L’esito del referendum nel Regno Unito non era scontato. Fino all’alba del 24 giugno i favorevoli e i contrari all’uscita dall’Unione Europea erano testa a testa. Alla fine hanno prevalso coloro che erano favorevoli alla Brexit. Una consultazione referendaria voluta dai conservatori del Primo Ministro David Cameron. Il Premier ora deve fronteggiare la crisi politica che ha investito il suo Governo. Cameron voleva consolidare la sua leadership ed è finito nel tritacarne del voto popolare dei britannici, i quali sono sempre stati euroscettici, nonostante i vantaggi che i sudditi di Elisabetta II hanno ricevuto dal 1975.
A mio avviso, però, bisognerebbe concentrarsi sul rapporto che la Gran Bretagna ha con l’Europa continentale. Un rapporto speciale, fatto di deroghe per adeguare la partecipazione dei britannici al processo di unità del Vecchio Continente, anche in virtù del fatto che inglesi ed europei hanno sistemi abbastanza diversi.
Innanzitutto il diritto. La Gran Bretagna adotta un sistema giuridico chiamato common law, cioè basato sulla consuetudine con cui i giudici applicano la prassi giuridica nel tempo. Il sistema del diritto europeo continentale, invece, si basa sul civil law, cioè su codici e leggi scritte prodotti dai Parlamenti nazionali a cui i giudici devono attenersi, ovviamente lasciando un certo spazio all’interpretazione degli operatori del diritto. Tutto ciò ha portato a numerosi adeguamenti da parte del sistema UE e del sistema britannico per consentire la piena applicabilità del diritto comunitario nel Regno Unito.
L’Inghilterra è stata solamente una volta fortemente legata al destino politico europeo: all’epoca dell’Impero romano. Poi, la storia ci insegna che gli inglesi sono stati sempre interessati più al predominio dei mari, piuttosto che invischiarsi nelle lotte di supremazia continentale che, invece, hanno coinvolto francesi, tedeschi e spagnoli. Infatti, le guerre napoleoniche vedevano la partecipazione britannica per limitare la capacità della Marina di Bonaparte. Non dissimile furono le intenzioni politiche contro l’Impero tedesco, nella Prima Guerra Mondiale e contro Hitler nella Seconda. I tedeschi, infatti, costituivano un pericolo per la Royal Navy con le scorribande dei temibili sottomarini U-Boot.
Altro punto, secondo me, è che il Regno Unito è a capo di una organizzazione il Commonwealth, che raccoglie gran parte degli stati che un tempo fecero parte dell’Impero britannico. Il Commonwealth opera per migliorare le relazioni tra questi stati e soprattutto favorirne la crescita di scambi commerciali. Tale condizione di membro del Unione europea e del Commonwealth ha fatto sì che gli inglesi fossero i leader nel mondo della finanza europea e mondiale. Una leadership che però è stata limitata dalle regole europee e dai controlli della Banca centrale europea.
Infine, il welfare d’Oltremanica è sempre stato molto generoso, a patto che i sudditi di Sua Maestà si obbligassero a contribuire. Le regole comunitarie hanno permesso che immigrati europei avessero le stesse condizioni dei cittadini britannici, ma senza contribuire a sufficienza. Questa situazione ha creato un forte malcontento nella raffinata opinione pubblica inglese, che ha visto l’Europa come un nemico e non come una risorsa.
Innanzitutto il diritto. La Gran Bretagna adotta un sistema giuridico chiamato common law, cioè basato sulla consuetudine con cui i giudici applicano la prassi giuridica nel tempo. Il sistema del diritto europeo continentale, invece, si basa sul civil law, cioè su codici e leggi scritte prodotti dai Parlamenti nazionali a cui i giudici devono attenersi, ovviamente lasciando un certo spazio all’interpretazione degli operatori del diritto. Tutto ciò ha portato a numerosi adeguamenti da parte del sistema UE e del sistema britannico per consentire la piena applicabilità del diritto comunitario nel Regno Unito.
L’Inghilterra è stata solamente una volta fortemente legata al destino politico europeo: all’epoca dell’Impero romano. Poi, la storia ci insegna che gli inglesi sono stati sempre interessati più al predominio dei mari, piuttosto che invischiarsi nelle lotte di supremazia continentale che, invece, hanno coinvolto francesi, tedeschi e spagnoli. Infatti, le guerre napoleoniche vedevano la partecipazione britannica per limitare la capacità della Marina di Bonaparte. Non dissimile furono le intenzioni politiche contro l’Impero tedesco, nella Prima Guerra Mondiale e contro Hitler nella Seconda. I tedeschi, infatti, costituivano un pericolo per la Royal Navy con le scorribande dei temibili sottomarini U-Boot.
Altro punto, secondo me, è che il Regno Unito è a capo di una organizzazione il Commonwealth, che raccoglie gran parte degli stati che un tempo fecero parte dell’Impero britannico. Il Commonwealth opera per migliorare le relazioni tra questi stati e soprattutto favorirne la crescita di scambi commerciali. Tale condizione di membro del Unione europea e del Commonwealth ha fatto sì che gli inglesi fossero i leader nel mondo della finanza europea e mondiale. Una leadership che però è stata limitata dalle regole europee e dai controlli della Banca centrale europea.
Infine, il welfare d’Oltremanica è sempre stato molto generoso, a patto che i sudditi di Sua Maestà si obbligassero a contribuire. Le regole comunitarie hanno permesso che immigrati europei avessero le stesse condizioni dei cittadini britannici, ma senza contribuire a sufficienza. Questa situazione ha creato un forte malcontento nella raffinata opinione pubblica inglese, che ha visto l’Europa come un nemico e non come una risorsa.
MARIO AURILIA