Quando arriva l’1 maggio, siamo tutti in fibrillazione per vedere chi salirà sul palco del Concertone. Quasi ci dimentichiamo che quell’evento lì è fatto, anche e soprattutto, per ricordarci cosa si festeggia in quel giorno. Sembra assurdo, ma tant’è. Lo spettacolo in primo piano.
Contro il tradizionale concerto che dal 1990 ospita la città di Roma, a Taranto si è tenuto l’altro concerto, anche questo un appuntamento fisso da qualche anno a questa parte: da una parte CGIL, CISL e UIL, e dall’altra il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi. Max Gazzé, i Tiromancino e Gianluca Grignani contro Niccolò Fabi, i Litfiba e Daniele Silvestri.
Se c’è una cosa che, quest’anno, ha unito i due concerti e le due città, è stato il ricordo di Giulio Regeni. A Roma si inizia così, con Luca Barbarossa che legge un messaggio dei genitori, poche righe ma di quelle efficaci; poi il saluto arriva anche da Taranto, con la folla che grida “Giulio uno di noi”.
In Puglia arriva anche Giusi Nicolini, il sindaco di Lampedusa, che tra l’umiltà di chi non vuole essere percepito come eroe e l’imbarazzo di parlare di fronte ad una folla tanto grande, si lascia andare a dichiarazioni come: «I morti stanno aumentando. Ma che Europa e’ quella che stringe accordi con la Turchia per il respingimento dei migranti oppure permette all’Austria di chiudere il Brennero?» e «Come a Taranto ci si indigna per i morti di cancro a causa dell’inquinamento, così a Lampedusa ci si continua a indignare per quanti, uomini, donne, bambini, perdono la vita nelle traversate in mare».
Poco prima che partisse la musica e i cantanti cominciassero ad alternarsi sul palco, nel salotto di Lucia Annunziata c’era Elsa Fornero in qualità di ospite, che ha criticato quella logica secondo la quale per dare lavoro a uno bisogna mandare in pensione un altro: «Tutti gli atti dell’Europa di successo, cioè le storie di lavoro che sono relativamente positive pure in anni di crisi, dicono che laddove è più alto il tasso di occupazione tra lavoratori anziani fino a 64-65 anni è più alta anche l’occupazione tra i giovani. Noi ragioniamo sempre in termini di sostituzione e questa è un’idea che è sempre stata legata anche alle donne. Le donne hanno sempre avuto una posizione di serie B perché la posizione era “chi deve lavorare in famiglia è l’uomo, la donna lavora se c’è la possibilità ed è un lavoro integrativo”».
A Genova, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo hanno guidato la protesta dei rispettivi sindacati, per urlare forte e chiaro al governo che la vera emergenza è il lavoro, di cui deve occuparsi prima di qualunque altra cosa. Misure fiscali per il lavoro, giovani disoccupati, pensioni, precari, incidenti sul posto di lavoro, sono questi i temi e le parole chiave che affollano i discorsi dei segretari: «Si dà valore al lavoro riprendendo una seria, efficace e intransigente lotta a tutte le forme di insicurezza. I dati che l’Inail ha distribuito ieri dicono come la crisi abbia fatto tornare un tema drammatico come quello delle morti sul lavoro e degli infortuni», sono state le parole della Camusso.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è pronunciato in un discorso a tema, in cui ha accennato, tra le altre cose, ai segnali di ripresa che si sono visti già dallo scorso anno e alla necessità di proseguire lungo questa strada, anche venendo incontro alle imprese, e assicurando un lavoro a chi non ne ha: «La Festa del Lavoro è davvero tale se assume il diritto al lavoro come bandiera, se pone al centro chi oggi vive le difficoltà della precarietà, della disoccupazione, della povertà che ne è conseguenza e, talvolta, al tempo stesso, causa. Il lavoro è essenziale per integrarsi pienamente nella società, per vivere a testa alta nella propria comunità. Non è modernità quella che immagina lo sviluppo come inevitabile creazione di fasce di emarginati, di territori di esclusi, di aree di dimenticati. Guardando al nostro Paese, dobbiamo dire con forza che non è accettabile che ai margini del mondo del lavoro resti ampia parte della generazione più giovane».
Critico Matteo Salvini, che dal suo profilo FB lancia urla di disapprovazione per Elsa Fornero, senza peraltro ribattere i contenuti del discorso, ma limitandosi al solito, generico invito ad andarsene a casa, e fa sapere che non ci sta alla presenza di Matteo Renzi all’Arena di Giletti, su RaiUno, né tanto meno a quella di Mattarella da qualunque altra parte.