La rabbia incontenibile, le mani sul petto dell’arbitro Irrati, le lacrime. L’immagine della resa scudetto del Napoli è tutta racchiusa nello scatto d’ira del suo leader, Gonzalo Higuain, ad un quarto d’ora dalla fine della gara del “Friuli”. Un’espulsione figlia del nervosismo latente delle ultime settimane, della snervante, ma effimera, rincorsa alla Juventus, della sensazione di lottare contro il mulini a vento. Perché, con il senno di poi, pensare di poter lottare contro una squadra reduce da 20 vittorie nelle ultime 21 partite, appare davvero una mission impossibile.
L’aveva detto Maurizio Sarri alla vigilia: “È la sesta volta che giochiamo dopo la Juve, con il macigno sulla testa di una loro vittoria”. E, alla fine, il macigno ha finito per schiacciare il Napoli: inevitabile per una squadra non abituata a lottare per certi obbiettivi e costretta sempre a vincere non tanto per raggiungere gli avversari, quanto per tenere perlomeno aperto il campionato. Dopo lo scontro diretto perso a Torino, che aveva portato i bianconeri in testa, gli azzurri sono stati pian piano logorati: dal calendario e dallo schiacciasassi di Allegri. Cinque punti persi in sei partite e addio ai sogni di gloria.
Il brutto, però, se possibile, è che il difficile, per il Napoli, viene adesso: il contraccolpo psicologico della fine del sogno (unito alla prevedibile squalifica di almeno due giornate di Higuain) può costare caro. Nelle prossime quattro giornate, la squadra di Sarri affronterà in trasferta prima l’Inter e, poi, la Roma. I giallorossi sono già a -4 ed i partenopei dovranno affrontare sia i giallorossi che i nerazzurri in trasferta. Ma l’immagine di Higuain che lascia in lacrime il “Friuli”, trattenuto a stento dai compagni, non fa certo ben sperare.
fonte Gazzetta.it