Nuova ondata di fango sul mondo del pallone. L’operazione “Dirty Soccer”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, infatti, ha portato a diverse decine di fermi tra calciatori e dirigenti di club del mondo del calcio italiano. Il capo d’accusa è di frode sportiva, aggravata dall’associazione mafiosa, le Leghe coinvolte – come riporta l’edizione on-line della Gazzetta dello Sport – sono la Lega Pro e la Serie D, con oltre trenta squadre coinvolte tra cui Pro Patria, Barletta, Brindisi, L’Aquila, Neapolis Mugnano, Torres, Vigor Lamezia, Sant’Arcangelo, Sorrento, Montalto, Puteolana, Akragas, San Severo.
Ma non finisce qui. Anche grandi nomi si sono visti coinvolti dalle indagini. Parliamo di Claudio Lotito e della sua Salernitana.
Ci sarebbero, infatti, almeno altre cinque partite che sarebbero state combinate e su cui gli inquirenti calabresi stanno indagando, tra cui appare proprio il nome della squadra di Salerno, promossa direttamente in Serie B dopo aver vinto il girone C della Lega Pro.
Sotto la lente di ingrandimento ci sarebbero diverse telefonate in cui si apprenderebbe la possibilità di compiere grandi scommesse su determinate partite, perché, appunto, truccate. Le notizie circa le suddette combine, sarebbero trapelate da una decina di soggetti interni alle società.
Oltre alla Salernitana, nel calderone sono finite Benevento (anch’essa nel girone C) e l’Ascoli che, però, attraverso un comunicato, ha già preso le distanze dalla vicenda: “La società dichiara l’assoluta estraneità sua e dei propri tesserati a qualsiasi forma di scommessa. L’Ascoli Picchio non è stata in alcun modo chiamata in causa dalla magistratura in merito all’attuale inchiesta e sottolinea che, come forma assoluta di prevenzione, a inizio stagione aveva fatto sottoscrivere ai propri giocatori un documento dove si vietava tassativamente ogni forma di scommessa, pena la risoluzione anticipata del contratto”.
Intanto, gli investigatori continuano ad operare, oltre che a Catanzaro, a Cosenza, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Milano, Salerno, Avellino, Benevento, L’Aquila, Ascoli Piceno, Monza, Vicenza, Rimini, Forlì, Ravenna, Cesena, Livorno, Pisa, Genova, Savona.
A far tremare, però, gli indagati, sono dei “pizzini” trovati dalla polizia nel corso delle perquisizioni effettuate. “Se ci beccano ci arrestano” è la frase più significativa venuta alla luce. Tali metodi di comunicazione sono stati utilizzati dagli indagati per comunicare la modalità di gioco delle scommesse, evitando la concentrazione di somme eccessive su un unico evento, al fine di non destare sospetti.
“Se il quadro è questo, è una situazione drammatica – ha dichiarato Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione italiana allenatori, sempre dalle pagine della rosea – probabilmente in situazioni di questo genere servirebbe un intervento sulla gestione dei campionati con maggiori controlli. Quella delle serie minori è una realtà difficilissima dal punto di vista economico, si conosce in quali situazioni versano i club di Lega Pro e Serie D. Bisognerà effettuare controlli perché se il quadro è questo, che sembra di più ampi contorni nei numeri, ci troviamo di fronte a una situazione di assoluta emergenza”.
È dello stesso avviso anche il premier Matteo Renzi, che, durante un intervento ai microfoni della radio RTL ha dichiarato: “Restituiamo il calcio alle famiglie” – Tuona – “Basta con il fatto che personaggi di discutibile approccio governino il calcio a tutti i livelli. Sono disgustato, perché il calcio è anche un valore aggiunto per l’immagine di un Paese all’estero e negli ultimi anni c’è sempre uno scandalo che ci lascia senza parole. E’ arrivato il momento di cambiare totalmente il sistema. Mi piacerebbe fare questa cosa insieme, una volta passate le elezioni regionali chiederò a tutte le forze politiche di metterci insieme intorno a un tavolo. Bisogna dare con chiarezza a certi personaggi del mondo del calcio un messaggio forte di stop. Il calcio è delle famiglie e non delle società di consulenza dei diritti tv”.
Il calcio, croce e delizia. Se da un lato, per milioni di italiani, lo sport più amato d’Italia funge da diversivo dai problemi del quotidiano, una valvola di sfogo domenicale a cui affidare il proprio desiderio di distrazione, dall’altro, lascia gli appassionati sempre con un po’ di amaro in bocca, spesso con quella sensazione di non credere pienamente a ciò a cui si assiste.
È questo il primo passo da compiere, il primo punto su cui lavorare, quindi da cambiare. Il calcio deve riacquistare credibilità e sottostare solo alle regole dei valori dello sport. Sarà mai possibile? Ce lo chiediamo da troppo tempo, ma la passione che ci lega a questo sport lo merita, eccome.