A cura di Valentina Ventriglia e Maddalena De Rosa
L’Associazione “La Mansarda” presieduta dal Samuele Ciambriello, promotore, da diversi anni, di eventi e progetti, ultimi “La lettura libera” e “I colori della libertà”, realizzati all’interno della Casa Circondariale a Napoli, Poggioreale, conclude il ciclo di “Film Therapy”, che ha preso il via a Maggio 2016.
Sono stati coinvolti 20 detenuti provenienti dal padiglione Livorno, che ogni venerdì hanno partecipato attivamente alla visione del film e al confronto e dibattito finale grazie anche all’adozione di un nuovo strumento di riflessione che ha consentito agli stessi di esprimere liberamente, in forma anonima, osservazioni e considerazioni relativi ai vissuti emozionali percepiti durante la proiezione. I benefici riscontrati nel Film Therapy sono legati all’identificazione di valori veicolati dalle proiezioni nonché la comunicazione di gruppo che induce al cambiamento partecipato, alla trasmissione di valori positivi tra i destinatari alla luce di esempi comportamentali comunicati.
I film scelti sono per la maggior parte noti e sono stati classificati per tematiche: libertà e amore, amicizia e disabilità, consumismo e valori etici, istruzione ed educazione, devianza e prospettive future. Il primo film proposto è stato “Il professor Cenerentolo” che racconta la storia di Umberto che per evitare il fallimento della sua ditta di costruzioni ha tentato insieme ad un dipendente un colpo in banca che gli ha fruttato quattro anni di carcere. Umberto è a fine pena e lavora di giorno nella biblioteca del paese. Una sera, in carcere, durante un dibattito aperto al pubblico, conosce Morgana, una donna affascinante e un po’ folle. Morgana crede che lui lavori nel carcere e che non sia un detenuto. Umberto, approfittando dell’equivoco, inizia a frequentarla durante l’orario di lavoro in biblioteca. Ma ogni giorno entro la mezzanotte, proprio come Cenerentola, deve rientrare di corsa nella struttura per evitare che il direttore del carcere scopra il tutto e gli revochi il permesso di lavoro in esterno. Le riflessioni emerse durante il dibattito hanno riguardato la difficoltà di re-inserimento sociale e lavorativo una volta varcata la soglia della libertà e quanto la vita carceraria sia da ostacolo al rapporto genitori figli.
Il venerdì successivo “Quasi amici” ha colto l’attenzione dei detenuti. Il film è ispirato ad una storia vera e racconta l’incontro tra due mondi apparentemente lontani. Dopo un incidente di parapendio che lo ha reso paraplegico, il ricco aristocratico Philippe assume Driss, ragazzo di periferia appena uscito dalla prigione, come badante personale. Il gruppo si è immedesimato in Driss in quanto emotivamente vicini al personaggio e alla sua forza di volontà nell’assistere persone segnate dalla vita manifestando un notevole potenziale empatico.
Il 3 giugno è stata la volta del film “Si accettano miracoli” che racconta di Fulvio, vicecapo del personale in una grande azienda, licenzia senza rimorsi fino a che non è lui stesso ad essere licenziato e, dopo essere finito in carcere per aver picchiato il proprio superiore, viene affidato al fratello, da anni parroco del paese in cui sono cresciuti. Fulvio decide di aiutare la chiesa locale in crisi di fondi inventandosi un miracolo: fa credere a tutti che la statua del santo piange. Accorrono così turisti e pellegrini riempiendo le tasche degli esercizi locali fino a che il Vaticano non decide di mandare qualcuno a certificare l’evento, momento in cui Fulvio dovrà confessare la truffa e tutto il paese si armerà per convincere gli inviati della Santa Sede della veridicità del miracolo inventato. I detenuti dopo un momento di svago e di ironia dovuto alla comicità dell’attore protagonista A. Siani, sono riusciti a cogliere ed argomentare il divario tra il consumismo che regna nell’epoca attuale e l’importanza di ritornare ai valori di un tempo che purtroppo la tecnologia odierna ha declassato.
Inoltre è stata manifestata la rilevanza dei rapporti con i cappellani in quanto il sostegno religioso da forza per affrontare i periodi difficili. Il prossimo film da proporre sarà “Non è mai troppo tardi” che racconta di Alberto Manzi che decide di fare il maestro. Ma per lui, aspirante maestro senza raccomandazioni non ci sono cattedre disponibili. Tranne una, quella che non vuole nessuno, nel carcere minorile di Roma “Aristide Gabelli”. Giorno dopo giorno Alberto sfida l’ostilità dei suoi alunni e la rassegnazione del direttore del carcere. Al Gabelli Manzi insegna loro a leggere e a scrivere. Li convince a stamparsi un loro giornalino, si conquista la stima del direttore e strappa il suo consenso per portarseli in gita a Ostia. Sono lezioni di alfabeto ma soprattutto di fiducia, verso se stessi e verso la vita.
Il progetto terminerà il giorno 27 giugno con la proiezione del film-documentario “Largo baracche” e con la straordinaria partecipazione del regista Gaetano Di Vaio e di uno degli attori protagonisti Carmine Monaco, noto come “O’ Track” in Gomorra, con i quali i detenuti avranno la possibilità di confrontarsi sulle tematiche del film-documentario e sui percorsi di vita intrapresi precedentemente alla reclusione. Il pomeriggio si concluderà con un rinfresco organizzato dalle volontarie dell’associazione “La Mansarda”.
Il successo e i benefici di film Therapy hanno indotto il presidente Samuele Ciambriello a proporre lo stesso progetto e la stessa modalità di intervento anche nella Casa Circondariale di Secondigliano.