Pace fatta tra Roma e Bruxelles. Si è concluso da poco l’incontro tra Matteo Renzi e il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, nella sala dei Galeoni a Palazzo Chigi, a Roma, e già si parla di disgelo.
“L’Italia e’ un grande beneficiario del piano per gli investimenti ed il primo animatore del piano. E noi, io e Matteo, vorremo fosse prolungato oltre i 3 anni”, ha spiegato, a questo proposito, Juncker.
A incrinare i rapporti tra i due politici s’erano messi di mezzo la questione dei migranti e il Patto di Stabilità e Crescita, e adesso quella incrinatura, stando alle parole di Juncker, è diventata soltanto un “maldestro malinteso da entrambe le parti”. Precedentemente alleati e reciproci sostenitori, i due non si erano scambiati parole lusinghiere negli ultimi mesi, e adesso il lussemburghese ha assicurato che l’utilizzo dei margini di flessibilità da parte dell’Italia e’ quello giusto.
«La commissione da me presieduta non e’ composta da tecnocrati o burocrati. Ma e’ composta da uomini politici, molti dei quali sono stati primi ministri. Non è a favore di un’austerity assoluta e sciocca. Non bisogna perdere di vista la necessita’ di ritrovare in Europa una crescita robusta e duratura» ha detto Juncker, che non ha invece parole di approvazione per altri paesi dell’Unione che stanno chiudendo le frontiere, a partire dall’Austria. Uno dei principali punti dell’accordo tra i due statisti riguarda proprio l’emergenza profughi, e prevede il rafforzamento delle frontiere, redistribuzione dei profughi stessi tra gli Stati membri dell’UE e una revisione del regolamento di Dublino sui rimpatri. In più, una regolamentazione del trattato di Schengen, per salvaguardare la circolazione delle merci ed evitare spostamenti di folle di migranti che i Paesi non siano in grado di gestire.
E l’Austria rischia di trascinare con sé tutta l’Europa orientale, lasciando la Grecia in grave difficoltà, come sembra voler dire anche Matteo Renzi che ricorda che l’Italia ha sempre mostrato il suo pieno impegno e ha fatto la sua parte. «Non si dice abbastanza spesso che l’Italia in questo ambito e sin dall’inizio, dal 2011, ha tenuto una condotta esemplare che potrebbe servire da modello ai Paesi che avanzano, per essere educati, con un passo esitante» ripete Juncker.
Intanto, al ministro dell’Economia Padoan spetta il compito di collaborare con il commissario per gli Affari economici Pierre Moscovici sulla nuova manovra economica del 2017. Si prevede una via di mezzo, che possa ridurre il deficit e allineare l’Italia alle normative europee evitando di tenere gli italiani con l’acqua alla gola, e pare che dall’Europa non arriverà nessuna manovra correttiva. Insomma, insieme alla nota positiva contenuta nell’ultimo rapporto Ocse sulla qualità delle riforme e il miglioramento del mercato di lavoro, sebbene la disoccupazione resti ancora molto alta, possiamo tirare un sospiro di sollievo.