di Tonio Dell’Olio
Come uomo prima e come abitante dell’Europa che vanta radici cristiane mi sono vergognato davanti alle immagini dei profughi respinti con la forza e con lancio di gas lacrimogeni alla frontiera tra Grecia e Macedonia. Persone che fuggono dalle bombe, dalla distruzione delle loro case e dalle persecuzioni dell’Isis/Daesh, che hanno dovuto affrontare i pericoli della traversata sicuri che, se mai ce l’avessero fatta, avrebbero ricevuto l’accoglienza che si riserva a tutte le persone in pericolo di vita, vengono trattati come i più pericolosi dei criminali. Non è giusto. Non è umano. Prima che appellarsi ai trattati e al diritto internazionali, è il nostro semplice buon senso che deve ribellarsi a questa mancanza di umanità. Eppure c’è da credere che le difficoltà che i governanti delle nazioni europee oppongono, potrebbero essere facilmente superate con la creazione di corridoi umanitari che distribuiscano in modo proporzionato bambini, uomini e donne vittime della guerra e del terrorismo. Possibile che si faccia ancora tanta fatica a mettersi nei loro panni, a immaginarsi nella loro tragedia? Possibile che la storia non insegni che anche noi europei siamo stati tante volte profughi e migranti? È in gioco sicuramente la vita di migliaia di persone ma anche il senso della nostra civiltà. E se ripenso a quanti si sono affannati nel dibattito perché le radici cristiane venissero riconosciute nella Carta d’Europa… Mi convinco ancora di più che prima e più del riconoscimento formale, avremmo dovuto vivere coerentemente il Vangelo dell’accoglienza.