Sono incominciate le manovre per le elezioni comunali 2016 dopo l’era de Magistris con posizionamenti e preparazione di liste da parte dei fratelli de Magistris, il sindaco e il coordinatore dell’associazione Dema. In primo luogo è una notizia il riposizionamento di Antonio D’Amato, ex presidente della Confindustria, che ritira il consenso a De Magistris invitando gli industriali a “guardare oltre”, riteniamo anche Lettieri storico avversario del D’Amato, pur senza indicare nomi, capaci di attirare consensi dai moderati, lamentando problemi territoriali ancora sul tappeto come Bagnoli e Napoli est, per non cadere nelle mani di qualche grillino rampante. Occorre ricordare che, quattro anni fa, de Magistris raccolse l’adesione non solo di movimentisti, ma di settori della borghesia cittadina (in specie quella vomerese da cui proveniva) che confidava in una volontà espressa di porre mano a riforme per la realizzazione di storici progetti ad ovest ed est della città ed al rinnovamento dell’immagine cittadina per attirare attenzione ed investimenti. Non va sottovalutato questo mancato “assist” a de Magistris da parte di espressioni dell’imprenditoria napoletana che va implementato in pubbliche discussioni con adeguate indicazioni programmatiche e proposte.
In secondo luogo, ci auguriamo fuori Palazzo San Giacomo, sono in corso prove per la formazione di liste civiche a sostegno di una rinnovata candidatura di de Magistris, con assessori e consiglieri fidatissimi, e fuoriusciti da IDV ed altri partiti. È chiara la personalizzazione della campagna elettorale, che supera tradizionali steccati partitici, come è avvenuto nelle recenti elezioni comunali in grandi città e regioni, per cui piaccia o meno si può parlare di “cacicchi” che sventolano bandane ai fans puntando sull’immagine. A questo proposito occorre una ampia discussione pubblica dei cittadini e stakholders si direbbe, per una valutazione di questi quattro anni di amministrazione comunale con i risultati raggiunti o mancati, a cui può contribuire un ventilato Report da parte degli staffisti degli assessori da restituire alla valutazione dei cittadini. Più in generale non si tratta di allineare in una sorta di libro bianco numeri e percentuali per ogni ambito dell’amministrazione comunale per una meditata valutazione da parte dei cittadini, ma di riaprire un’ ampia discussione sulla “mission” di questa città ora metropolitana non contentandosi dei consigli di qualche sindaco o artista d’oltre oceano di passaggio che ama Napoli. Non può mancare il – spesso richiamato in questi decenni per il loro silenzio – contributo degli intellettuali (quali?), o meglio dei vari portatori di interessi per significare le varie componenti della c.d. “società civile” ad un progetto di città, che non manca di risorse e potenzialità non solo culturali ed umane. Anche se non sembra intravedersi finora qualche candidatura personale o di partito per amministrare realmente la comunità cittadina o metropolitana.
In terzo luogo, in questo movimentismo pre-elettorale si ravvisa l’assordante silenzio del PD locale poco visibile, ma non solo, e più in generale dei partiti in vista della definizione di programmi e la selezione di candidati se non vogliono dar luogo a club elettorali personalistici per l’assalto a Palazzo San Giacomo. Si tratta di rianimare la partecipazione civica non solo declamata e la cura dei beni comuni, a questo proposito, in città e nelle periferie cittadine esistono esempi di valorizzazione di spazi pubblici per la fruizione dei cittadini, come abbiamo visto a Scampia domenica il Parco “Corto Maltese” ad opera dell’ Associazione “Pollici verdi” animato da alcune cittadine del luogo.
Da parte nostra, con il Comitato di cittadini “Scampia felice, laboratorio politico di idee e proposte, come in altre occasioni elettorali, abbiamo intenzione nei prossimi mesi con il contributo del variegato associazionismo di elaborare in un Manifesto alcune priorità programmatiche per Scampia e l’area Nord di Napoli. Per ripartire dalle periferie!