Antonio Fullone, direttore dell’istituto penitenziario di Poggioreale, è intervenuto a radio club 91 nel corso di “Dentro i fatti”, trasmissione di approfondimento politico, culturale e sociale, condotta dal nostro direttore, Samuele Ciambriello. Già direttore del carcere di Lecce, Fullone, classe 1965, dal luglio dello scorso anno, dirige quello che è il carcere più grande d’Europa.
“La situazione che caratterizza il carcere di Poggioreale, credo sia in linea con il dato nazionale – ha esordito Fullone – . Viviamo una stagione di grandi cambiamenti, il più delle volte difficili e faticosi. Credo che in questo momento particolare, il più grosso problema di Poggioreale, ritengo sia la struttura. Una struttura che fa fatica a stare dietro a questi cambiamenti che si sono apportati, o che si devono ancora apportare. Una struttura che risale ai primissimi anni del Novecento e che rispecchia una idea della pena assolutamente superata. Non vanno dimenticati, poi, i problemi legati alla manutenzione della struttura stessa. E’ chiaro che stiamo cercando di sopperire in qualche modo, a queste mancanze, attraverso l’aiuto di volontari ma anche grazie ai responsabili della facoltà di Architettura di Napoli che stanno mettendo in essere progetti tesi al rinnovamento della struttura stessa. Progetti che hanno come obiettivo principale, la rivalutazione di alcuni spazi, di cui è al momento impossibile fruire“.
Fullone ha poi affrontato il tema del sovraffollamento, con i numeri che parlano chiaro.
“Siamo arrivati ad ospitare oltre 2000 detenuti, e nei giorni scorsi, abbiamo addirittura superato questa quota, che è una soglia di un livello di guardia importante, perchè la capienza attuale si aggira intorno alle 1500 presenze. Abbiamo dunque, 500 detenuti in più rispetto a quelli che dovremmo avere. Non possiamo fare solo un problema di spazio, ma bisogna che ragioniamo sulla qualità dello spazio a disposizione, perchè altrimenti questo tipo di discorsi, diventano anche avvilenti“.
La soluzione a questo problema, forse, potrebbe essere la introduzione di pene alternative alla misura cautelare in carcere. A riguardo, Fullone non ha avuto dubbi.
“I numeri parlano chiaro. Sicuramente alcune leggi hanno determinato, nel tempo, un appesantimento notevole degli istituti di pena. così come del resto l’eccessivo ricorso alle misure di custodia cautelare. Lo dico senza vena polemica, ma da operatore quale sono. Sicuramente, il tema del sovraffollamento delle carceri, è di grande attualità. Ritengo che l’area penale esterna debba essere sempre più praticata e riempita di contenuti maggiori. Bisogna entrare nell’ottica dell’idea che il tempo delle detenzione, debba essere un tempo utile per la società ed ovviamente, per il detenuto stesso. Credo quindi, che la strada migliore sia quella di allargare e rinforzare questa area, riempiendola di contenuti positivi e cercare, al contempo, di destinare la realtà del carcere, a situazioni molto più residuali. Il carcere non può essere la risposta a tutti i problemi. Spesso il carcere, diventa la risposta sociale a problemi molto più complessi”.