Dopo la vicenda di Charlie Hebdo, parlare di libertà di espressione, di satira, di opinioni politiche e di credo religiosi è diventato un diritto e un dovere di tutti. Nel senso che tutti hanno afferrato il primo microfono o la prima tastiera a portata di mano per ribadire il sacrosanto privilegio umano di poter ricorrere alla parola prima che a qualunque arma. In pochi, però, si sono resi conto di quanto la questione fosse davvero spinosa, cioè se si scende più a fondo nell’argomento si rischia di scoprire che dietro l’unanime consenso si celano diverse sfaccettature di un’opinione contrastante. La libertà d’espressione nessuno più si sognerebbe di metterla in discussione, almeno a parole, e almeno pubblicamente. Ma fino a dove ci si può spingere prima di accorgersi di aver oltrepassato il limite, e soprattutto, esiste o no un limite? Ardua domanda.
Andiamo piano: si può fare satira politica? Certamente. La satira politica fa bene, aiuta a stemperare, a far pensare, a mettere in luce incongruenze e iniquità. Si può ironizzare sulla religione, sull’orientamento sessuale, sull’etnia e la nazionalità degli individui? Anche, magari con garbo, ed entro una certa misura. Dunque si può parlare di tutto? Possiamo anche prendere, che so, una tragedia e utilizzarla per dialogare di politica?
Il preambolo ci è servito per arrivare a Beppe Grillo. Sul suo blog, in data 27 marzo, appare l’immagine di Matteo Renzi come pilota di un aereo Germanwings. Non che si tratti di una semplice allusione: l’articolo che segue è tutta una dettagliata analogia tra il premier italiano e Andreas Lubitz. Come il copilota dell’Airbus A320, anche Renzi(e), scrive Grillo, è un uomo solo al comando. «Entrambi si sono chiusi dentro eliminando ogni interferenza esterna», spiega chiaramente il leader del Movimento 5 Stelle. In rete infuria la polemica, con i parlamentari del PD (e non solo) schierati contro Beppe Grillo, da Valeria Fedeli ad Andrea Martella. E qui torniamo alla nostra domanda: è lecito parlare di quel che si vuole per qualunque scopo e obiettivo? Il punto, forse, non è neanche questo. Non ci si deve chiedere di cosa si può o non si può parlare, ma come, quando e perché se ne parla. Il discorso di Grillo, poi, non è nemmeno ironico. È serissimo. Non mira a far riflettere con un sorriso, ma a far riflettere e basta. Si potrebbe persino essere d’accordo con lui, per quel che riguarda la situazione politica del nostro Paese. Già il fatto che Matteo Renzi sia stato accostato a un uomo che ha provocato la morte di 150 persone, però, fa una certa impressione, ma la cosa che non si può fare a meno di pensare è che se uno dei due termini dell’analogia fosse stato variato le cose sarebbero state diverse. Non si poteva, per esempio, paragonare Renzi a un altro leader di fama mondiale, se si volevano mostrare gli effetti di una politica che, secondo l’opinione del blogger, è sconsiderata e incauta? La sensazione che non riusciamo a scrollarci di dosso è che Beppe Grillo sapesse perfettamente che il paragone sarebbe stato “efficace” soltanto adesso, quando il dolore e lo shock per la tragedia sono ancora vivi e freschi. Il che equivale a dire, senza mezzi termini, che la tragedia è stata strumentalizzata per arrivare, ancora una volta, a ribadire il solito messaggio grillino. Ci sono momenti in cui tutto il mondo si ferma per un attimo a guardare senza dire niente, a piangere i suoi morti, a riflettere sui drammi che accadono inspiegabilmente. «Anche il diritto alla libertà d’espressione può e deve avere un limite: non superare la soglia del cattivo gusto, non usare tragedie, dolore, angoscia collettiva per la gag del giorno», ha detto Walter Verini, deputato PD. Ma la libertà di espressione qui non c’entra affatto, è solo questione di tatto. Roberto Fico, invece, ha detto che «a volte per far aprire gli occhi si può scegliere di usare immagini molto forti». C’è motivo di credere, invece, che proprio adesso che il dolore è più forte, nessuno si fermerà veramente a riflettere sulle parole di Beppe Grillo, perché l’attenzione è talmente rivolta verso il disastro che non si riesce a estrapolarlo e calarlo nel contesto della politica italiana.
Fico, a mio avviso, sbaglia quando invita a rifuggire dal perbenismo, perché non è di perbenismo che si tratta, ma di buon senso. Le tragedie insensate come questa possono soltanto servire a riflettere, per evitare che si ripetano di nuovo, ma si poteva riflettere sulle misure di sicurezza adottate dalle compagnie aeree, sull’adeguatezza del personale di bordo, sulla necessaria presenza di almeno due piloti in cabina, non su una questione di natura politica che stavolta non c’entrava proprio niente. Così si dà l’impressione che dei morti non ce ne importi poi più di tanto, se non per arrivare al nostro scopo, e dalle pagine del suo seguitissimo blog, Grillo poteva almeno lanciare un messaggio di cordoglio per i parenti delle vittime. Altrimenti restano le chiacchiere, e una inutile speculazione.