“Il sangue si è sciolto a metà, vuol dire che San Gennaro ci vuole bene a metà. Dobbiamo essere più buoni e convertirci ancora“. Queste sono state le parole con cui Papa Francesco ha commentato il “prodigio” del santo patrono di Napoli.
Il miracolo dello scioglimento del sangue ha aperto nuovamente un dibattito che va avanti da più di diciassette secoli. C’è chi dice che è solo una credenza medievale legata alla superstizione popolare, e chi, invece, accetta il mistero come un atto di fede, un dono da vivere mettendo da parte qualsiasi tipo di ragionamento.
Secondo Don Doriano Vincenzo De Luca, responsabile comunicazione della diocesi di Napoli, il miracolo deve essere considerato, invece, come un “segno” che unisce l’intero popolo napoletano, un evento che, al di là del suo significato religioso, è in grado di raggruppare credenti e non credenti, un valore “simbolo” della cultura partenopea. “Intorno a questo prodigio – ha detto don Doriano – si ritrova l’intera città. Credo che soffermarsi sull’episodio in sé e cercare di capire se dietro quel segno ci sia o no del sangue, se appartiene o no a San Gennaro, sia fuorviante e mortifichi la nostra tradizione”. Ogni cultura umana, che si tratti di quella napoletana (cultura legata da sempre ai segni, al tatto, ai sensi), o di quella cosiddetta “profana”, va continuamente alla ricerca di simboli che abbiano un significato, che esprimano il “sentire” di un popolo. “Intorno a questo miracolo – ha spiegato don Doriano – si ritrovano credenti e non credenti, i quali insieme vanno oltre il significato religioso. Per un credente quel segno può significare la misericordia di Dio come ha ricordato Papa Francesco , mentre per un non credente significa ritrovarsi intorno a un valore comune, un valore legato all’idea che un martire, un giovane ha sacrificato la sua vita per un bene maggiore”. Ognuno di noi sente il bisogno di aggrapparsi a “segni”, a “simboli” intorno ai quali ritrovarsi, ritrovare la propria identità. “Il fatto che – ha continuato don Doriano – sia fedeli che non fedeli stiano continuamente a discutere su questo prodigio, vuol dire che San Gennaro intorno a sé raggruppa tutto il popolo: questo è il primo grande miracolo! Il grande miracolo è quello che vediamo ogni 19 settembre quando troviamo una cattedrale gremita di gente. E mi sembra offensivo pensare che tutte queste persone siano stupide, ignoranti e retrograde. Io credo che Napoli sia una città che, se guidata bene, è capace non solo di mostrarsi unita, ma di farlo intorno a valori comuni, perseguendoli ottimamente. San Gennaro resta l’unico momento positivo intorno al quale la città si ritrova, cosa che neanche il calcio e la società Calcio Napoli è in grado ormai di fare”.
Papa Francesco, da uomo di fede, ha dato una lettura cristiana dell’ evento: se il sangue si è sciolto a metà vuol dire che dobbiamo ancora camminare, dobbiamo ancora convertirci, abbiamo ancora bisogno dell’aiuto e della misericordia di Dio. “Questo è un invito all’impegno – ha detto don Doriano -, un invito a rimboccarsi le maniche, è un appello a tutti affinché diano il proprio contributo per il bene di questa città”.
La visita di Bergoglio a Napoli è stata perfetta, nulla è andato storto, tutto è filato liscio secondo i piani, l’unico fuori programma è stata la piacevole e divertente accoglienza che le suore di clausura hanno riservato a Papa Francesco sull’altare maggiore del Duomo di Napoli. Il siparietto napoletano ha strappato sorrisi ai presenti, allo stesso Papa e al cardinale Sepe che ha commentato la scena con una battuta in dialetto: “Guarda ‘cca… ma comm’e ‘o fatto, sorelle… e cheste so ‘e clausura, figuriamoci chelle no ‘e clausura”. Del grande entusiasmo delle monache alla vista del Santo Padre e del commento in napoletano del cardinale si è parlato tanto sui giornali. Le battute di Sepe sono diventate un divertente remix divenuto virale sul web. Don Doriano, in proposito, ha voluto richiamare la Stampa per il grande spazio che i giornalisti hanno dato al divertente siparietto. “Questo eccessivo soffermarsi sull’episodio – ha detto don Doriano – ha oscurato le importanti parole che il Santo Padre ha detto. Io inviterei a ritornare sull’appello, fatto alla Città e alle Istituzioni, su grandi temi come la famiglia e il welfare, lanciato da Bergoglio e sui quali abbiamo il dovere di confrontarci”.
Papa Francesco ha lasciato Napoli inaugurando la “primavera napoletana”, con la speranza che i partenopei abbiano colto e mettano in pratica tutti i consigli e i messaggi da lui lanciati in questa giornata così speciale. “La visita del Santo Padre – ha concluso don Doriano – ha lasciato un grande segno. Ora tocca a noi dare concretezza alla speranza che il Papa ci ha portato. Lui ci ha indicato la strada, ci ha dato delle coordinate, ci ha detto che dobbiamo lavorare insieme: ora tocca a noi! Se tutti siamo stati veramente invogliati dalle sue parole, lo dobbiamo dimostrare con i fatti!”