Dopo l’insediamento della giunta De Luca a Palazzo Santa Lucia, l’istituzione di commissioni e l’approvazione delle variazioni di bilancio, è giunto il momento di mettersi all’opera. Terminati gli adempimenti di natura burocratica, è tempo di pensare a come risanare l’economia di una regione, la Campania, che potenzialmente può essere una delle prime d’Europa, ma che resta ancorata agli ultimi posti nelle recenti classifiche stilate da autorevoli istituti di ricerca. E non è un caso che pochi giorni fa, una ricerca dello Svimez, abbia definito la situazione del mezzogiorno d’Italia, assai grave ed allarmante. Non cresce più, il Mezzogiorno, ancorato a logiche di potentato e di apparato che nella maggior parte dei casi, rispondono ad esigenze di altra natura. Ed è per questo che la Campania del nuovo corso targato Vincenzo De Luca, può e deve ripartire dai settori strategici.
Uno di questi, certamente, è il comparto agricolo ed il settore dell’agricoltura, caratterizzato da una vasta produzione di prodotti di eccellenza. Non c’è più tempo da perdere. In questo senso, è certamente significativo e simbolico il fatto che il nuovo presidente della giunta regionale, abbia voluto tenere per sè, tra le altre, la delega alla agricoltura, dopo quella della sanità e dei trasporti. Senza dubbio, un politico esperto e navigato come Vincenzo De Luca, ci ha visto lungo. In attesa infatti di strutturare come si deve, l’assessorato, il presidente ha preferito prendere tempo. Troppi fondi europei sono stati rispediti al mittente. Accesso al microcredito e sviluppo di imprenditoria giovanile, legati indissolubilmente al settore dell’agricoltura, non devono più viaggiare su strade parallele. Bisogna puntare, finalmente, sull’applicazione rigida del PSR, il piano di sviluppo rurale, che certamente può regolare una giusta ripresa del comparto agricolo. Bisogna, in taluni casi, puntare sulla agricoltura intensiva e di sussistenza, specie in zone dove la peculiarità del prodotto “coltivato” o altresì “prodotto”, è caratteristica e sinonimo di unicità. Ecco perché bisogna che si sviluppi il “Made in Campania”. Prodotti tipici a marchio campano, prodotti unici ed irripetibili (pensiamo ai vari pomodorini prodotti nelle terre argillose vesuviane, all’olio del Cilento, alla mozzarella di bufala, solo per citarne alcuni). “Agricoltura al centro”, potrebbe essere questo il liet motive dei prossimi cinque anni. Un settore capace di trainare la ripresa economica della nostra regione, un settore capace di creare lavoro e sviluppo, un settore capace di riportare la Campania nell’elite delle regioni produttive. Il tempo delle parole è ampiamente finito. Si passi, finalmente, ai fatti.