“Io mi sento una cittadina che vuole denunciare quanto sta accadendo indipendentemente dall’esperienza trentennale da operatrice sociale”. Sono le parole invigorite dalla rabbia, dall’incredulità, quelle che Lidia Ronghi, Presidentessa della Cooperativa sociale Il Quadrifoglio, spende durante la conferenza stampa organizzata oggi, 1° luglio presso il centro congressi Tiempo, per richiamare l’attenzione pubblica sulla chiusura della comunità pubblica di Nisida, “Il Ponte”, una struttura residenziale per minori a rischio che rappresentava – come ha ribadito la stessa Lidia Ronghi – “un simbolo, un fiore all’occhiello del Ministero di Grazia e Giustizia”. Ministero a cui si rivolgono tutte le domande, le incertezze, i dubbi e in qualche caso anche le maliziose supposizioni a riguardo di una “sospensione a tempo indeterminato” decisa dal Capo Dipartimento reggente della Giustizia minorile, con provvedimento del 22 maggio 2015, dal primo giugno 2015, senza che il responsabile regionale campano, Pino Centomani, battesse ciglio.
Una struttura che primeggiava come quella con il più alto numero di ingressi in Italia. Una comunità nel vero senso della parola, poiché garantiva comunione di interessi, unità, ricongiungimento anche con le famiglie dei minori, ragazzi che con questa chiusura, invece, sono dislocati lontano: “Da oggi vanno a Caserta, Casal di principe, Marcianise” spiega Lidia Ronghi, ponendo l’accento sulla necessità (per legge) di garantire un’area assistita nel territorio cittadino di provenienza dei ragazzi.
Com’è possibile che non si veda il risvolto negativo di tutto questo? Com’è possibile che non si colgano le inevitabili ripercussioni anche di carattere psicologico a cui andranno incontro questi ragazzi: “Non si può sospendere un servizio di punto in bianco. – ha dichiarato la consigliera regionale Pd Enza Amato – Non solo per il costo che tutto questo avrà in termini economici, ma anche per il bene di quei ragazzi che sono così destabilizzati. Si vanifica il lavoro di mesi e mesi. Mi impegnerò personalmente affinché su questa vicenda sia posta la dovuta attenzione. La comunità di Nisida è un vanto della 10a Municipalità (ricordata più che altro per lo stato di Bagnoli, dell’Italsider, ecc.); la difenderemo con le unghie”.
Sulla difesa di quello che appare sempre più come un baluardo delle attività sociali che rispondono all’esigenza di sicurezza promuovendo un’alternativa al carcere, non poteva non intervenire anche Samuele Ciambriello, presidente dell’Associazione La Mansarda, che ha gestito dall’’89 al ’91 la comunità il Ponte di Nisida, e che da anni è impegnato all’interno dei circuiti delle persone ristrette per costruire sempre più un “ponte” tra il dentro e il fuori, percorsi d’integrazione che fanno della società una società civile: “Una società che giudica un minore e poi lo mette in carcere è una società malata” ha detto con enfasi Ciambriello, ricordando come l’impegno per la prevenzione e per luoghi alternativi sia anche intelligente dal punto di vista economico: “Sapete quanto costa un detenuto al giorno? Sapete quanto costerebbe in comunità alternative?”. Chiaramente meno. Senza dimenticare l’effetto boomerang della pena detentiva: “Il carcere così com’è è un fallimento. – ha dichiarato Don Franco Esposito, presidente della Consulta regionale volontariato “Carcere e giustizia” – Di quelli che ci vanno l’80% ritorna. La recidiva di quelli che finiscono la pena in altre realtà scende all’8%. Dobbiamo prendere coscienza di questo inganno, il carcere non risolve problemi come si vuol far credere alla popolazione. Il carcere minorile, poi, dovrebbe essere eliminato. Queste realtà, invece, come quella de “Il Ponte”, permettono ai ragazzi di conoscere il positivo, non ci si rende conto che nella maggior parte dei casi questi giovani provengono da situazioni di disagio tali da non vedere alternativa”. Per la serie siamo quello che conosciamo, e se a dirlo è il cappellano del carcere di Poggioreale, allora, fa ancora più effetto.
Se si pensa, inoltre, che questa chiusura ha anche messo sulla strada 15 tra educatori e operatori di assistenza e vigilanza, se si considera – come ha ricordato Luca Sorrentino, responsabile del settore sociale della Lega Coop, Lega delle Cooperative e Mutue Campania – che in Campania i lavoratori del campo sociale sono pari o persino superiori di numero a quelli del settore industriale, allora ci si rende conto dell’incredibile portata delle politiche sociali e fa male, effettivamente, che non siano nemmeno menzionate sul sito della Regione Campania (come ha ricordato Ciambriello), fa male che non si colga l’importanza anche di crescita lavorativa ed economica che queste rivestono per il nostro territorio.
Ma allora perché è stata chiusa la comunità pubblica di Nisida? “Perché” è l’interrogativo che ricorre con furore anche nell’intervento di Padre Carlo De Angelis, presidente dell’Associazione La Sorgente, anch’egli da anni impegnato nel sociale e in collaborazione con la stessa Ronghi, per la tutela dei giovani: “Già rispetto agli anni ’90 la comunità ha subito diversi ridimensionamenti, – ricorda padre Carlo – c’era un laboratorio di falegnameria, un campo sportivo, c’erano più spazi e quindi possibilità”. “Ci devono dire qual è il male che è stato provocato!” chiede perentoriamente, con uno sguardo di ironia e disappunto.
Una chiusura che “era già nell’aria” secondo quanto riportato dal dirigente regionale Ugl Mario Carnevale: “Nel marzo 2015 abbiamo scritto al Ministero per la tutela salvaguardia dei minori a rischio chiedendo una proroga al servizio in scadenza. Abbiamo avuto con il responsabile campano della giustizia minorile, Centomani, più e più incontri, fino all’ultimo giorno, e non ci ha mai avvisati della sospensione. Successivamente ci ha riferito che è stata una decisione imposta dall’alto. Il Ministero continua a latitare su queste tematiche. Nel frattempo noi non molliamo il fronte di guerra, siamo con i lavoratori in presidio continuo, aspettando l’insediamento della Giunta Regionale e sperando così di avere con i nuovi assessori un confronto proficuo”.
A proposito di nuova Giunta Regionale e di assessori “in attesa”, è intervenuta anche la candidata presidente del Movimento 5 Stelle, la consigliera regionale Valeria Ciarambino: “Io vengo dal mondo del volontariato. Lo vivo con lo stesso spirito. Vivo il servizio perché la politica se si occupa degli ultimi si occupa di tutti. Sono qui per rappresentare il Movimento e l’attenzione che in quanto tale assicuriamo verso le Politiche sociali. Noi ci discostiamo dalla politica come fredda burocrazia, oggi le persone sono considerate solo in quanto costi, senza capire che in fondo la politica ha come obiettivo di migliorare la loro vita. La mia presenza qui è come portavoce del M5S. Portavoce significa che devo portare la voce di qualcuno e per poterla portare devo ascoltare. Quello che posso fare da persona che è dentro le istituzioni è ascoltare e capire qual è il problema e quali sono le soluzioni da voi suggerite. La mia presenza qui oggi dice questo: l’inizio di un rapporto di ascolto e risoluzione dei problemi”. Noi non possiamo che augurarci che sia così.