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MATTEO RENZI, CHE COSA CAMBIERÀ CON LE RIFORME

Da quando si è insediato al governo, non c’è stato giorno che Matteo Renzi non abbia ricordato al parlamento e all’Italia tutte le riforme che ha in mente di attuare. Qualcosa è già stato fatto, qualcos’altro è in fase di discussione e di definizione. Tanto c’è ancora da fare. Per esempio, ci siamo abituati ormai a sentir parlare degli assenteisti, dai musei di Roma agli ospedali di Salerno, passando per i vigili di Sanremo. Sono quelli che timbrano i cartellini e se ne tornano comodamente alle loro case, o nella migliore delle ipotesi si allontanano giusto il tempo di far la spesa. Il problema degli assenteisti si intreccia con la riforma della pubblica amministrazione, che loro stessi hanno infangato, a detta di Renzi, con il loro fare truffaldino. Per questo il premier ha intenzione di portare al tavolo del Consiglio dei Ministri la questione dei cosiddetti fannulloni, e già annuncia di voler proporre licenziamenti in 48 ore. Se prima erano infatti necessari, in media, almeno 100 giorni per poter procedere col licenziamento, adesso ce ne potrebbero volere solo due.
Per quanto sia ammirevole l’intenzione di punire severamente gli impiegati assenteisti, la proposta ha l’aria di sembrare un tantino drastica. Se tre mesi (e anche più) forse sono eccessivamente troppi, due giorni potrebbero anche essere troppo pochi, neanche il tempo di passare per le vie legali necessarie. Forse la soluzione, come al solito, sta nel mezzo: non è l’urgenza del licenziamento l’obiettivo a cui puntare, ma l’efficacia del provvedimento. Il che significa che non conta (soltanto) accelerare i tempi, ma fare in modo che le azioni disciplinari siano portate effettivamente a termine.
Altro nodo della politica renziana, la riforma costituzionale. Che significa anche riforma del Senato, ma non solo. La riforma costituzionale avrà il delicato compito di intervenire nel sistema dei rapporti tra governo ed enti locali, e quindi tra Stato e Regione. Sappiamo tutti che al governo centrale spettano materie che vanno dalla difesa alla giustizia, dal lavoro all’istruzione, mentre tutta una serie di temi è stato finora diviso tra la competenza dello Stato e quella delle sue Regioni, e con la nuova riforma potrebbero rientrare decisamente nella sfera del primo. Facciamo un esempio: ferrovie e autostrade ad alta velocità. Se prima il governo poteva autorizzare la costruzione di nuove infrastrutture col timore che le Regioni venissero a opporre un veto, questa eventualità dovrebbe così essere scongiurata. Lo stesso riguarderà l’ambiente e l’ecosistema, i beni culturali e paesaggistici, le trivelle, i gasdotti e in generale gli strumenti di approvvigionamento dell’energia. Si tratta in sostanza di una riforma che va verso un centralismo sempre più accentuato, e che dovrebbe una volta per tutte chiarire dove iniziano i poteri dell’uno e dove finiscono quelli dell’altro. Limitare le competenze delle Regioni ad alcuni sembrerà sicuramente un azzardo, ma è pur vero che se gli enti locali possono interferire con l’azione del governo centrale, le azioni di quest’ultimo restano sempre prive di efficacia.
Proseguendo, resta la stepchild adoption a fare da spina nel fianco di Renzi, e stavolta non soltanto per via delle opposizioni o della minoranza dem: sono gli stessi parlamentari targati PD a voler mettere le mani sull’emendamento cercando di arrivare quantomeno a un compromesso, sostituendo cioè l’adozione con l’affido rafforzato. Renzi ha già annunciato che il ddl Cirinnà resterà così com’è, il che vuol dire che la possibilità di adottare il figlio del coniuge, già esistente per le coppie eterosessuali, verrà estesa anche a quelle omosessuali. Cosa che, d’altronde, avviene già in moltissimi paesi dell’Unione Europea e non solo, dove le coppie formate da persone dello stesso sesso possono ricorrere alla stepchild adoption, se non addirittura all’adozione di bambini che non hanno nessun legame biologico con la coppia. Per far passare il ddl così com’è, Renzi avrà bisogno di tutto il sostegno che M5S e Sel possono dargli, visto che Lega, NCD e Forza Italia, sebbene quest’ultima più indecisa degli altri due, sono anni che da quell’orecchio proprio non ci sentono. Senza comprendere che potrebbe essere una buona occasione per fare un passo avanti, e non rimanere sempre indietro come fanalino di coda dell’Europa.

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