I nastri arcobaleno sfoggiati sul palco dell’Ariston non sono passati inosservati. Certo non era quello l’intento di chi li ha mostrati a milioni di italiani, in uno dei momenti di maggior visibilità della televisione nostrana. Noemi, Arisa, Enrico Ruggeri, i Bluvertigo, Irene Fornaciari hanno detto di più con un semplice gesto di quanto potessero dire con tante parole.
Di sicuro non è sfuggito a Maurizio Gasparri il significato di questi nastri multicolore, e non s’è lasciato sfuggire l’occasione per lanciare l’ennesima provocazione di cui non sentivamo il bisogno. La tensione tra chi lotta per le unioni civili e chi vuole tenersi stretta la famiglia tradizionale si è fatta ormai palpabile, e non c’è tema che sia più attuale di così. Si temeva che l’arrivo di Elton John potesse sollevare un polverone soffocante, che potesse ammiccare alla sua di famiglia, che non è esattamente quella tradizionale, e magari lanciare pure un appello al popolo italiano a prendere coscienza dei diritti civili che reclamano anche le coppie omosessuali, e invece hanno fatto più rumore i nostri, di cantanti. Come spesso accade, c’è da preoccuparsi di più di chi non sospettiamo.
Preoccuparsi almeno per il senatore di Forza Italia, che non molto tempo fa aveva già apostrofato Elton John con giudizi nient’affatto lusinghieri, sperando che non s’azzardasse per nessun motivo al mondo a parlare di uteri in affitto, e adesso rilancia con Nicole Kidman, altra superospite di questo Festival di Sanremo che, purtroppo per Gasparri, ha avuto anche lei un figlio con la pratica dell’utero in affitto. E intanto ha chiesto ai cantanti in gara di mostrare anche il tricolore su quello stesso palco, per omaggiare le vittime dei massacri delle foibe nella giornata istituita per il ricordo in loro onore, il 10 febbraio. Sarebbe un bel gesto, è ovvio. La memoria è sacra, e guai a chi dimentica gli errori del passato. Ma tutto questo, che c’entra?
Non che non si possano e non si devano commemorare le vittime dell’eccidio, ma l’invito di Gasparri suona quantomai come una provocazione. Come a dire che un nastro abbia più valore dell’altro. Come a dire che le vittime del passato meritino di essere ricordate più di quanto non vadano difesi i diritti di chi oggi ancora non se li vede riconosciuti. Soprattutto, si avverte la provocazione perché a parlare è proprio Gasparri. Quello che ha detto che i matrimoni gay sono contronatura, e che Elton John è uno schifo umano. In fondo, poi, i caduti e gli omosessuali, non sono sempre tutti italiani quelli di cui stiamo parlando?
Se poi così non fosse, e non ci fosse neanche l’intenzione, da parte sua, di dare il via alla polemica, allora tanto meglio. Ben vengano i nastri arcobaleno e quelli tricolore. Ricordare la nostra Storia, tutti i giorni, anche al di fuori dell’Ariston, e combattere per fare un altro passi avanti verso la civiltà, sono entrambi dei modi per emanciparci. E nel momento in cui scriviamo, Eros Ramazzotti ha esplicitamente parlato in favore delle famiglie non tradizionali, chiamiamole così, e Carlo Conti ha ricordato le vittime della strage delle foibe. Contenti tutti.