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Da Parigi con amore, la risposta occidentale al terrore dell’Isis

 

Venerdì 13 Novembre, ore 21.20, vicino allo Stade de France un kamikaze si fa esplodere causando un morto. Una vita per una vita, l’inizio di una strage. Soltanto 5 minuti dopo i morti passano a 16, un commando di assaltatori spara fuori i ristoranti “Le Carillon” e “Le petit Cambodge”. Alle 21.30 un altro attentatore suicida prova a strappare altre vite alla Francia, dinanzi al caffè “Events”.  Alla pizzeria “Casa nostra”, 2 minuti dopo, qualcuno ci riesce, sono 5 i morti. Il ristorante “La Bella Equipe” conta 10 morti alle 21.36. In boulevard Voltaire (ironia della sorte) un kamikaze si fa esplodere quattro minuti dopo. Contemporaneamente il Bataclan è messo sotto assedio da tre soldati dell’Isis, 100 persone sono prese in ostaggio, alla fine si conteranno 89 morti. Alle 21.53 ancora un kamikaze vicino allo stadio, stavolta nei pressi del “Caffè de Biè”. È una notte senza fine.  Hollande dichiara lo stato d’emergenza.

Solo due giorni per ingoiare il dolore e passare immediatamente alla seconda fase del lutto: la rabbia. Nel giorno del Signore, l’aviazione francese ha sferrato diversi attacchi contro posizioni dell’Isis a Raqqa, la capitale dello Stato Islamico. Dodici aerei, di cui 10 caccia da combattimento hanno sganciato bombe. Nella notte altri attacchi, sono stati colpiti 20 siti strategici tra cui un campo addestramento e un posto di comando. Nessuna vittima. I luoghi erano stati fatti evacuare tempo prima, i jihadisti sembrano avere l’occhio lungo. Il proclama rilasciato alla BBC aveva un sapore sarcastico.

In trenta minuti la Francia ha visto morire 129 persone, poco più di 4 persone al minuto. La grande potenza armata occidentale è riuscita a fare la figura dell’uomo bendato che caccia le mosche. Avvertimenti non ascoltati, segnalazioni non considerate, e infine un attacco a vuoto (per fortuna). Loro colpiscono la cultura occidentale, stanano l’uomo laddove è più sicuro, caffè, teatri, ristoranti, stadi, musei, lo colgono nel suo momento di svago e intrattenimento. Il presupposto vero di questo terrore è l’incertezza, la fumosità, la possibilità che accada ovunque, in ogni momento. Sconcerta non poco credere che noi occidentali, noi europei crediamo di poter far fronte a tutto questo con scatti d’ira, bombe lanciate come si scagliano maledizioni dagli occhi. Possibile che non abbiamo ancora imparato a leggere la Storia? Accendiamo la televisione oggi e ci rendiamo conto di star vivendo uno di quei capitoli tremendi che segneranno la memoria di tutti, per sempre. Eppure, nonostante questo, proprio la Storia continua a non insegnarci, continua a non fare leva su di noi. Queste sono ferite tanto profonde da disancorare il tempo, da farmi vedere il 7 Gennaio 2015 (giorno della strage di Charlie Hebdo) tanto vicino che mi pare impossibile sia quasi passato un anno. Eppure, nonostante questo, continuiamo a non imparare dalla Storia.

Se vogliamo che le parole “Occidentale” ed “Europa” non significhino guerra dobbiamo convincerci che la risposta all’odio non può essere l’odio. Il male non fa che richiamare altro male che prima si raddoppia, poi triplica e infine diventa così grande da essere inestirpabile. Era già difficile essere stranieri in casa d’altri, era già impervio il cammino che stavamo cercando di portare avanti nella speranza di superare un giorno le barriere di classe, razza, religione. Oggi è un milione di volte più lontano quel punto d’arrivo. I pregiudizi crescono esponenzialmente insieme ai morti e con loro l’odio. Anche se quella frase scritta sui missili francesi “Da Parigi con amore” era tutto fuorché vera, l’ironia che con ghigno beffardo accompagnava quelle quattro parole mette a nudo una sconcertante realtà: oltre i morti che pesano come macigni, per il dolore straziante dei loro cari e per la barbarie del presente, un’altra ferita mortale è stata inflitta all’Europa. L’Isis ha capito che il solo modo per distruggere la comunità e la civiltà europea (con tutti gli ideali, usi e costumi che stanno attecchendo negli altri paesi) è condurla attraverso il dolore ad inabissarsi, a infangarsi le mani di crudeltà. Ci stanno istigando e stiamo rispondendo esattamente come credevano che avremmo risposto. Così… mette i brividi dirlo, vincono due volte.

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