di Annalibera Refuto
Abbiamo perso la cognizione del tempo. La colazione, il pranzo, la cena, la notte, i tempi scanditi dalla normalità, dalla consuetudine, è come se si fossero fermati in questi giorni. Le normali attività quotidiane sono state sovrastate dall’angoscia e dal dolore, dall’emergenza e dalla necessità di essere utili: dallo spalare il fango buttando vestiti e scarpe ogni volta, al provare a intercettare i canali istituzionali per sostenere chi ne avesse bisogno.
Giornali, tv hanno parlato della città di Benevento che fortunatamente prova lentamente a riprendere la propria normalità. L’emergenza è stata immediatamente affrontata, con fatica, tanta, e solitudine delle istituzioni locali. C’è poi la provincia: luoghi martoriati e dimenticati. Dove le strade sono scomparse, i vigneti non esistono più, i terreni modicati morfologicamente. Il Sannio dell’agricoltura, del vino, del l’olio non lo si vede più. Lì negli occhi della gente ho visto la paura persino di percorrere alcune strade perchè rischiano di crollare.
Ora, le persone serie, per bene e oneste intellettualmente non usano le tragedie per la polemica politica. Spero solo che tutte le autorità e chi ha responsabilità di governo a tutti i livelli, soprattutto del Pd il mio partito, si assumano impegni, tengano accesi i telefoni 24 h su 24 per rispondere agli amministratori delle zone colpite, che per ore si sono sentiti soli e dimenticati mentre avevano bisogno di aiuto per fronteggiare la tragedia che aveva colpito i propri concittadini e si sono sentiti impotenti. La natura spesso fa il suo corso, ma l’uomo soprattutto se nel passato ha sbagliato ha il dovere di immaginare come riparare a ciò. La messa in sicurezza di questo territorio ormai è un fatto ineludibile e da fare in tempi stretti. C’è da risarcire sicuramente famiglie, commercianti, imprese. Ma c’è contestualmente da verificare quali siano le situazioni critiche sul piano geologico e intervenire immediatamente. Se malauguratamente dovessero riproporsi piogge simili saremmo di fronte ad una catastrofe annunciata. I drammi collettivi ti riportano ad un’umanità che nel corso normale della vita a volte diventa scontata. Svuotare dal fango e dai detriti la cantina di un condominio o un negozio insieme ad altre persone, alcune nemmeno conterranee come gli studenti erasmus o i profughi africani ospitati in città, non ha nulla di eroico ma riconduce ad una dimensione di solidarietà e senso d’appartenenza ad una comunità.
Oggi c’era il sole.