Vincere il qualunquismo ed il populismo, abbattere ogni barriera sociale e classista per entrare in tematiche attuali senza ricadere nella banalità. Partendo dal fatto concreto che il “caso Vendola” ha scatenato, come se prima nessuno si rendesse conto quanto fossimo vicini a criticità siffatte, la pratica (becera, nda) dell’ “utero in affitto” fa il suo ingresso agli Academy Awards della banalità.
Al di là di ogni riflessione personale, e puramente morale, merita di essere analizzato l’aspetto più pratico della questione. In molte parti la pratica risulta controversa ma in altre detiene aspetti positivi, seppur di poco conto e di minor numero. La questione è facilmente sviscerabile: in altri paesi, come per esempio negli Usa, è possibile affidarsi alle madri surrogate in maniera totalmente legale ed una volta nato il bambino portarlo, ovviamente, in qualsiasi parte del mondo si voglia. La madre surrogata va pagata, e di certo non poco, per privarsi del figlio che porta in grembo che, ovviamente, sarà sempre e comunque suo figlio. Quello stesso figlio che la madre a tutti gli effetti alla coppia, eterosessuale od omosessuale che sia, per soldi.
E’, in sintesi, uno squallido commercio. Apoteosi del capitalismo e declino, forse inevitabile, di un sistema che ha trovato altri modi, forme subdole, per divenire concorrente ed aprire nuovi settori del mercato. In sostanza fa leva soprattutto sulla disperazione di povere donne squattrinate che vendono il proprio corpo alla scienza per ricreare in laboratorio i figli dei ricchi o dei benestanti, gli unici che potrebbero praticamente alimentare la tratta.
Vista in quest’ottica sembrerebbe assolutamente un abominio, da condannare senza pietà. Eppure senza un’analisi ferma ed oggettiva della situazione globale si rischia di ricadere in quello stesso populismo che tanto abborriamo. Innanzitutto bisogna pensa che la totale mancanza di rispetto per la donna, che viene praticamente utilizzata come un contenitore, è alla base della questione. Eppure quelle stesse donne, che sappiamo essere in difficoltà, come potrebbero vivere senza lavoro? Le risposte a queste domande sono molteplici e quella che viene in mente nell’immediato è proprio “vendere il proprio corpo” agli uomini, ed andando ad alimentare la pratica della prostituzione. Come avrete capito si salta dalla pagella alla brace. Altro punto da non sottovalutare risponde alla domanda “chi sono coloro che si rivolgono al sistema dell’utero in affitto?” Magari non sono soltanto coppie omosessuali, ma anche coppie eterosessuali che per motivi di fertilità non possono avere un bambino.
Sarebbe giusto poter dare le stesse opportunità a tutti, ed allora potremmo chiederci il perché la surrogazione sia più efficace, e più corretta, dell’adozione. La risposta non potrà mai essere universale, d’altronde sarebbe giusto dire la pratica dell’adozione nei paesi europei è molto lenta e decisamente burrascosa. La soluzione l’hanno inventata già da tempo: “comprare” bambini del terzo mondo che, per quanto possa essere nobile salvare un bimbo dalla povertà, è evidente che sia una possibilità di una classe sociale particolarmente abbiente. Anche in questo modo si alimenta un mercato parallelo, una sorta di tratta degli esseri umani.
Alla luce di quanto emerso è evidente che prima di poter vietare questo tipo di pratica si devono trovare delle soluzioni alle criticità che girano intorno e che alimentano questa pratica. Se fossero snelliti i tempi burocratici della concessione delle adozioni, se si trovasse una soluzione per ridurre il tasso di povertà nei paesi sviluppati, o in via di sviluppo, e se si garantissero diritti parificati anche alle categorie svantaggiate allora il problema non sussisterebbe.