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GUIDE MIGRANTI, “POLLINIZZATORI CULTURALI” NELLE NOSTRE CITTA’. CONFRONTO A NAPOLI TRA SCRITTORI, BLOGGER E REGISTI SU TRASFORMAZIONI URBANE ED INTERAZIONI SOCIALI

“Piazza Garibaldi è magica, il mondo in un pugno. Io ci vengo a comprare capelli falsi, non quelli veri che solo i ricchi possono permettersi, perché una donna africana coi capelli disfatti, che razza di donna è?”. E’ la giovane blogger di origini ghanesi Djarah Akan, nata a Castel Volturno, di seconda generazione con “con l’accento napoletano radicato nel palato”, ad accogliere scrittori, vidomaker, poeti e guide migranti radunate per la prima volta ieri a Napoli, nel Complesso di San Domenico Maggiore, per la rassegna culturale “Racconti dalla città-mondo”, organizzata dalla cooperativa di mediatori culturali Casba, con il contributo del Comune di Napoli (assessorato Cooperazione decentrata), della Fondazione Banco di Napoli, Migrantour Intercultural Urban Routes e AMM Archivio delle Memorie Migranti.

Un viaggio dentro le città con gli occhi dei cittadini di origine straniera. Un dialogo a più voci per condividere una riflessione sulle trasformazioni urbane e sul valore delle migrazioni come hanno spiegato Laura Fusca e Johame Solis della cooperativa Casba. “In ogni città in cui vado cerco il mare, un fiume o un corso d’acqua per lanciare sette sassolini come facevo quando ero piccolo ad Algeri per ingraziarmelo” racconta lo scrittore di origini algerine Tahar Lamri che oggi vive a Ravenna. “E quando la sera tornavamo a casa, le nostre madri ci leccavano per sentire se avevamo addosso il sapore del sale e scoprire, così, se ci eravamo esposti al pericolo del mare oppure no”. Il legame con l’acqua è molto presente anche nel racconto della poetessa italo-somala Cristina Ali Farah che nel suo ultimo libro “Il comandante del fiume” (editore 662) narra di un giovane somalo e delle sue difficoltà di crescere a Roma. “Nelle città di arrivo, ognuno di noi, cerca i luoghi per disegnare la propria mappa affettiva”.

Il rapporto tra città di origine e città di arrivo è molto presente anche nelle altre testimonianze delle guide interculturali Migrantour, “pollinizzatori culturali” come li ha definiti Tahar Lamri, Sara Bent Fathi Jedidi (Torino, paese di origine Tunisia), Chitra Aluthwatta (Napoli, paese di origine Sri Lanka), Emma Herrada (Milano, paese di origine Bolivia), Doris Mayela Barragàn Zambrano (Genova, paese di origine Venezuela), Zakaria Babaoui (Firenze, paese di origine Algeria), Mohamed Lamine (Parigi, paese di origine Senegal), Adelson Hugo Pequeno Pereira (Lisbona, paese di origine Brasile), Marta Malgorzata (Roma, paese di origine Polonia). “A Firenze non c’è il mare, manca il sale, ma dalla collina la città mi ricorda Algeri” dice Zakaria che studia Ingegneria meccanica e fa la guida alla scoperta dei quartieri multiculturali per i residenti nel tempo libero. E poi ci sono i mercati, luoghi di incontro e ritrovo prima ancora che banchi di vendita. Porta Palazzo a Torino, come racconta Sara, infanzia trascorsa nella bancarella di famiglia, o Piazza Vittorio a Roma come dice Marta che lì ritrova i crauti fermentati, “vitamica C nell’inverno polacco”, ma prima ancora sguardi amici. Dal rumore del mercato al silenzio. Lo cerca ovunque nella caotica Napoli, Chitra, mediatrice culturale che segue le donne straniere durante la gravidanza e le sostiene nel difficile momento del parto. “Perché la gente qui urla? – chiedevo al mio futuro marito appena giunta a Napoli – pensavo fosse successo qualcosa, invece era la quotidianità. E così io, buddista, cerco il silenzio a Santa Chiara, in una chiesa cattolica! Ma questa è Napoli e a Napoli succede questo”.

Nella serata di ieri, c’è stata la proiezione del documentario Asmarina, un album della memoria che ricuce le storie della comunità eritrea ed etiope di Milano. Con gli autori, la regista e fotografa Medhin Paolos e il regista Alan Maglio.

Nella mattinata di giovedì, invece, con partenza dall’Archivio Storico del Banco di Napoli (via dei Tribunali 213), si è tenuta la passeggiata Migrantour, dal mercato senegalese con i suoi prodotti tipici, dalle moschee del quartiere Mercato alle pietre importate dall’India e le bigiotterie della Cina di Porta Nolana, dai primi fast food magrebini arrivati in città alle pasticcerie arabe.

 

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