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NAPOLI TRA ETERNE PROBLEMATICHE E RILANCIO TURISTICO

Dove va questa città tra eterne problematiche e rilancio turistico?

L’imminente contesa cittadina per l’elezione del nuovo Sindaco (o della sua riconferma), scatena tra i contendenti la polemica tra rinascita di facciata e rinnovamento culturale con i relativi benefici.

E’ fuori di qualsiasi dubbio l’effettivo successo di iniziative volte a mostrare la Napoli dai suoi mille tesori a visitatori che finalmente si fermano e non prendono più velocemente l’aliscafo per Capri o la Circum per Pompei.

Certo, questo porta soldoni nelle casse comunali, così come li porta ad albergatori ed esercenti di quei luoghi simbolo della città, vissuti da mane a notte da frotte di turisti sempre più numerosi.

D’altro canto, c’è da chiedersi quanti benefici vanno a quella parte di città lontana dal centro, dai luoghi d’arte e dalle iniziative culturali: che ritorno c’è per questi cittadini invisibili?

Welfare? Zero. Nuova occupazione? Zero. E i giovani abbandonati nelle periferie e nei quartieri dormitorio?

A questa rinascita della “grande bellezza” bisogna onestamente contrapporre un’escalation camorristica che vede in prima fila giovani e giovanissimi delinquenti e, cosa ancor più grave, una tragica sequela di fatti di sangue che coinvolge vittime innocenti, colpevoli di trovarsi al posto (e nel momento) sbagliato.

La risposta delle Istituzioni, della politica e dei giornali sono i soliti proclami sulla sicurezza, slogan per la legalità, laddove i diritti più elementari sono negati, le campagne denigratorie sui quartieri malfamati, le minoranze etniche, i marginali.

Una parte della città che rinasce non riesce a vedere l’altra che annaspa.

Vero è che col decreto cosiddetto Sblocca Italia questo provvedimento di fatto esautora i poteri locali su importanti decisioni riguardanti il proprio territorio, deregolamentando procedure e centralizzando le decisioni strategiche e gli iter amministrativi; vero è che i compiti di sicurezza esulano dalle competenze sindacali, così come pure per lo sviluppo dell’occupazione (vedi il Piano Bagnoli) si cerca di imporre dall’alto la lunga mano privata che inevitabilmente sarà inquinata da camorra, mazzette e concussioni. La nomina di un Commissario ad hoc per l’area di Bagnoli per gli interventi di bonifica ambientale e progettazione urbanistica potrà dare il via libera alla speculazione immobiliare sull’area e camuffare il saldo del debito ecologico dell’era industriale.

Una città metropoli non può rassegnarsi, però, a non formulare alcun’azione propositiva, nessuna ridistribuzione sul territorio di ciò che introita, nessun miglioramento delle condizioni di vita dei suoi cittadini che pure pagano, ad esempio, in misura maggiore delle altre grandi città italiane, la tassa sui servizi.

Anche qui la risposta pare scontata: chi sopravviene scarica le colpe sulla mala gestione delle amministrazioni precedenti, sugli sperperi ed i debiti accumulati; è il gioco delle parti che si ripete da sempre.

La città sembra distante, sonnacchiosa, abituata… I giovani per salvarsi emigrano o cadono nell’illusione della bella vita che poi è malavita.

Gli accadimenti violenti sono digeriti velocemente, in certi luoghi della città si dà per scontato che si possa morire senza motivo, scontando la colpa di vivere una zona “di frontiera”. Luoghi malfamati non perché su quel lembo di terra nascono tutti delinquenti e spacciatori, ma a causa un isolamento urbanistico e sociale frutto di precise scelte e incapacità politiche.

Fare cultura. O fare soldi. O fare cultura e soldi?  La priorità è produrre utili economici. Da spendere in cultura (turistica) ancora e fare altri soldi…

Così facendo, la città marcia a due velocità.

Cadono a pezzi le scuole pubbliche, inguardabili (ed incurabili) gli ospedali pubblici, le strade delle periferie non cambiano, così come le case popolari, i mercatini rionali… I trasporti (a fronte di una bellissima opera circa la nuova Metrò) sono assolutamente inefficaci ed inefficienti.

Riqualificazione del territorio significa pure fornire uno stupido cestino portarifiuti che nel 90% del territorio comunale è un miraggio… mentre si continua a privilegiare i fatiscenti e nauseabondi cassonetti in ogni dove, visto che la raccolta differenziata stenta a partire complessivamente.

Piccole azioni che metterebbero in difficoltà pure gli incivili incalliti, specie se sul territorio operasse per davvero una polizia comunale ligia al dovere e con direttive specifiche…

Dall’alto e d’altro canto, cadono tasse a pioggia, un ISEE che penalizza strati sempre più ampi di popolazione, tariffe abnormi per i cittadini meridionali castigati dal certificato di residenza (basti pensare alle RCA), sud tenuto fuori di ogni piano di sviluppo ed incentivi statali…

E’ pur vero che l’attuale Giunta cittadina ha favorito e favorisce iniziative di riqualificazione di spazi pubblici abbandonati riconoscendo le occupazioni per uso sociale (ex O.P.G Materdei, ex Asilo Filangieri etc.), ma tutto rimane circoscritto ad un’azione, pur lodevole, di volontariato che in termini di occupazione non mette.

La soluzione della delega al privato per affrontare le difficoltà nella gestione del territorio, comincia a farsi largo in tempi di magre risorse per i municipi, ma presenta più di un aspetto negativo, e per questo andrebbe stabilita con la massima chiarezza e onestà intellettuale.

Dove va la politica in questa città, oltre la parvenza e la chiacchiera?

Si riconosca al buon De Magistris l’onestà dell’amministratore non inquinato (e di questi tempi si fa fatica a trovarne altri…), ma ora è giunto il momento del “passo avanti”, di fare il concreto, di operare una “rivoluzione sociale” che lo renda persino impopolare rispetto a certi ambienti cittadini e agli stessi organi di Governo nazionale.

Bisogna dare priorità alle periferie, alle piccole opere, alla cultura dal basso, rispondere alle esigenze dei semplici cittadini e non solo della cerchia intellettuale, far partire quella riscossa civica al Rione Traiano come a Ponticelli, impiegare i giovani utilizzando i fondi disponibili e quelli che verranno, dare finalmente lustro all’intera città con la riqualificazione territoriale e una migliore distribuzione delle risorse umane gestite dal Comune (a cominciare dal servizio di polizia municipale insufficiente o inesistente specie nelle zone popolari e ad alto rischio).

Fantasia che cozza con la realtà? Si potrà fare solo se il ritorno degli investimenti in cultura turistica saranno impiegati in opere utili e urgentemente necessarie.

Meglio una città disastrata con una punta di avanguardia o una città finalmente confortevole nel suo complesso?

Meglio una città che invecchia e lascia soli e allo sbando i giovani o una città che si vesta finalmente di mille colori senza essere carta sporca?

 

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