L’articolo di Gianluca Buonocore su loStrillone.tv del 12-11-2015 va approfondito. Racconta l’urlo angosciato di una madre: “Vogliono rubare i nostri bambini, ci hanno lasciati soli”. Al rione Poverelli si respira un’aria preoccupata, amareggiata, adirata, opprimente: “Hanno tentato di adescare i bambini con la scusa di dare loro un pallone per giocare. Hanno provato a portare mio figlio all’interno della struttura dell’ex scuola Monsignor Orlando. Adesso siamo quasi costretti a tenerli chiusi in casa. Questi rom sono entrati buttando giù anche i muri”.
È imprescindibile agire immediatamente ed energicamente. L’inerzia è connivente. Le istituzioni hanno l’obbligo di intervenire, ognuna secondo le sue competenze.
Magistratura e forze dell’ordine devono garantire la sicurezza delle famiglie del quartiere, indagare, accertare la verità, punire i colpevoli. In una zona vicina, anni fa, alcuni bambini sono stati vigliaccamente violentati e Matilde Sorrentino, per difendere suo figlio, ci ha rimesso la vita.
Il comune ha l’obbligo di risolvere il problema dell’ex scuola Monsignor Orlando, per evitare occupazioni abusive e conseguenti pericoli per gli abitanti.
L’opinione pubblica ha l’onere di distinguere la responsabilità individuale da quella collettiva. Non va commesso l’errore di accusare un’intera categoria sociale, nel caso i rom, di essere mascalzona e pedofila. Proprio i nomadi, assieme ad ebrei ed omosessuali, furono perseguitati dal nazismo. Viviamo un periodo in cui minoranze intolleranti occupano spazi mediali, a volte solo per accaparrarsi un po’ di consenso. Diventa indifferibile, per impedire ricorsi storici persecutori, aprirsi all’altro, accogliere non escludere. A Torre ci sono parrocchie, associazioni, persone impegnate nell’assistenza ed integrazione degli zingari. È questa la strada per scongiurare la tentazione di delinquere e far sentire la loro comunità parte integrante di quella cittadina. Generalizzare è rischioso. Peraltro le sentenze a carico di italiani per pedofilia sono numerosissime. Si potrebbe mai sostenere genericamente che gli italiani sono pedofili? Non si può quindi pregiudizialmente affibbiare ad un popolo una determinata peculiarità negativa, se non addirittura ignobile!
La Costituzione all’articolo 3 stabilisce che siamo tutti uguali e assegna alla Repubblica il compito di rimuovere ogni situazione ostativa. All’artico 2 prevede il dovere inderogabile di solidarietà. Denigrare ed emarginare una etnia costituisce violazione di queste norme. Invece denunciare un individuo, con tanto di prove, è meritorio: “denunciare un individuo”, non il suo popolo, perché la responsabilità penale è personale (art. 27). La Costituzione ci vuole uniti nella diversità e soggetti attivi nel segnalare i reati di cui siamo a conoscenza.