Peppe Barra è un perfetto “contaminatore” di generi. Interprete magistrale sia di canzoni sia di tammurriate, di liriche teatrali e di poesie, Barra compone in unico affresco sonoro, melodico e ritmato, gli echi del passato e i moderni ritmi del Mediterraneo. Conoscitore e attento ricercatore di tradizioni popolari, Barra si dimostra particolarmente felice di contaminare i generi musicali. Il suo repertorio contiene pezzi classici e brani suoi o di autori a lui vicini, sempre eseguiti in dialetto per dare maggiore forza al significato dei testi che hanno per tema esperienze autobiografiche: l’amore, la vita e la morte, quell’ironia e quel sarcasmo tutti partenopei che Barra esprime come nessun altro.
Negli anni ’90, continuano i successi teatrali, con spettacoli come “Il re applaude”, “Il matrimonio di Vicenzella”, “La Cantata dei Pastori” (1990), “Na santarella” (1991) “Salomé – conversazioni con la mamma di Giancarlo Sepe” (1991), “Katakatascia” (1992), “Flik e Flok” (1992). Nel 1992 partecipa al film “17, ovvero l’incredibile e triste storia del cinico Rudy Caino” di Enrico Caria, che vede tra i protagonisti anche Giovanni Mauriello.
Esce il suo disco con “Mo’ vene”, a cui partecipano Billy Cobham, Famodou Don Moye dell’Art Ensemble Of Chicago e Concetta Barra, e con il quale vince la Targa Tenco 1993 come migliore interprete. Porta con successo “Mo’ vene” nei teatri all’estero (Pechino, Gerusalemme, dove rappresenta l’Italia al concerto per la Pace, Lisbona, Barcellona, ecc.).
Metterà poi in scena “Ricordi d’amore”, dedicato alla madre Concetta appena scomparsa.
Il 3 gennaio del 1994 al Teatro Mercadante, per un concerto in omaggio ad Eduardo Caliendo, si riunisce alla storica formazione della Nuova Compagnia di Canto Popolare.
La sua grande vena artistica gli fa produrre spettacoli in continuazione come “Nerone” (1994), “La zia di Carlo” (1995), “Una tragedia tutta da ridere” (1996), “La ballata di Donna Lucrezia” (1998). Con la regia di Filippo Crivelli partecipa alle stagioni estive dell’Operetta al Teatro Massimo di Palermo. Nel 1998 partecipa anche al film “Il mare di sotto” di Sandro Dionisio.
Dopo aver registrato per la RAI venti tra le più belle favole tratte da “Lu Cunti de li Cunti”, ovvero il “Pentamerone” di Giambattista Basile, Barra traduce quest’esperienza in uno spettacolo teatrale: “Lengua Serpentina”. Il linguaggio fiabesco si combina con la gestualità dell’artista, simbolo della napoletanità e si fonde con gli arrangiamenti di S. Riccardi e le musiche del violinista-compositore Lino Cannavacciuolo, quest’ultimo ormai assiduo collaboratore di Barra. Per questo spettacolo, il Festival delle Cinque Terre di Riomaggiore (SP) edizione 2000 gli consegna, nella serata dedicata al Teatro e al Cinema, il “Premio Dioniso”.
Nel 1998 apparirà nella serie televisiva “Le ragazze di piazza di Spagna”.
Fabrizio de André gli chiede l’adattamento e l’interpretazione in napoletano del suo brano “Bocca di rosa” e lo inserisce nell’LP “Canti randagi”. Inizia così tra i due una relazione molto bella sia dal punto di vista artistico che umano. Tanto che nel 1999, dopo la prematura scomparsa del cantautore, quando Genova organizza il suo “Tributo a De André”, la famiglia De André vorrà la presenza di Peppe Barra come fulcro dell’intera manifestazione, rendendo ancora più evidente e più forte il sodalizio tra i due artisti.
Allestisce in seguito lo spettacolo “Napoli; dal ‘600 ai giorni nostri” in cui spazia da Paisiello a Mozart, da Cimarosa a Peter Gabriel, passando da “Bocca di rosa” a “Barcarola”: una contaminazione tra passato e futuro, tra opera buffa e canzone moderna, tra musica rock e barocca.
Alla IX Edizione del Festival del Mediterraneo (luglio 2000), che si tiene a Genova, Peppe Barra rappresenta l’Italia come maestro di voce e protagonista del recupero della tradizione popolare. Partecipa inoltre, al film “Welcome Albania” di Fabrizio Maria Cortesi, con Giancarlo Giannini.
Nel dicembre del 2000 interpreta il ruolo di “Mister Peachum” ne “L’Opera da tre soldi” di Bertold Brecht e Kurt Weill, diretta dal maestro Heinz Carl Gruber ( il direttore dell’Ensemble Modern di Francoforte ). Intanto continua il suo lavoro di sperimentazione di nuove sonorità e di utilizzo della voce come strumento avvicinandosi decisamente al filone della “World Music”
Ad aprile 2001 esce il suo secondo disco da solista, “Guerra”, presentato con grandissimo successo di pubblico e di critica al teatro Piccinni di Bari. Un lavoro commovente ed intenso che parla le lingue del mediterraneo e consacra ancora una volta Peppe Barra tra quelle rare creature fatate che popolano il mondo. “Un disco, che autenticamente legittima per una volta, l’appartenenza di un artista napoletano alla World music” (La Repubblica). Barra è uno tra i più espressivi artisti partenopei del nostro tempo e lo si può considerare ambasciatore della musica italiana all’estero. Fa da direttore artistico della “Rassegna internazionale della musica etnica” edizione 2000 – 2001, mentre a teatro rappresenta “Il borghese gentiluomo” di Moliere, con Carla Bindi e Patrizio Trampetti (ex componente della Nuova Compagnia di Canto Popolare). Con Trampetti Barra aveva già rappresentato un altro spettacolo: “I fantasmi di Monsignor Perrella”.
Nel 2002 il suo nuovo spettacolo “Suonno” accompagnato da Lino Cannavacciuolo ai violini, in un repertorio che comprende oltre alle nuove canzoni dell’album appena uscito “Guerra”, anche classici della canzone napoletana oltre ai vari riferimenti storici come Pulcinella protagonista di un brano esilarante tratto da “I due marchesi di Roccabruna” di Domenico Cimarosa.