Il Pan, Palazzo delle Arti di Napoli ospita la mostra Muri di Peppe Ferraro tra i più prestigiosi artisti della Campania. L’iniziativa è stata promossa da Arterrima, contemporary house gallery di Caserta Arterrima diretta da Antonello Ricciardi in collaborazione con il Dipartimento di Lettere e Beni Culturali della Sun. La mostra è curata da Luca Palermo. Prima del vernissage la presentazione del volume dedicato all’artista e il cui titolo è “Peppe Ferraro. I Muri: memoria storica, sovrapposizioni, identità”. A presentarlo con il direttore di Arterrima, Gaia Salvatori per la Sun, il critico d’arte Enzo Battarra, l’architetto Maria Maddalena Simeone e lo storico dell’arte Luca Palermo. L’impostazione grafica del catalogo è dell’architetto Giuseppe Iannotta. Testi di Nino Daniele, Luca Palermo, Enzo Battarra, Gaia Salvatori, Maria Maddalena Simeone. Le fotografie in catalogo sono di Giovanni Izzo, sia le riproduzioni delle opere di Peppe Ferraro sia alcune libere interpretazioni dei lavori. A seguire poi il vernissage che ha visto la presenza di oltre 300 persone a testimonianza dell’affetto per questo artista che attivo già negli anni ’70 fu protagonista dell’arte nel sociale. Esperienza questa che lo ha segnato profondamente, influenzando tutto il suo lavoro successivo. Nel 1983 ha esposto a Castel dell’Ovo nell’ambito della rassegna Campania Felix e nel 1986 ha partecipato alla quadriennale di Roma. Nel 2008 poi la mostra alla Reggia di Caserta nelle sale dell’appartamento storico. Quella del Pan è dunque per Peppe Ferraro un’ulteriore tappa della sua carriera artistica. Sedici le opere in esposizione più una composizione di sessanta muretti. La mostra rimarrà aperta fino al 28 febbraio. Media partner dell’evento Ondawebtv. In esposizione i calchi ottenuti da un frammento di muro in tufo, solcato dal passaggio dei carri che trasportavano la canapa. E ancora, le tele che riprendono l’idea del muro trasposta sulla bidimensionalità della tela stessa. Non sono, dunque, semplici creazioni estetiche, quanto piuttosto stralci di memoria storica trasfigurati che, nella società liquida postulata da Bauman, si rischia sempre più spesso di perdere. Allo stesso tempo i “muri” sono per Peppe Ferraro anche un viaggio nella propria coscienza e nella propria identità. Il muro parla, racconta una storia, restituisce uno spaccato di memoria; i solchi sono vere e proprie persistenze antropologiche, segni di un comportamento umano e di un’esistenza ricca di ritualità e tradizioni. Peppe Ferraro analizza la storia, la sua storia e quella del suo territorio: lo fa, tuttavia, senza alcun tipo di nostalgia per un passato che non tornerà più; questi lavori, una sorta di ready-made di duchampiana memoria, sono semplici tracce alle quali lo spettatore attribuirà il significato che più ritiene consono. Con l’intera esposizione si intende evidenziare, oltre al valore intrinseco della produzione del maestro Ferraro, la sua consonanza con un clima culturale che, sviluppatosi nella seconda metà del novecento, è stato capace di dialogare con la produzione artistica più all’avanguardia in Europa nello stesso periodo.