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Misure estreme di sicurezza in ogni stadio: la domenica nera dello sport

 

Non sarà una domenica come tante, come tutte le altre.

I migliaia, milioni di tifosi di tutta Europa, pronti a vestire i vessilli della propria squadra del cuore, in questo 22 novembre, non riusciranno ad avere occhi solo per ciò che accadrà sul rettangolo di gioco.

Torna il campionato di calcio per la prima domenica dopo gli attentati di Parigi, dopo che tre kamikaze in forza all’Isis hanno provato a trasmettere la morte, l’orrore in diretta tv, durante l’amichevole Francia – Germania di venerdì scorso.

Già, perché a seguito di quanto accaduto nella Capitale francese, in ogni angolo dell’Europa ci si cautela con un massiccio e inconsueto dispiegamento di forze di polizia, affinché si debelli il rischio di scrivere una nuova, triste pagina di questa assurda guerra che abbia come scenario, come sfondo, lo sport più amato del fine settimana.

Da Madrid, dove è di scena il Clasico, a Parigi, dove i giocatori della squadra di casa si sono detti ancora molto scossi da quanto accaduto, ammettendo che sarà difficile giocare, fino agli impianti di casa nostra, Torino, Roma e Milano su tutte, gli agenti di polizia impegnati nell’assicurare l’ordine pubblico e la sicurezza di addetti ai lavori e tifosi, sono, in alcuni casi, raddoppiati o triplicati.

Non mancano cani delle forze speciali, addestrati nel riconoscere eventuali esplosivi, fino all’apertura anticipata dei cancelli per permettere l’esercizio di un controllo più accurato.

Insomma, uno scenario tutt’altro che di sport e festa, come ogni partita, al contrario dovrebbe essere.

L’allenatore del Napoli, Maurizio Sarri, si è detto d’accordo con chi sostiene che “The Show Must Go On”, che non ci si possa piegare al ricatto del terrore, anzi, in conferenza stampa ha auspicato che il calcio dia prova di maturità e solidarietà: sarebbe la miglior risposta.

Dello stesso avviso è Vincenzo Montella, non certo ad un facile esordio sulla panchina blucerchiata della Sampdoria: “Dobbiamo riempire, ora più che mai, gli stadi. Se ci fermassimo avremmo già perso. Bisogna vivere con coraggio”.

E, come è già accaduto negli anticipi di Premier League, anche nei nostri stadi, prima del fischio d’inizio, suonerà la Marsigliese: un piccolo placebo per uno sport sempre più sofferente che non aveva certo bisogno di quest’ulteriore ondata di malessere.

E allora che la risposta a tutto quest’odio, a questa violenza sia data proprio dal tifo, quell’elemento del calcio sempre sotto la lente d’ingrandimento, il quale, mai come questa maledetta domenica, ha il potere di allontanare le ombre con i suoi cori, colori, specchio di ciò che lo sport dovrebbe sempre essere: divertimento e unione.

 

 

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