Tonino Scala ha iniziato da giovanissimo ad occuparsi di politica, partendo dalla città in cui vive, Castellammare di Stabia, fino ad arrivare in Consiglio regionale nel 2005. Oggi, a poco più di quarant’anni, è il coordinatore regionale di SEL in Campania. Abbiamo parlato con lui delle prossime elezioni comunali, del sindaco partenopeo de Magistris e dell’attuale situazione della sinistra a livello regionale e nazionale.
Partiamo dalle comunali del 5 giugno. Come mai SEL/SI ha deciso di appoggiare de Magistris?
«Innanzitutto per una questione di continuità, e poi per costruire un’alternativa a questo modo di fare politica, che non è solo ed esclusivamente l’alternativa a Renzi, ma è l’alternativa al partito della nazione, a chi pensa di stare insieme giusto per vincere, e governare con le proposte programamtiche più disparate: da un lato unioni civili farlocche e dall’altro modifiche della Costituzione che fanno venire i brividi a gente che viene da Alleanza Nazionale. È questo che noi proviamo a costruire e lo facciamo partendo da una città come Napoli, che è una città ricca di contraddizioni, dove però si è riusciti a mettere in campo un progetto politico che mette al centro una cosa che ormai è diventata minoranza nel paese, che è la questione morale. Che non è soltanto una questione di legalità, ma riguarda una cosa più ampia. Noi pensiamo che governare un paese non sia l’occupazione sistematica degli spazi pubblici da parte dei partiti politici. Questo valeva negli anni Ottanta e vale ancora oggi».
Se non ci fosse stato de Magistris, crede sarebbe stata possibile un’alleanza col PD? Quanto sono distanti le vostre posizioni?
«Per come stanno andando le cose, non solo a Napoli ma in tutto il paese, noi oggi rappresentiamo un partito alternativo al PD, che evidentemente ha in testa un altro Paese, un’altra società, è un partito che nonostante quel che sta accadendo – e parlo delle vicende giudiziarie – non prende posizione, e si iniziano a sentire delle cose che avevamo già sentito in altri tempi, nel ventennio berlusconiano. È un partito che calpesta la democrazia chiedendo ai cittadini di non andare al voto. A Napoli, che non è soltanto il capoluogo campano, ma è anche la capitale del Mezzogiorno, è la capitale del Mediterraneo, non c’erano le condizioni per potersi sedere ad un tavolo con questo PD».
Come giudica il fatto che, nelle ultime due visite di Renzi a Napoli, lui e de Magistris non si sono neppure incontrati?
«Renzi non ha una concezione delle istituzioni. Gestisce il governo come se fosse cosa propria. Ha provato in tutti i modi ad esautorare non de Magistris, ma il sindaco di Napoli. Il fatto poi di aver utilizzato la cabina di regia e la prefettura come comitato elettorale per Valeria Valente con quel siparietto che li ha visti insieme a De Luca, è un’offesa non a de Magistris, ma alla democrazia. In altri tempi, con Rastrelli oresidente della Regione e Prodi presidente del Consiglio, le istituzioni ragionavano insieme e si siedevano intorno ad un tavolo. Queste sono cose che Renzi non conosce. Pensa che il paese si governi con un tweet».
Una delle critiche viene mossa a quest’amministrazione è quella di aver fallito nelle periferie. Forse si poteva fare di più?
«In una città come Napoli è sempre possibile fare di più, perché Napoli è una città anormale. Anche per quanto riguarda le periferie, certamente si poteva e faremo senz’altro di più, ma ritengo che il governo de Magistris sia stato positivo per la città nel suo complesso».
In che senso Napoli è una città anormale?
«È una città che purtroppo non è stata amministrata per cinquant’anni. Se si eredita una città con un ufficio tecnico allo sbando, che non riesce a fare per anni la ricognizione del patrimonio, che non riesce a gestire l’ordinario, poi vogliamo che in cinque anni de Magistris risolva i problemi che vengono dall’Unità d’Italia? Anche quando si governa bene, possono esserci dei limiti. Noi non dobbiamo dimenticarci cosa sono stati i cinque anni precedenti, con un sindaco come la Iervolino e una maggioranza che, soprattutto nell’ultima fase, era più intenta a risolvere i problemi giudiziari che riguardavano funzionari, dirigenti e assessori che non la gestione del territorio. De Magistris è riuscito a portare legalità, e questa non è cosa da poco».