Secondo la leggenda, il sangue di san Gennaro si sarebbe sciolto per la prima volta nel 431 d.c. quando il vescovo Severo trasferì le spoglie del santo decapitato, dall’Agro Marciano (Pozzuoli) a Napoli. In occasione della traslazione delle reliquie, una nutrice di nome Eusebia presentò due ampolle affermando che contenevano il sangue coagulato del martire. Come per provare la sincerità della donna, il sangue si sciolse all’improvviso sotto gli occhi del vescovo e della folla riunita ad assistere alla cerimonia.
La prima liquefazione attestata però risale al 1389, quando il santo ancora non era patrono della città. Il Chronicon Siculum racconta, infatti, che durante le manifestazioni per la festa dell’Assunta vi fu l’esposizione pubblica delle ampolle contenenti il “sangue di San Gennaro” e il 17 agosto, durante la processione, il liquido “si era liquefatto come se fosse sgorgato quel giorno stesso dal corpo del santo”. Solo dopo la pestilenza del 1526, e in seguito all’eruzione del Vesuvio del 1631, i napoletani decisero di fare voto a San Gennaro e di edificargli una cappella in Duomo, consacrata poi nel 1645. Oggi le due ampolle contenenti la reliquia, fissate all’interno di una piccola teca d’argento voluta da Roberto D’Angiò, sono conservate nella cassaforte dietro l’altare della cappella del tesoro di San Gennaro: una è riempita per ¾, mentre l’altra è semivuota poiché parte del suo contenuto fu sottratto da re Carlo III di Borbone che lo portò con sé in Spagna.
Il legame tra la città di Napoli e San Gennaro è inscindibile da oltre sette secoli ormai. I fedeli aspettano il suo miracolo tre volte l’anno: alla vigilia della prima domenica di maggio (prima traslazione), il 16 dicembre (anniversario dell’eruzione vesuviana del 1631) e il 19 settembre (data del martirio) durante una solenne cerimonia religiosa guidata dall’arcivescovo della città. Se la liquefazione non avviene in queste occasioni, ciò è considerato un cattivo presagio (il “miracolo” non avvenne nel maggio 1973, quando Napoli fu colpita da un’epidemia di colera e nel settembre 1980, quando, due mesi dopo, ci fu il terremoto dell’Irpinia).
In occasione della visita di Papa Francesco alla reliquia del Santo, il patrono di Napoli ha voluto fare un’eccezione. “Ecco il segno che San Gennaro vuole bene a Napoli e a Papa Francesco: il suo sangue è sciolto per metà” così il cardinale Sepe ha commentato il prodigio. Non era mai accaduto che il sangue si sciogliesse davanti a un Pontefice. San Gennaro non si era, infatti, comportato allo stesso modo quando Pio IX, nel 1848, costretto all’esilio e accolto dai Borboni, volle pregare davanti all’ampolla. Non andò bene neanche a Giovanni Paolo II che, nel novembre 1990, compì una visita a Napoli; anche lui venerò la reliquia, ma San Gennaro rimase indifferente e il sangue non si sciolse. Lo stesso accadde con Benedetto XVI, nell’ottobre 2007.
San Gennaro si adatta agli eventi, come tutti i napoletani. Di fronte a Bergoglio però è restato incerto, tra le mani del cardinale il suo sangue ha titubato, forse il Santo è rimasto indeciso se mantenere un comportamento coerente con il passato o aprirsi alle aspettative dei napoletani, i quali da sempre lo venerano per questo ciclico prodigio trovando in esso un aiuto per dimenticare le sofferenze, le miserie, le incoerenze che la “Città delle Sirene” storicamente riserva loro.
Il sangue sciolto questa volta a metà è un prodigio, come lo definisce la Chiesa, o una semplice credenza popolare? Sono trascorsi 17 secoli, ma credenti, non credenti e atei ancora sono lì a discutere sul miracolo e sulla fede popolare che lo circonda: i “gennaristi” si scontrano con gli “anti-gennaristi”. Tra questi ultimi troviamo Nicola Spinosa: per lo storico dell’arte ed ex-sovrintendente al Polo Museale Napoletano, San Gennaro è l’espressione di una mitologia tenuta volutamente in caldo. Per l’ingegnere-scrittore Luciano De Crescenzo, che invece si colloca tra i “gennaristi”, il “il Protettore di Napoli” è l’artefice di un dono continuo riservato a questo popolo sventurato, le cui radici però sono mille volte più grandiose del sovrastante tenero alberello metropolitano, orgoglioso e incredibilmente saldo nelle sue ramificazioni. “Nonostante io sia ingegnere – ha spiegato su il Mattino De Crescenzo – sono convinto non solo che il paradiso esista davvero, ma anche che coloro che lo abitano tendano a tenersi informati su di noi. Non me la sento di dubitare sull’attendibilità del suo miracolo, non fosse altro che un giorno potrei incontrarlo in cielo e dovergli spiegare il perché del mio scetticismo”. Spinosa, invece, su una posiziona opposta, non crede assolutamente al prodigio. “Figure come San Gennaro, ma anche come Masaniello e lo stesso Maradona, – ha detto su il Mattino – sono utilizzate per fini che nulla hanno a che vedere con la loro storia, devono piuttosto acquietare le coscienze. Sono figure che appartengono al mito della città. Non bisogna confondere i piani. La fede e, ancor di più la credulità verso un fenomeno inspiegabile che non ha niente di miracoloso, è qualcosa di diverso dall’uso politico, in senso generale, che viene fatto dei santi. Questo uso è pericoloso, perché confonde i piani”. De Crescenzo su questo non è d’accordo: “La pretesa di capire i miracoli è un’ambizione sovrumana. È un po’ come se si volesse spiegare a un uomo nato cieco quali differenze ci siano tra due colori come il verde o il giallo. Solo gli stupidi sono immuni dal dubbio, quindi degli scettici non posso far altro che pensare bene”. E ha aggiunto: “I napoletani possono sembrare un popolo di creduloni che si fida della leggenda di San Gennaro e del suo sangue. Allora mi chiedo: ma perché gli altri italiani sono più furbi? Se veramente i napoletani sono fessi, non vanno oltre la media nazionale. Allora come la mettiamo con gli oroscopi, lo zodiaco che impazzano su quotidiani anche molto autorevoli, nei telegiornali, sul web? Ditemi voi se sono più tonti i napoletani che credono al sangue che si scioglie, al quale almeno possono assistere in diretta, o sono più babbei quelli che sperano di innamorarsi perché Venere è entrata nel loro segno”.
San Gennaro ancora una volta viene tirato da un lato e dall’altro per le vesti. Lasciatelo stare! Napoli è anche Lui. Nelle vene dei napoletani il Suo Sangue scorre da secoli fluido e fluttuante, e mai trombo potrà fermarlo!