Stando a quanto direbbero alcuni documenti ottocenteschi, studiati durante l’indagine guidata dall’ingegnere Nicola Augenti, la responsabilità della manutenzione di quella parte di Galleria Umberto, da cui si staccò la pietra che uccise Salvatore Giordano lo scorso 9 luglio, sarebbe del Comune. E’questa la conclusione che viene fuori da interminabili indagini, durate mesi. Soltanto un paio di giorni fa è stato dato un primo accertamento. Stando a quanto dichiara il rapporto del pool di consulenti, guidato dal Dottor Augenti, la manutenzione di quella parte di monumento, lo direbbero arcaici documenti, è del Comune. Il giovane quattordicenne, quindi, sarebbe morto per l’inadempienza del Comune a gestire quella parte di patrimonio artistico, che sarebbe dovuta essere sotto il suo controllo.
Notizia, questa, che non ha lasciato in silenzio il Sindaco Luigi De Magistris: «Se saranno appurate responsabilità personali, il Comune agirà di conseguenza. Non ho ancora letto le conclusioni, ma le indagini preliminari servono per ricostruire le vicende e i processi per accertare le responsabilità. Lasciamo alla magistratura di accertare fatti non facili. Le attività dei consulenti non sono il Vangelo. Il Comune segue con serenità le indagini». Secondo il primo cittadino per comprendere realmente di chi sia la responsabilità, si dovrà attendere la fine del processo. Ma ha voluto sottolineare, accusando nuovamente il Governo, che i fondi che il Comune riceve dallo Stato non basterebbero a svolgere tutto il lavoro necessario alla manutenzione di un patrimonio artistico, tanto grande come quello di Napoli. «Con le poche risorse che abbiamo, cerchiamo di fare il massimo. I tagli e le politiche di opere pubbliche sbagliate sono causa del dissesto delle strade, dei monumenti e del dissesto idrogeologico. Il Paese deve decidere dove mettere le risorse». Affermazioni che da un lato rinnegano la responsabilità dell’incidente, dall’altro però, giustificano l’assenza di manutenzione, accusando il Governo, che non elargirebbe abbastanza fondi.
La famiglia del giovane quattordicenne, che ancora una volta, si trova a dover assistere alla politica dello scaricabarile, che sta andando avanti da quel tragico giorno, è convinta che il Comune abbia una grande responsabilità nella morte del figlio. «Il Comune ha gravi colpe. Ne eravamo certi e i fatti ci stanno dando ragione. La politica e le istituzioni sono colpevoli e chi è responsabile, non deve più rimanere al suo posto per non far male ad altri. I tempi della giustizia ci stanno uccidendo, sono lunghissimi». Questa la dichiarazione dei genitori di Salvatore, che sono esausti di sentirsi dire solo ipotesi. E’passato quasi un anno e ancora non possono sapere con certezza, di chi sia la responsabilità della morte del figlio.
Una responsabilità che nessuno vuole ammettere, una responsabilità che però deve essere trovata. I famigliari sono stanchi di ascoltare solamente ipotesi, che per ora lasciano il tempo che trovano. Questo non vuole essere il luogo in cui processare un’istituzione piuttosto che un’altra. E’certo, però, che tutta questa tragedia è accaduta, perché nella città di Napoli manca una buona manutenzione. Ma soprattutto a mancare è il dialogo tra i diversi enti e le istituzioni di questa città. Dialogo che porterebbe a una maggiore cooperazione, che aiuterebbe a gestire meglio tutto il lavoro che c’è da fare, in un territorio tanto vasto e tanto difficile, come quello napoletano. Un dialogo, che se esistesse, avrebbe potuto evitare quell’incidente, che ha causato la morte a un ragazzo di quattordici anni, Salvatore Giordano.