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BASSOLINO ALL’AUGUSTEO: “IO COMBATTO PER VINCERE”

Il 13 febbraio scorso, Valeria Valente aveva scelto il Teatro Augusteo per incontrare l’elettorato napoletano, e quel teatro sembrava colmo. Oggi, che si riempie di nuovo per Antonio Bassolino, tocca ammetterlo, c’è tanta gente che viene da chiedersi se riuscirà a contenerla tutta. Tutti si aspettano che l’ex sindaco di Napoli che ci ha riprovato di nuovo quest’anno a riottenere la carica che fu sua dal 1993 al 2000.

Bassolino

Dapprima, una sorta di rassegna stampa, con alcuni degli articoli apparsi sui giornali in questi giorni. Grandi firme del giornalismo cartaceo e televisivo, come Gad Lerner e Michele Serra, rilette attraverso le voci degli attori Cristina Donadio e Ciro Capano. «Il partito di Renzi vuole rinascere attraverso le primarie, e l’obiettivo per ora è riuscito soltanto a Napoli. Del resto le primarie hanno bisogno dell’apparato dell’opinione pubblico, proprio quello che è mancato sia a Roma sia a Napoli», sono alcune delle affermazioni che capita di sentire a chi è presente in sala. Poi la famosa (e inventata) lettera di rinuncia alla corsa per le elezioni da parte di Valeria Valente, forse il gesto che tutti coloro che ancora credono nella politica si sarebbero aspettati da parte di chi la politica la fa. Ancora, le testimonianze e le riflessioni della scrittrice Rosaria Rizzo e del professor Massimo Galluppi, che rivivono l’esperienza di queste ultime primarie la prima attraverso gli occhi e le dichiarazioni di una allibita figlia ventunenne, e il secondo attraverso la propria partecipazione al voto.

Poi arriva la volta di Bassolino, seduto lì sul palco dall’inizio: «Ognuno deve sapere misurare sempre le parole. Le parole sono pietre. A Napoli non c’è bisogno di guerre interne, abbiamo già una grande e terribile guerra, quella della camorra, per questo le parole bisogna saperle pesare». E ricorda alcune delle sue esperienze di anni fa, affermando che «diversa è la guerra di oggi da allora, perché è piccola criminalità diffusa, e dunque servono più forze dell’ordine, poliziotti, carabinieri, più risorse alla magistratura, ma servono anche in primo luogo più maestri, scuole a tempo pieno, impianti sportivi, strutture sociali e culturali se vogliamo salvare tanti e tanti ragazzi. Altro che guerre e resoconti interni al PD che non mi riguardano e non mi interessano».

Bassolino

Ed è qui che arriva l’inevitabile, ma anche atteso riferimento alle primarie e alle immagini che ormai tutti conosciamo: «Domenica sera avevo scritto si vada avanti, subito, e mi sarei aspettato, un po’ ingenuamente, che squillasse il telefono, e mi sono illuso anche lunedì mattina che mi chiamassero da Napoli e da Roma, per dire “Grazie Antonio, hai dato un contributo alla battaglia”. E invece niente. Ma io lo capisco, è la conseguenza di tutta una campagna delle primarie, durante la quale, mentre io cercavo di combattere per portare la città oltre De Magistris, tutto era teso soltanto a fermare me, Antonio Bassolino». E se «tutti i seggi sono uguali», come egli stesso ricorda, «la ferita di San Giovanni è particolarmente grave». Si tratta di un quartiere in cui Bassolino è cresciuto, ha speso alcuni momenti fondamentali della sua vita, in cui ha investito tempo ed energie, e per questo è ancora più difficile «accettare che per un euro o per dieci euro si violenti la Costituzione il voto libero e la dignità delle persone».

«Questa vicenda va oltre Napoli. Le parole che prima avete ascoltato sono quelle della migliore stampa nazionale. Questa non è una questione gomorraica, è una grande questione democratica. Ci hanno risposto con i cavilli, con sentenze preconfezionate tra Roma e Napoli. Sordi, di una sordità politica impressionante. Tutta l’opinione pubblica italiana è colpita, scandalizzata, indignata, e tutta l’opinione pubblica deve continuare a chiedere una cosa sola, semplice e chiara che si cancelli questa vergogna, questa offesa alla dignità di 30mila persona».

Bassolino

«Ora tutti si chiedono cosa farò Antonio Bassolino. La mia risposta è semplice, è la stessa dei mesi scorsi, e si è visto che avevo intuito che si poteva fare. Abbiamo vinto moralmente e politicamente, e se si dice la verità su quei seggi, anche numericamente. Questo io voglio fare, ascoltare la città come ho fatto in questi mesi, e se c’è ancora a sinistra e nel PD di cui sono uno dei fondatori, un sussulto di serietà, di onestà e di verità. Non sono in campo per far perdere il PD o perdere io. Io combatto per vincere».

«Attendo fiducioso l’esito del nuovo ricorso, insieme a voi e a quell’Italia che avete appena ascoltato, nelle parole di giornalisti, intellettuali e uomini autentici. Perché le primarie vivano e si rafforzino, e rafforzino la democrazia italiana, ci sono tre condizioni irrinunciabili: trasparenza, trasparenza e trasparenza. Mi aspetto che venga resa giustizia alla domanda di trasparenza che sale da tutta Italia».

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