“Abbiamo scelto di parlare di “camorre”, e non di “camorra”, perché vogliamo denunciare che tante sono le camorre di Napoli. Stanno nell’intreccio tra camorra, politica corrotta e imprenditoria collusa, tengono in scacco la nostra città frenandone lo sviluppo economico, strozzandone le prospettive di crescita e avvelenando le nostre terre. La fine immediata delle violenze: questo chiederemo a gran voce nelle strade di Napoli. Chiediamo una vita normale e dignitosa per i napoletani: questo è un punto di partenza essenziale per aprire qualunque ragionamento sulla lotta alle camorre in città. Napoli è protagonista di una crisi economica e sociale devastante: i livelli della dispersione scolastica nella nostra città, in particolare nei quartieri popolari sono altissimi. Il lavoro degli operatori sociali è insufficiente a intervenire su una così ampia fetta di giovani che rischia di non avere futuro, cultura, possibilità. In poche parole: una vita degna libera dal ricatto delle camorra”.
Dalle pagine dei social, le motivazioni degli organizzatori della marcia “Un popolo in Cammino”, composto da associazioni, parrocchie, movimenti, sindacati, liberi cittadini -che si terrà quest’oggi, e che partirà da Piazza Dante per “invadere” le strade di Napoli- gridano NO: no alla violenza, no ai bagni di sangue, no alle vittime innocenti, no all’ingiustizia sociale.
“Serve un piano di investimenti – scrivono – per la crescita dell’occupazione. Servono interventi che siano in grado di creare lavoro, favorendo al tempo stesso l’innescarsi di un processo per la città che crei occupazione stabile e duratura: a partire dalle bonifiche ambientali e da un grande progetto di rigenerazione urbana. Servono misure urgenti e incisive di contrasto alle povertà, a partire dalle forme di reddito che siano in grado di liberare i giovani e le fasce più deboli della popolazione dal ricatto che le costringe a scegliere tra l’indigenza e le strade criminali. Servono scuole aperte tutto il giorno e fondi per il diritto allo studio: per fermare la dispersione scolastica, dare centralità alle scuole nel territorio, farle diventare polo di riferimento civile, culturale e sociale dei quartieri. Serve sicurezza: occorre che i quartieri non siano più controllati dalla criminalità organizzata e dalla loro violenza. Serve un piano serio per la vigilanza dei territorio. Siamo altrettanto consapevoli che non basta solo la repressione. L’abbiamo visto negli ultimi 10 anni. Arresti e politiche repressive hanno spostato il problemi in altri quartieri della città. Occorre dare possibilità reali e concrete per il benessere dei quartieri. Solo così clan e malaffare smetteranno di rigenerarsi. Su queste questioni vogliamo chiedere alla Prefettura di Napoli, in rappresentanza del governo nazionale e alle istituzioni locali di istituire un tavolo permanente che metta al centro queste 3 questioni per la città, elabori politiche e risposte concrete per il futuro dei cittadini napoletani”.