L’Onda Pride è arrivato anche a Napoli. Sono anni che il capoluogo campano fa da sfondo alla parate dell’orgoglio omosessuale (ma anche bisessuale, transessuale…), e dopo l’appuntamento di Benevento dello scorso 6 giugno tocca alla cara e vecchia città partenopea. Si parte da piazza Dante, orario previsto 17:30; a seguire, la manifestazione proseguirà per via Toledo, fino ad arrivare al lungomare, all’altezza del Castel dell’Ovo. E in questi mesi in cui si parla tanto della buona scuola, la comunità LGBT non poteva non far sentire la sua voce: perché è la scuola il luogo in cui apprendiamo, fin da giovanissimi, a confrontarci con gli altri, a riconoscere e rispettare la diversità nell’uguaglianza. È la scuola dove il bullismo si insinua spietato tra un corridoio e l’altro, e dove la tolleranza e l’amore per il prossimo, il compagno, il vicino di banco non sono meno importanti da imparare della lezione di storia o di matematica. Riportiamo dal sito di Arcigay di Napoli: La scuola è il luogo che ciascuno di noi ha attraversato nella propria vita. Il luogo in cui abbiamo costruito le nostre identità, la nostra cultura e il luogo nel quale abbiamo imparato ad essere cittadini e cittadine. La scuola è anche il luogo della cittadinanza negata, dove giovani adolescenti per il semplice fatto di essere lesbiche, gay, bisex, trans o di essere percepiti come tali, sono sottoposti ad attacchi violenti sia verbali che fisici. Il bullismo omotrasfobico emerge come fenomeno sempre più evidente, anche in virtù del fatto che tantissimi ragazzi e tantissime ragazze scelgono di fare coming out. Abbiamo deciso di dedicare il Pride di Napoli 2015 alla scuola, sotto l’hashtag di #Dirittiescuola, perchè il pride vuole arrivare lì dove i diritti sono negati.
Una preoccupazione viene proprio dal recentissimo evento beneventano, perché, mentre la manifestazione di Roma dello scorso 13 giugno ha visto la partecipazione del sindaco e della giunta in prima linea, lì a Benevento non s’è visto nessuno in rappresentanza delle istituzioni. L’ondata arcobaleno riuscirà a coinvolgere il primo cittadino napoletano, i suoi assessori, la classe dirigente campana?
È una domanda non da poco. Oggi più che mai non c’è bisogno soltanto delle madrine d’eccezione e degli ospiti speciali, ma c’è bisogno di una risposta, di comprendere da che parte si schiera la politica nostrana che è chiamata in questi mesi ha stabilire, ancora una volta, se l’Italia prenderà parte all’evoluzione che sta cambiando il resto del mondo o resterà ancora isolata. L’intera Europa occidentale ha già approvato, negli ultimi anni, i matrimoni tra le coppie dello stesso sesso, siano essi religiosi o civili. L’unione tra le coppie omosessuali è una realtà accettata e legalizzata dal mare del Nord al mar Mediterraneo, in taluni casi accompagnata pure dal diritto all’adozione. Nel mese di marzo il Senato italiano è stato chiamato a votare il disegno di legge presentato dalla parlamentare PD Monica Cirinnà, dove è passato grazie all’adesione dello stesso PD e del M5S. Contrari i soliti Forza Italia, Lega Nord e NCD. Ancora per quanto resteranno arroccati al loro medioevo, viene da chiedersi. Perché la sensazione, che a poco a poco si trasforma sempre più in certezza, è che il mondo intero stia andando da una parte, e che un manipolo di senatori e deputati non possa fermarlo poi troppo a lungo. Anche l’Italia, sebbene più lentamente dei suoi vicini, si sta muovendo in quella direzione; ostacolare il progresso umano e sociale è possibile, ma parliamo pur sempre di un rallentamento. Magari più lentamente, ma prima o poi ci arriveremo anche noi. E allora, tanto varrebbe cominciare a imparare a conoscere, ad amare, ad accettare, piuttosto che opporre sempre un secco e barbarico no a chi ci sta di fronte. È anche a questo che serve il gay pride, ed è anche a questo che serve la scuola.
Carlo Giovanardi, quando il DDL è passato al Senato, ha detto che il matrimonio avrebbe aperto la porta all’adozione, e quindi all’utero in affitto, e di conseguenza anche alla mercificazione del corpo della donna. Poi ha presentato da solo 282 emendamenti. Ecco, a Giovanardi, e a chi come lui, il consiglio di iniziare ad allargare i suoi orizzonti. Non è mai troppo tardi.