di Padre Josè Maria Castillo
Papa Francesco lo ha detto senza giri di parole: è necessaria ed urgente la “conversione del papato”. Non si tratta, certo, del fatto che il papa si converta. Francesco non ha detto questo riferendosi ad una persona – il papa – ma affermando che è un’istituzione – il papato – quello che deve cambiare, cioè organizzarsi in un altro modo e funzionare in maniera diversa da come sta funzionando già da parecchi secoli.
Lo stesso Francesco ha spiegato ieri, nel Sinodo dei Vescovi, in cosa deve consistere questo cambiamento. Quello che il papa vede urgente da cambiare nella Chiesa è l’esercizio del potere. Concretamente, l’esercizio del potere da parte del papato. Si tratta di “decentralizzare” il modo di governare. Perché la Chiesa ritorni ad essere governata come lo è stata durante quasi mille anni, fino al secolo X. Durante quei secoli, il governo ordinario delle Chiese locali, regionali e nazionali era esercitato dai Sinodi di ogni regione o di ogni paese. Solo in circostanze straordinarie e per questioni che non si potevano risolvere nell’ambito locale interveniva il vescovo di Roma, che per secoli si è rifiutato di farsi chiamare “papa”, tema sul quale insiste con parole forti papa Gregorio I, San Gregorio Magno (s. VI).
Sarebbe audace ed errato precisare adesso come questo avverrà. E come si organizzeranno le cose della Chiesa nei prossimi anni. Comunque, una cosa è certa: la Chiesa non può continuare a vivere nell’enorme contraddizione nella quale vive adesso, in quest’ordine di cose. Non è inconcepibile che l’autorità ufficiale, che oggi parla nel mondo nel nome di Gesù e del suo Vangelo, sia l’unico monarca assoluto che esiste in Europa? Con quale autorità questo monarca può mettersi a spiegare il Vangelo, nel quale “i primi devono farsi ultimi”? Come può dire alla gente che i discepoli di Cristo non possono esercitare il potere come lo esercitano i grandi ed i potenti di questo mondo? (Mc 10, 35-45; Mt 20, 20-28; Lc 22, 24-27). E continuerà a dire questo un capo di Stato che accetta (secondo il Diritto Canonico) di essere l’unico uomo sulla terra che possiede una potestà “suprema, piena, immediata e universale, che può esercitare sempre liberamente”? (can. 331, 2).
Ossia, il papato si attribuisce un potere che non è come quello dei “capi dei popoli”, ma è più forte di tutti gli altri poteri. Che senso ha allora la probizione perentoria del Vangelo: “Non deve essere così tra di voi” (Mc 10, 43; Mt 20, 26)?
Impressionano la lucidità e l’onestà di Francesco. Come impressionano (forse di più) la cecità e l’ipocrisia di coloro che si ostinano a dire che Francesco sarà la rovina della Chiesa. Sarà difficile la conversione del papato. Ma più difficile sarà la conversione dei farisei. Perché sono quelli che si sentono più sicuri di possedere la verità.
Articolo apparso sul Blog dell’Autore nel sito www.periodistadigital.com il 19.10.2015
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI