di Carlo Porcaro
La recessione economica, la precarietà permanente, la globalizzazione costringono ognuno di noi al pragmatismo. Se le condizioni di vita medie non sono soddisfacenti, i valori lasciano spazio alle esigenze concrete. È un processo amaro, inaridente, ma inevitabile. Per queste contingenze, la politica – che dovrebbe essere chiave di lettura del presente e sistema di organizzazione del futuro – perde la sua funzione. Sinistra e destra appaiono non solo categorie superate (il Novecento ci ha lasciato da ben 15 anni e il posto di Norberto Bobbio di fatto lo ha preso Ilvio Diamanti), ma persino vuote. Le scelte del premier Renzi, poi, evidenziano in maniera netta tale constatazione. Tagliare la tassa sulla casa è di destra o sinistra? E gestire un partito in senso leaderistico? Tutelare le unioni civili? I temi storicamente identitari delle rispettive parti politiche si sono scoloriti col passare degli anni, causa anche il trittico di cui sopra recessione-precarietà-globalizzazione. Il rischio di un pensiero unico dominante c’è, è vero, non va taciuto. Molte minoranze rumorose, vittime di un solo modo di intendere il potere. Ma i problemi reali hanno sopraffatto le differenze, i valori, le storie personali e collettive. Facciamocene una ragione. Chi doveva risolverli, quei problemi, non lo ha fatto o addirittura ha aggravato la situazione. Né i tecnici né i politici. L’incapacità di una certa sinistra fa rischiare lo scivolamento a destra. È qui che Renzi vince, nel marcare la differenza col passato (anche e soprattutto quello ‘rosso’). Certo, ogni scelta di un Governo è di natura politica. La politica è fatta di “politiche”. L’intenzione del segretario Pd sembra quella, appunto, di superare gli storici steccati e parlare al Paese, al popolo, ai cittadini direttamente. Che, di per sé, non ha colore politico. Ed è più facile chiedergli il voto. Non riusciremo a leggere il presente che muta sotto i nostri occhi se non saremo consapevoli che questa è la realtà “reale”. È la dittatura delle le priorità “terrene” degli italiani. Renzi personifica questa necessità, non è la causa.