Un rapporto Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) ha evidenziato ancora una volta come la politica instilli continuamente elisir di lunga vita alla questione meridionale: se nel centro-nord, infatti, nel 2013, il fabbisogno procapite è stato coperto per più del 25% dovuto, nel nostro amato sud la situazione è stata, all’opposto, quella di un dimezzamento degli investimenti con l’evidente conseguenza di un aumento anche delle tasse locali per sopperire alle mancanze governative.
Se si pensa poi che, secondo l’Istat, la disoccupazione in Italia ha visto nuovi aumenti nel Mezzogiorno a fronte dei cali al Nord e Centro (occupazione al +0,4% al Nord, +1,8% al Centro, -0,8% al Sud), è evidente il netto squilibrio che investe la nostra penisola. Dati che, com’è ovvio, vanno letti nella loro intrinseca connessione. A costo di sembrare banali, ci sembra infatti doveroso enunciare, quasi come una cantilena, l’effetto domino che sta paralizzando il Sud Italia: lo Stato investe meno al Sud, le aziende abbandonano il Sud a favore del Nord, la disoccupazione cresce.
Basterà fare alcuni esempi. Negli ultimi anni Finmeccanica (primo gruppo industriale italiano nel settore dell’alta tecnologia e tra i primi attori mondiali in difesa, aerospazio e sicurezza) ha gradualmente spostato i suoi centri nevralgici, sia quelli gestionali che quelli progettuali, verso il Centro-Nord, area in cui si è creduto di poter meglio affrontare la crisi economica globale. In Campania, Finmeccanica era presente con ben 11 siti industriali con più di 6.500 addetti (seconda solo alla Lombardia), poi le delocalizzazioni: Alenia Aermacchi (controllata Finmeccanica che produce aerei militari e civili) ha chiuso lo stabilimento di Casoria e venduto quello di Capodichino con la conseguente perdita di 1.000 posti di lavoro; Telespazio (67% Finmeccanica e 33% Thales) è stata traslocata a Roma; chiuso il centro di ricerca Sesm di Selex ES (sempre Finmeccanica, elettronica per la difesa e la sicurezza); Ansaldo STS e Ansaldo Breda vendute ai giapponesi di Hitachi onde smantellare il settore trasporti per focalizzarsi maggiormente sul core business aerospaziale. A questo proposito l’Assessore al Lavoro della Regione Campania, Severino Nappi, aveva manifestato il suo scontento: “Come campano sono preoccupato del fatto che questa dismissione sia avvenuta senza alcun confronto col territorio né con le istituzioni; mi auguro a questo punto che sia Hitachi ad avviare un confronto nel quale noi chiederemo precise garanzie sul fatto che la Campania resti non solo il luogo della produzione ma anche e soprattutto la testa e l’anima di queste realtà. E chiediamo che il Governo nazionale, coi fatti, ci sostenga per preservare l’impresa e creare sviluppo”. Una richiesta che non sembra essere stata colta dal Governo, almeno per il momento.
Per queste ragioni, i deputati di Sel (Sinistra, Ecologia e Libertà), Arturo Scotto, Francesco Ferrara e Giancarlo Giordano hanno presentato un question time che verrà discusso mercoledì 25 marzo, alle ore 15.00, per chiedere al Governo un intervento immediato, un piano straordinario di investimento per Finmeccanica al fine di rilanciare l’industria in Campania.