I venti della Guerra Fredda tornano a soffiare sull’Europa. Secondo il New York Times Obama è pronto mandare i carri armati nell’Est Europa e nei Paesi Baltici per scoraggiare e impedire una possibile aggressione da parte della Russia. Se la Casa Bianca dovesse dare il via all’operazione, Mosca “non potrà che aumentare le proprie forze e i propri mezzi militari nell’area occidentale“. Sono le parole del generale russo Iuri Iakubov, capo del dipartimento ispettori generali del ministero della Difesa che ha così commentato le indiscrezioni secondo cui il Pentagono ha in programma di impegnare fino a 5mila soldati americani e dispiegare carri armati, veicoli di supporto della fanteria e altri armamenti pesanti nel Baltico e nell’Eurpoa dell’Est. Se approvata, la proposta del Pentagono segnerebbe una pagina nella storia. Per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda, Washington insedia forze militari nei nuovi stati membri della Nato (la Polonia, la Repubblica Ceca, la Romania, la Bulgaria, la Lettonia, la Lituania e l’Estonia), un tempo parte del blocco sovietico. A questi paesi, in stato di allarme da quando Mosca ha deciso l’annessione della penisola della Crimea ai danni dell’Ucraina, il presidente americano, Barack Obama, ha sempre promesso il massimo sostegno in difesa della loro sovranità e integrità territoriale.
Il dispiegamento di mezzi e di uomini che Obama potrebbe ordinare ben presto servirebbe a dimostrare, anche agli occhi di molte capitali europee, l’intransigenza della Casa Bianca nei confronti di un Cremlino che sembra voglia proseguire sulla strada della politica espansionistica. Politica tesa a restaurare la propria influenza su parte dell’est europeo. Il piano messo a punto dal Pentagono deve comunque ancora ricevere il via libera del segretario alla difesa, Ashton Carter, prima di approdare sul tavolo dello Studio Ovale per un eventuale via libera definitivo del presidente americano. “Lo sforzo di uomini e di mezzi – ha sottolineato il Nyt – sarebbe simile a quello che gli Stati Uniti ha mantenuto in Kuwait per più di un decennio dopo l’invasione da parte dell’Iraq nel 1990″.
“Quest’operazione – ha affermato Iakubov – è il passo più aggressivo del Pentagono e della Nato dalla fine della Guerra Fredda“. Finora la Nato aveva evitato di aprire basi stabili nei Paesi che avevano fatto parte della sfera di influenza sovietica, per non provocare Mosca. Ma l’annessione da parte della Russia della penisola della Crimea ai danni dell’Ucraina ha rotto i già precari equilibri.
Sulla questione si è espresso anche l’ex presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. In un colloquio con Il Corriere della Sera, l’ex Capo di Stato, ha sostenuto che la mossa della Casa Bianca “non può essere una pura strategia punitiva o di isolamento nei confronti della Russia, ammesso che questa si faccia isolare e non si giri da qualche altra parte“. Napolitano si è detto “sorpreso dalla frase di Obama in cui ha dichiarato che Putin vuole ricostituire un impero. Dove sono le condizioni perchè questo accada? Gli scambi di accuse tra Washington e Mosca sono scoraggianti“.
Il messaggio di Washington è diretto chiaramente anche agli alleati dell’Europa occidentale, che sono chiamati a giorni a rinnovare le sanzioni contro Mosca. Tra questi c’è anche l’italia. Le conclusioni del G7 sono state molto chiare: i leader, compreso il premier italiano Matteo Renzi, si sono impegnati “per mantenere le attuali sanzioni” sulla Russia e per imporne delle altre se necessario. “Le sanzioni contro Mosca – ha dichiarato Putin dopo il bilaterale con Renzi all’Expo dell’11 giugno scorso – hanno danneggiato la collaborazione tra Italia e Russia e sono un ostacolo oggettivo alle imprese italiane”. “L’Italia – ha continuato – è il quarto partner commerciale della Russia. Ma recentemente gli scambi si sono ridotti del 10 % e nell’ultimo trimestre sono scesi del 25 %. E’ una situazione non soddisfacente per i russi ma io credo anche per l’Italia. Gli imprenditori italiani non vogliono una riduzione degli scambi commerciali“.
Durante la conferenza stampa con il premier Matteo Renzi, Vladimir Putin ha anche sottolineato l’importanza del rispetto del protocollo Minsk (accordo firmato il 5 settembre 2014 dai rappresentanti di Ucraina, Russia e OSCE con l’obiettivo di facilitare la risoluzione dei conflitti in Ucraina orientale e meridionale). “L’accordo di Minsk – ha detto il presidente russo – deve essere applicato in tutti i suoi aspetti di natura politica, militare umanitaria e sociale, ma non tutti sono stati attuati in pieno” .”Non ci sono altre soluzioni se non la pace” ha aggiunto. Anche Matteo Renzi ha detto che la vera questione, oggi, riguarda il rispetto di questo protocollo. “Io e Putin – ha dichiarato il premier italiano – condividiamo l’idea che l’accordo di Minsk sull’Ucraina rappresenti la stella polare, la bussola, il punto di riferimento di tutti gli sforzi per contrastare la crisi in questo Paese, e credo che tutte le donne e gli uomini di buona volontà lavorino perché possa essere pienamente attuato”. “E’ una verità oggettiva – ha aggiunto Renzi – dire che noi abbiamo necessità che la Russia sia in prima fila con Ue e Usa per affrontare le minacce globali, come il terrorismo”. “Il mio auspicio – ha concluso Renzi, ricordando che la Russia è membro permanente dell’Onu – è che accettando e aderendo in modo integrale agli accordi di Minsk si possa togliere dal tavolo l’unico elemento di diversità e divergenze sul panorama internazionale“.