La posizione del Partito Democratico in Sardegna sul tema energetico è molto più avanzata del quesito referendario e va decisamente oltre le ragioni del “si” o del “no” , in favore di una scelta nettissima verso la sostenibilità ambientale e le energie alternative. Una scelta fatta già da tempo e scritta nero su bianco sul documento “Sardegna Carbon Free 2040”.
In apertura di seduta durante la Direzione regionale PD dedicata al Referendum del 17 aprile, il Segretario PD Renato Soru ha voluto innanzitutto richiamare il documento, votato dalla stessa Direzione lo scorso giugno, nel quale si traccia il percorso verso l’affrancamento dalle energie combustibili fossili con un decennio di anticipo rispetto al traguardo indicato dall’UE. Un richiamo necessario, secondo il Segretario, per «ricordare chi siamo e come la pensiamo. Non vi devono essere dubbi sul nostro atteggiamento nei confronti dell’ambiente: la Sardegna cerca un destino carbon free».
«Il tema non è trivelle si o trivelle no», ha spiegato Soru. «Il tema è se siamo a favore di uno sbocco ambientale in un periodo non troppo lontano in cui mettiamo al bando un certo modo di fare energia. Per intenderci, noi siamo per l’affrancamento dalle trivelle sia in mare che sulla terraferma».
Ma un conto è essere per una scelta di campo coerente e rigorosa nei confronti dell’ambiente, un altro conto è impegnare gli italiani e i sardi in una discussione residuale rispetto alla complessità della materia e alle strategie concretamente perseguibili di sostenibilità energetica: «Dentro l’obbiettivo del traguardo carbon free – ha ricordato Soru- non è esclusa la presenza di una quota transitoria di fossili. Né è pensabile l’idea di coprire tutto il fabbisogno residuale di gas nei prossimi 20 anni con l’acquisto di stock esteri, magari dai nostri vicini algerini. Staremmo soltanto spostando il problema, in maniera ipocrita e senza peraltro nessuna garanzia sul piano della sicurezza e del monitoraggio delle estrazioni”. Per Soru «è evidente che certi argomenti vanno affrontati dentro una negoziazione europea e internazionale».
A livello nazionale, davanti a un tema tanto complesso le Regioni «avrebbero dovuto trovare una mediazione col Governo in un’ottica di leale collaborazione. Perchè è evidente che siamo per il SI se pensiamo alle rinnovabili, ma siamo per il NO se in futuro saremo condizionati all’acquisto di idrocarburi dall’estero, in quantità eguali o superiori a quelle estratte in Italia e senza le garanzie e i controlli attualmente vigenti nel nostro paese».
«Questo referendum è doppiamente inutile per la Sardegna, dove non ci sono piattaforme marine per l’estrazione di petrolio e gas e perché non dice nulla sulle trivellazioni in terraferma che il PD ha già bocciato», ha sottolineato il Segretario prima di ufficializzare la linea della libertà di coscienza sul voto del 17 aprile.
Per il Segretario PD lo strumento utilizzato non è quello più adatto a rappresentare la complessità delle politiche ambientali e di come definire un periodo di transizione dalle politiche energetiche tradizionali a quelle più avanzate: «Questo quesito è talmente mal posto che ci sta il si e ci stà il no e ci stà anche se non si va a votare: La non partecipazione è una scelta legittima che ha già fatto parte delle decisioni dei partiti storici ed è stata recentemente sposata da illustri studiosi come Zagrebelsky e Rodotà».
@fonte: pdsardegna.it