Campania, è stato il pensiero di De Luca, mentre per Di Nardo a occuparsi della vicenda dovevano essere Roma o Napoli purché non si arrivasse al punto in cui siamo arrivati. Per Cozzolino invece «Renzi sarà fondamentale quando apriremo la sfida per la Regione». Quanto alla possibile debolezza del sindaco sospeso di Salerno in caso di vittoria, è stato Migliore a parlare di possibile «handicap per la campagna elettorale per come potrebbero utilizzare la faccenda i nostri avversari»; secondo Di Lello una soluzione al problema c’è: «Punto a risolvere il problema vincendo le primarie!». Cozzolino avrebbe preferito un passo indietro utile al centrosinistra per evitare strumentalizzazioni: «Nella sua situazione avrei fatto un’altra scelta», mentre Di Nardo chiosa: «Dobbiamo capire se dopo potrà essere proclamato o meno».
Ma la vera bomba della giornata politica campana è esplosa in serata quando il vice capo delegazione PD a Bruxelles, Massimo Paolucci, ha inviato agli elettori una lettera di dimissioni dal partito in polemica per la gestione delle primarie, dopo il caos firme andato in scena martedì sera. «Con dolore, ma coerente con le mie convinzioni – le parole di Paolucci affidate alla stampa – ho deciso di lasciare il PD. Continuerò con serietà il mio lavoro di parlamentare europeo nel Gruppo Socialisti e Democratici in Europa se accetteranno la mia richiesta di adesione. Ho sempre pensato, e continuo a pensare – ha spiegato l’eurodeputato – che il PD sia la nostra casa naturale, lo storico approdo delle diverse esperienze e culture del centrosinistra italiano. Ho difeso questa tesi anche quando il mio dissenso su alcune scelte compiute da Renzi era molto forte. Quel che non posso tollerare è vedere il mio partito trasformarsi geneticamente. Quel che non posso sopportare è l’ipocrisia, la doppia morale».
«Tutti, a Napoli e a Roma – ha aggiunto Paolucci – sanno che le nostre prossime primarie saranno un grande revival di Forza Italia. Tutti vedono le fotografie riportate dai giornali. Tanti, navigando sulla rete, hanno “scoperto” fotografie imbarazzanti. Tanti sanno che le nostre prossime primarie saranno un replay peggiore di quelle svolte nel 2011. Tanti sanno che si va incontro a un disastro annunciato. Tanti sanno che sotto gli occhi di tutti si stanno spendendo montagne di soldi. Tanti sanno che sotto i nostri occhi si definiscono accordi con interi settori del centrodestra, con i protagonisti della stagione cosentiniana. Tutti, tanti, sanno ma nessuno interviene. Un clamoroso scaricabarile. Alla pochezza e alla miseria campana – ha continuato l’esponente di Area Riformista nella sua lunga lettera – si somma una sconcertante irresponsabilità del Pd nazionale, che da mesi si ostina a lasciare incancrenire una situazione divenuta ormai insostenibile. Una cosa è sostenere l’autonomia del partito locale, altro è girare la testa dall’altra parte. Io non posso ne’ voglio tacere. Non posso accettare che il prossimo presidente della Regione Campania sia scelto con il voto determinante del centrodestra. Non posso accettare la perdita di autonomia politica del mio partito. Il forte legame che ho con il mio partito non può trasformarsi in un opportunistico e complice silenzio. Non posso piegare la mia libera coscienza alla ragion di Stato, alla vecchia e sbagliata formula secondo la quale i ‘panni sporchi si lavano in famiglia’. Ho sbagliato nel 2011, non ripeterò lo stesso errore oggi».
«Ai compagni, agli elettori, agli amici di una vita – ha concluso Paolucci – chiedo scusa per non essere riuscito con la mia iniziativa a evitare che il Pd campano si infilasse in un vicolo cieco. Riconfermo il mio più totale impegno per difendere le ragioni del nostro Sud che mi ha dato tanta fiducia e mi ha consentito di diventare parlamentare europeo».