L’estate dovrebbe finalmente arrivare. Insieme a Sole e caldo, però, spesso arrivano anche le tossinfezioni: con l’aumento delle temperature, infatti, d’estate aumenta il rischio di intossicazioni alimentari. E’ notizia di qualche giorno che gli americani sono alle prese con un’epidemia di listeriosi legata ai gelati confezionati della ditta Blue Bell in Oklahoma. A causa del batterio della Listeria monocytogenes, che si trasmette all’uomo attraverso alimenti contaminati e provoca l’infezione sono stati registrati tre morti e cinque ricoveri in Kansas. Erano tutte anziane le persone, che erano state ricoverate tra il gennaio 2014 e il gennaio 2015 nello stesso ospedale. Ma solo pochi giorni fa si è riusciti a collegare tutti i casi tra di loro. Gli anziani avevano mangiato il gelato Scoops della Blue Bell Creameries, comunicano dai Centers for Disease Control and Prevention.“Intanto continuano gli accertamenti per avere sicurezza del legame tra l’infezione e il gelato prodotto dalla Blue Bell, nello stabilimento in Oklahoma. Nel frattempo Blue Bell Creameries ha annunciato che sta richiamando tutti i suoi prodotti dai punti vendita a livello nazionale tra le preoccupazioni intensificate circa la possibile contaminazione da listeria. In particolare i gelati sono alimenti sensibili e facili alle culture batteriche, assicuratevi che non siano scaduti e che siano stati conservati perfettamente. Non teneteli fuori dal frigo se non per consumarli, e in ogni caso non conservate per più di 1-2 giorni i dolci a base di creme e uova e a una temperatura di 5°C o inferiore. I gelati debbono essere conservati in freezer, ma se sono stati in tavola fino a diventare quasi liquidi non ricongelateli. Il gelato conservato in freezer deve essere consumato, è una pessima abitudine, estrarre una vaschetta, consumarne un po’ e rimetterla in freezer per più volte. Fate uscire dal freezer solo il gelato che consumate. Infatti l’intossicazioni alimentare causata da listeriosi può assumere due forme, quella diarroica più tipica delle tossinfezioni alimentari, che si manifesta nel giro di poche ore dall’ingestione, e quella invasiva o sistemica, che attraverso i tessuti intestinali e il flusso sanguigno si diffonde sviluppando forme più acute di sepsi, encefaliti e meningiti. In questo caso, tra l’ingestione del cibo a rischio e la manifestazione dei sintomi possono passare anche periodi di tempo piuttosto consistenti, in media sui 30 giorni ma in qualche caso fino a 90 giorni. I soggetti a rischio, che abbiano ingerito alimenti potenzialmente contaminati, e che sviluppino i sintomi nei tre mesi successivi, devono quindi sottoporsi agli esami diagnostici previsti per escludere la presenza di Listeria.I primi sintomi sono spesso simili a quelli di altre malattie derivate da alimenti contaminati: febbre, dolori muscolari, nausea, diarrea. Quando l’infezione si diffonde al sistema nervoso, si possono manifestare emicranie, confusione, irrigidimento del collo, perdita dell’equilibrio o anche convulsioni.La listeriosi è particolarmente pericolosa per le persone immunodepresse, malati di cancro, diabete, Aids, le persone anziane, i neonati e le donne in gravidanza. Le donne in gravidanza sono, secondo i dati dei Cdc americani, 20 volte più suscettibili alla malattia, che può causare aborto spontaneo o parto prematuro, morte in utero o infezione del feto. I sintomi però, nel caso delle donne incinte, sono molto simili a quelli di una influenza leggera.Tra i neonati, che hanno contratto l’infezione dalla madre, il tasso di mortalità è piuttosto elevato, e la malattia si manifesta sia sotto forma di polmonite che di meningite, difficilmente distinguibili a livello sintomatico da infezioni causate da altri agenti patogeni. Nei neonati però la listeriosi può dare luogo anche ad altri sintomi, come perdita di appetito, vomito, irritazione epidermica. Anche quando l’esito della malattia non è fatale, il neonato ha comunque il rischio di subire danni neurologici a lungo termine e sviluppo ritardato.La diagnosi precisa di listeriosi può essere effettuata tramite analisi del sangue e/o del liquido spinale.Le persone che hanno consumato il prodotto in questione e che presentano questi sintomi dovrebbero consultare il proprio medico e richiamare l’attenzione dei consumatori.L’allerta in questione, sottolinea Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” risulta pubblicata sul sito istituzionale del governo statunitense che si occupa di allerte alimentari. La nostra associazione, quindi, dato anche il risalto che ha avuto questa notizia, ritiene utile informare anche i nostri connazionali che si trovano all’estero e che non potrebbero essere messi a conoscenza in virtù della circostanza che l’allerta è indicata in lingua tedesca.