Domenica 17 aprile tutti i cittadini aventi diritto di voto saranno chiamati alle urne per il referendum sulle trivellazioni in mare entro le 12 miglia dalla costa. La storia di questo referendum ebbe inizio nell’estate del 2015, quando “Possibile”, il movimento fondato da Giuseppe Civati, appena uscito dal PD, promosse otto referendum, fra cui quelli riguardanti il tema delle trivellazioni vicino alla costa, ma non riuscì a raccogliere le 500mila firme necessarie per chiedere una consultazione popolare.
Il 17 aprile, dalle 7 alle 23, si voterà quindi per un unico quesito (con una sola scheda) e questa è in sostanza la domanda che gli elettori si troveranno sulla scheda: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”. Il quesito riguarda solo la durata delle trivellazioni già in atto entro le 12 miglia dalla costa, e non riguarda le attività petrolifere sulla terraferma, né quelle in mare che si trovano a una distanza superiore alle 12 miglia dalla costa (22,2 chilometri).
La portata del referendum è quindi limitata, ma il suo valore è fortemente simbolico. Se vincesse il Sì, arriverebbe un segnale forte per rivedere la politica energetica del Paese (è quello che si propongono i promotori) oltre a porre un limite alle trivellazioni. Se vincono il No o l’astensione nulla viene messo in discussione e tutto resta come prima.
Il comitato per il Sì ha visto aderire alla campagna per fermare le concessioni alle trivellazioni moltissime associazioni come Greenpeace e Legambiente, ma anche Fiom, WWF, Libera e Slow Food e anche Confesercenti.
A livello politico si sono schierati per il Sì la minoranza del PD – con in testa alcuni Presidenti delle Regioni che hanno promosso il referendum, come il pugliese Emiliano – il Movimento 5 Stelle, Sel e Sinistra Italiana, Possibile, la Lega Nord.
La maggioranza del PD che fa capo a Renzi si è schierata in parte per il No e in parte invita a non partecipare al voto e quindi invalidare l’esito del referendum. In Romagna anche il PRI spinge per il boicottaggio del voto.
Forza Italia non ha espresso indicazioni di voto ufficialmente né per il Sì né per il No e quindi pare lasciare libertà di giudizio ai propri elettori. Abbiamo sentito al riguardo il parere di Maurizio Petracca consigliere regionale Udc presidente ottava commissione.
1. Il 17 aprile o cittadini saranno chiamati a votare sul referendum per le trivelle promosso da 9 consigli regionali. Qual è la sua posizione?
Ogni possibilità di espressione del proprio pensiero e di partecipazione democratica va salutata con favore. Il referendum è, in generale, un istituto fondamentale per il nostro sistema istituzionale. Nella storia repubblicana, infatti, è stato lo strumento grazie sono state introdotte novità sociali e politiche di assoluto rilievo. Questa è la premessa per dire che l’appuntamento elettorale del 17 aprile è importante. La sua portata non va sottovalutata. Ovviamente andrò a votare e voterò contro la possibilità di prolungare le trivellazioni in acque territoriali italiane entro le dodici miglia oltre la naturale scadenza delle concessioni in atto. Dunque, voterò sì al quesito referendario. Un voto che ha un valore sostanziale oltre che simbolico. Un voto che in qualche modo esprimerò anche per quei quesiti referendari considerati non ammissibili e che avrebbero riguardato maggiormente il nostro territorio, un voto che, ovviamente, avrei indirizzato a tutela dell’Irpinia».
2. Il quesito chiede che vengano fermate le estrazioni entro le 12 miglia nautiche . Per l’Irpinia in particolare cosa rappresenta?
«Naturalmente il referendum del 17 aprile, come dicevo, non riguarda direttamente il territorio provinciale irpino. L’unico quesito referendario ritenuto ammissibile, infatti, si riferisce alle trivellazioni di tipo marino, ma non per questo non bisogna esprimere la propria posizione. Una partecipazione significativa al referendum sarà la rappresentazione più nitida di quello che è il sentimento nazionale in riferimento ad una questione così discussa come quella delle trivellazioni. L’Irpinia è comunque interessata da questa vicenda. Ovviamente, a livello politico ed istituzionale, bisognerà lavorare perché vengano mantenute o create tutte le condizioni per la più vasta tutela possibile delle nostre specificità territoriali».
3. Lei è un giovane politico con esperienza maturata accanto a un big della politica come De Mita. Cosa è la politica oggi?
«Oggi la politica è molto diversa da quella degli anni scorsi. Viviamo in una società profondamente diversa. E la capacità di analisi viene spesso schiacciata dallo slogan a tutti i costi, dalla velocità comunicativa che molto spesso tradisce l’assenza di idee. Nonostante questo, credo ci sia ancora la possibilità di interpretare la politica come quell’attività necessaria per dare risposte alle esigenze delle persone. E, nel mio piccolo, è quello che provo a fare ogni giorno».