di Samuele Ciambriello
Si è tenuta oggi, presso la Casa Circondariale di Poggioreale, la “Festa annuale del Corpo della Polizia Penitenziaria” che ha coinvolto gli istituti penitenziari della città di Napoli ( Poggioreale, Secondigliano).
« La festa, rappresenta come sempre un momento di celebrazione e insieme un’occasione per tributare un riconoscimento voluto e sentito a donne e uomini che svolgono un servizio all’interno del sistema giustizia, ma è anche, inevitabilmente un momento di bilanci». Così Antonio Fullone, Direttore del Carcere di Poggioreale, nel suo saluto all’autorità presenti ( Vicesindaco di Napoli, Raffaele Del Giudice, Tommaso Contestabile, Provveditore Regionale, Liberato Guerriero, Direttore del Carcere di Secondigliano, magistrati, forze di polizia, garante dei detenuti, cappellani, e volontari che operano nella casa circondariale di Poggioreale). Così continua il Direttore Fullone :«Il tempo penitenziario che viviamo continua ad essere un tempo contraddistinto da profondi cambiamenti culturali e normativi. Gli adeguamenti che sono conseguiti alla ormai nota sentenza Torreggiani, stimolo ed occasione verso il cambiamento più che sua ragione. La polizia penitenziaria locale è stata in prima linea in questi cambiamenti, consentendo, tra l’altro, tempi maggiori di apertura delle stanze di pernottamento, maggiore abilità nella fruizione dei colloqui, la forte crescita di sempre più numerose attività»
Una manifestazione, questa, che si propone come momento di riflessione sulla quotidiana ed incessante fatica degli appartenenti alla Polizia Penitenziaria che, operano silenziosamente in difesa della Società, ma anche come occasione di memoria, ricordando i tanti uomini che in nome di una “missione” hanno sacrificato la loro vita nell’espletamento del servizio.
«Voglio porgere il mio sentito grazie al personale in servizio per l’alta professionalità e l’elevato senso del dovere dimostrato nell’assolvimento dei propri compiti istituzionali nonostante le croniche difficoltà dovute alla carenza di un organico e al sovraffollamento della popolazione detenuta». Con queste parole, il Comandante di Reparto di Polizia Penitenziaria, il Commissario Capo Gaetano Diglio, apre il suo intervento, evidenziando criticità strutturali e disfunzioni che rendono questo lavoro ancora più duro. «Ma il nostro personale –continua- è preparato a tutto».
Nell’anno 2015 e nei primi mesi del 2016, le attività dei due istituti di Napoli, sono state molteplici: 5 arresti in flagranza di reato; 37 sequestri di corpo di reato; 12 perquisizioni suoi luoghi e a persone; 62 perquisizioni straordinarie Istituto,3855 traduzioni effettuate, 972 piantonamenti in luoghi esterni di cura, 4241 notifiche a soggetti sottoposti a misure alternative o cautelari. Sono solo alcuni dati, resi noti dal Commissario Gaetano Diglio, che puntualizza: « Vorrei però, che andaste al di là degli ingenti e freddi numeri della statistica e consideraste anche il cosiddetto “lavoro oscuro”, ovvero quello che non è visibile all’esterno, che non si percepisce al di fuori degli istituti, quello che non risulta, tutto quello che è stato evitato o scongiurato solo grazie all’intervento del nostro personale che ha vigilato, ha ascoltato ed è intervenuto prontamente a salvaguardia della vita e delle persone detenute».
La polizia penitenziaria, dunque, protagonista fondamentale, se possiamo azzardarci, di una sorta di cambiamento delle carceri italiane, che approva e consolida un processo di “presa in carico” di quei tanti che, sono rimasti fuori da altri tipi di interventi sociali o sanitari, svolgendo una funzione basilare indispensabile. Il carcere deve deve rieducare con umanità. Cosi il direttore Antonio Fullone:” Lavorare con un’umanità sofferente, ma anche difficile, a volta anche aggressiva, significa avere la consapevolezza che una persona non si identifica solo con una categoria e che, al di là delle stesse, esistono le singole persone. In questo difficile contesto, sono convinto che la Polizia Penitenziaria continuerà a dare prova di forza d’animo, capacità professionale e dedizione al dovere. “
In questo profondo rinnovamento della detenzione, equilibrio tra sicurezza e rieducazione,il compito della polizia penitenzia non è un leitmotiv di circostanza ,ma è una loro vocazione: “ De spondere spem munus nostrum.”