Lo scorso martedì, il quartiere Forcella a Napoli, ha manifestato dolore e rabbia nel funerale di buon mattino per l’uccisione di Maikol Giuseppe Russo di 27 anni, ammazzato la sera di san Silvestro da un un proiettile vagante. Nell’area teatro dell’omicidio, a piazza Calenda, fra il teatro Trianon ed il bar dove il giovane è stato raggiunto da una scarica di proiettili, sono comparse una decina di lenzuola bianche con le scritte: “Non si può morire per errore. Maikol vive nei nostri cuori”, “Ciao al nostro gigante”, “Non merita l’etichetta di camorrista. Dategli il giusto onore”.
Era impressionante vedere i volti di tanti giovani attorno alla bara che piangevano il loro compagno che non era un delinquente e si arrangiava vendendo calzini per strada, stroncato dalla violenza criminale dalla sera alla mattina.
Bisogna rilevare che dieci parroci di Forcella, San Giovanni a Teduccio, Sanità, facenti capo al coordinamento del movimento “Popolo in cammino”, che un mese prima avevano dato vita con associazioni e comitati alla marcia “Per la giustizia sociale contro le camorre”, hanno concelebrato in chiesa perchè “sappiamo cosa succede”. Padre Angelo con assunzione di responsabilità ha dichiarato tra l’altro “La strada di Maikol è stata attraversata da una violenza che non doveva essere lì. Se questo continua, saremo non solo responsabili ma colpevoli”. Il movimento popolare citato deve continuare precisando con associazioni e comitati di cittadini i suoi obiettivi, ed elaborando più chiaramente i fenomeni della criminalità organizzata detta “camorra” e della violenza. Non mancheremo.