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La situazione carceraria post Torreggiani, a Sant’Angelo dei Lombardi un convegno sul tema

image imageNella Casa di Reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi, si è tenuto un convegno sulla situazione e condizione dei detenuti all’interno delle carceri dopo la sentenza Torreggiani.
All’evento, hanno preso parte, Massimiliano Forgione, Direttore della Casa di Reclusione; il Responsabile penitenziario della Cooperativa sociale “Il Germoglio”, Fiorenzo Vespasiano; Gabriella Pugliese, Responsabile provinciale della sanità penitenziaria; Il Professor del Suor Orsola Benincasa, Samuele Ciambriello; il cappellano penitenziario Fra Eddy; il Responsabile penitenziario della matricola Giuseppe Cupo; la Responsabile della Cooperativa sociale “Lazzarelle” Imma Carpiniello; il Presidente del Consiglio regionale della Campania Rosetta D’Amelio e L’Onorevole Valeria Valente.
Erano presenti anche alcuni detenuti che hanno potuto partecipare attivamente con interventi e domande.
La Casa di Reclusione rappresenta un modello, così come ha precisato il Direttore, rispetto alle altre carceri campane e d’Italia per le condizioni di vita dei detenuti. Il filo conduttore del convegno è stata la riflessione sugli effetti della Torreggiani.
Così come ha precisato il professor Ciambriello, “la sentenza prende il nome da un detenuto che si è presentato a Strasburgo, senza avvocato e con altri trentatre detenuti, per denunciare le condizioni disumane del carcere di Busto Arsizio in cui era stato trasferito nel 2006″.
“La pena deve togliere il diritto alla libertà, non quello alla dignità” ha proseguito Ciambriello che da anni lavora all’interno delle carceri. Alla base di un processo di cambiamento devono esserci il rispetto dei diritti dell’uomo e l’importanza di una condizione di vita adeguata, non attraverso politiche caritatevoli ma con interventi concreti all’interno e all’esterno del carcere.
Emerge la necessità di agire rimodulando la legislazione in modo da rivedere le leggi repressive per potersi “liberare dalla necessità del carcere”.
La Dottoressa Carpiniello ha portato invece l’esempio del sovraffollamento del carcere di Pozzuoli presso il quale le detenute vivono in condizioni disumane. Emerge però un dato positivo relativo alla recidiva. Infatti in cinque anni 48 detenute su 50 non sono rientrate nel circuito una volta uscite dal carcere. La riflessione della Responsabile della cooperative Lazzarelle, ha riguardato il sistema di welfare e l’idea secondo la quale probabilmente se queste donne avessero avuto altre possibilità, non si troverebbero ora all’interno di una casa di reclusione.
La presidente del Consiglio regionale della Campania ha affermato che investire sulla rieducazione significa:
– risparmiare in futuro,
– dare dignità alla persona, com’è stato più volte ripetuto anche dagli altri invitati, ed evitare che torni a delinquere.
Fondamentale quindi il lavoro di rieducazione e reinserimento “la società deve prendere in carico il soggetto in modo che ci sia per lui un’occasione futura.
Ha concluso il convegno l’Onorevole Valeria Valente, la quale ha sottolineato il cambiamento di direzione che oggi la politica di oggi. Negli anni passati alla domanda di sicurezza la politica ha risposto attraverso una funzione repressiva con l’inasprimento della pena e l’aumento del numero dei reati, mentre oggi si assiste ad un cambiamento attraverso non solo pene alternative alla detenzione ma anche grazie ad una maggiore attenzione alle condizioni dei detenuti.
La riflessione finale dell’onorevole ha riguardato una “battaglia culturale” che tutti devono impegnarsi a combattere, non solo la politica. Le leggi sono necessarie ma non sufficienti: bisogna cambiare mentalità per favorire la rieducazione e il reinserimento dei soggetti in società.

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