L’anno scorso comparve su Foreign Affairs un articolo di Josiah Ober sulla democrazia della antica Grecia .
Il cuore dell’articolo è il seguente : Among the remarkable features of the ancient economy of democratic Athens was the relatively low level of income inequality…….As Milanovic and other economists have long pointed out, there is a strong correlation between relatively low inequality and robust and sustained economic growth.
Ovvero : Fra le caratteristiche notevoli dell’antica economia della Atene democratica c’era il relativamente basso livello di ineguaglianza nella distribuzione del reddito……Come hanno confermato Milanovic ( ricercatore capo della World Bank)ed altri economisti (,al termine di lunghe ricerche,) c’è una stretta correlazione fra un relativamente basso livello di ineguaglianza ed una robusta e sostenibile crescita dell’economia. Nello stesso articolo si afferma che i livelli salariali dei lavoratori non specializzati era il più alto comparato perfino ai livelli dell’Olanda nella sua Età dell’Oro nel 17° secolo. La deduzione dello studioso è che proprio questa relativa omogeneità nella distribuzione del reddito è stata la base dello sviluppo democratico ed economico delle città- stato greche che ha creato le condizioni materiali per lo sviluppo di una cultura che ancora influenza la nostra società.
C’è una singolare conferma sulla influenza negativa della ineguaglianza nella distribuzione del reddito sulla democrazia e sulla crescita economica di un sistema denunciata da Di Vittorio nel suo ultimo discorso) ( Ultimo perché morì alla sua conclusione , condividendo con molti dirigenti della sinistra italiana questa “morte sul campo”;
Avete visto che cosa è avvenuto: mano a mano che il capitalismo riusciva ad infliggere dei colpi al sindacato di classe e alla CGIL, e quindi a indebolire la classe operaia, non solo si è verificata una differenza di trattamento dei lavoratori, ma come conseguenza di questa differenza di trattamento, si è aperto un processo in Italia che tuttora continua. Si sono aperte le forbici, si è prodotto uno squilibrio sociale profondo nella società italiana. Supponete, per esempio, che il rapporto fra salari e profitti fosse 100 per i salari e 100 per i profitti nel 1948. Come è andato sviluppandosi il processo? I profitti da 100 sono andati a 110, i salari sono rimasti a 100. Poi i profitti sono andati a 150, i salari sono andati a 105; i profitti sono andati a 200, i salari sono andati a 107; i profitti sono andati a 300, i salari rimangono a 107-8-9. Quindi si sono aperte due curve: i profitti si alzano sempre più e i salari stentano a salire, rimangono sempre in basso. Le conseguenze, allora, di questi colpi ricevuti dalla CGIL ad opera del grande capitalismo, delle scissioni, delle divisioni dei lavoratori quali sono state? Ecco: le due curve, la curva dei profitti che aumenta sempre di più, e la curva dei salari che rimane sempre in basso.
Le risultanze di uno studio commissionato dal Fondo Monetario Internazionale e comparso sulla sua rivista .Finance and Development ( marzo 2015) che indica nella diseguaglianza e nell’indebolimento della forza organizzata del sindacato un elemento di distorsione e di ostacolo allo sviluppo economico di un dato sistema e di indebolimento della democrazia politica:
Lo studio del dottor Acemoglu ,ordinario di economia al MIT di Boston comparso sull’ultimo numero di Foreign Affairs ( non il Manifesto) col titolo “ Does Inequality matters”? :
It is clear that the increasing share of national income captured by the top one percent (or the top 0.1 percent) is highly visible right now and worries many citizens and pundits. It also motivates the left. This aspect of economic inequality could certainly lead to some upheaval if left unaddressed. It is probably the most important factor that fueled the Occupy movement and the more recent rise of Bernie Sanders in the United States and the election of Jeremy Corbyn in the United Kingdom.
“ E’ chiaro che la crescente parte del reddito nazionale catturato dall’1% al top ( o addirittura dallo 0,1% superiore) è adesso ampiamente visibile e preoccupa molti cittadini e persone importanti . Ciò motiva anche le sinistre,. Questo aspetto della ineguaglianza economica potrebbe certamente portare a qualche turbolenza se non governato. Forse è stata la più forte delle motivazioni che ha alimentato il movimento di Occupy e le stesse recenti ascese di Bernie Sanders in USA e di Jeremy Corbin in Inghilterra.”
Chiedo scusa per la lunghezza delle citazioni ma è stato necessario per dare una base al ragionamento che intendo fare e che riguarda il ruolo e la necessità di una opzione di sinistra nella vita del Paese e nell’azione politica del PD.
Nardella,sindaco di Firenze e ascoltatissimo amico di Renzi , lo ha detto esplicitamente in una recente intervista:Destra e sinistra sono concetti superati. .Sullo stesso spirito si è mossa l’ultima Leopolda ed è questo il “mood” che influenza la dirigenza renziana .
Si dice esplicitamente che si tratta di idee dell’800 che il 900 ha consumato e che il 2000 fa bene ad ignorare. Ma è proprio così? Intanto il dato della ineguaglianza nella distribuzione del reddito nazionale ,misurato dall’indice di Gini, è aumentato . Viaggiamo sullo 0,35% ( USA 0,38%) superiore alla media europea che si aggira sullo 0,31% e distintissimo da quello dei paesi del Nord Europa che è situato fra lo 0,21% e lo 0,25%
La struttura dell’indice , che non vi espongo per non annoiarvi . è tale che il semplice spostamento di qualche decimale segnala modificazioni profonde. In altre parole ciò significa per l’Italia che passare dallo 0,27 allo 0,35 vuol dire che il processo di accentramento della ricchezza nazionale in poche mani in Italia si va accentuando .
Ciò,come insegnano teoria e pratica , disincentiva la democrazia ,minaccia la libertà e incrementa la possibilità di conflitti sociali e non agevola la produttività del sistema
Se il monte salari (ossia l’insieme delle retribuzioni dei lavoratori ) diminuisce a favore del reddito e della rendita .è del tutto ovvio che la risultanza sarà una diminuzione dei consumi e delle condizioni di sopravvivenza delle masse popolari.
Qui soccorre la politica ,che deve riconciliarsi con l’economia. E governare il processo
La sinistra nasce per rispondere a questa esigenza e negarne la necessità come negare l’esistenza di una opzione politica contraria che invece punta ad accentuare le disuguaglianze per consolidare il blocco sociale dominante è il più bel regalo che si possa fare alla conservazione ed alle forze che ,per egoismo sociale, bloccano il Paese.
La stessa vantata crescita del PIL non risolve il problema se il 50% di esso va all’1% della società. Come si governa il fenomeno ?
Intanto non negandone l’esistenza e poi strutturando e realizzando politiche sociali ed economiche il cui “ focus” sia proprio creare le condizioni per una distribuzione , per quanto possibile ,omogenea della ricchezza nazionale .
In questo momento la politica italiana è tutta impegnata sulle riforme costituzionali, i problemi delle leggi elettorali, questioni istituzionali e dei diritti civili ma pochissimo sulle questioni sociali vissute anzi con fastidio dal governo. Si tratta invece di questioni sensibili che condizionano la partecipazione politica dei giovani.
Bernie Sanders attribuisce giustamente il suo consenso totalitario nella fascia d’età 18/24 al fatto che le giovani generazioni sono “more idealistic” conquistabili cioè con riforme sociali radicali e non con leggi timide che non scuotono l’esistente
Poiché l’avvenire è dei giovani per un partito progressista , come dovrebbe essere il PD, è fondamentale coinvolgere le giovani generazioni su progetti di grande respiro sociale per sottrarle alla suggestione della demagogia . Quando colgo nelle parole dei giovani una giusta rabbia mi è spesso difficile far capire che le soluzioni proposte , proprio perché non tengono conto della realtà effettuale , non rispondono alle loro necessità che sono quelle del Paese.
Andare per azioni episodiche, per”gestioni autonome” di piccole realtà, battersi per una politica economica pauperista basata su ”assegni “ di varia denominazione sono tutte soluzioni asfittiche , falsamente elementari che perpetuano lo “ Status quo”.
L’Italia ha bisogno di modernizzarsi,di attivare ricerca e occupazione perciò invece di pensare ai “ sussidi “ , necessari per gli stati di estremo disagio, sarebbe opportuno pensare una politica economica che rimetta in moto la nostra industria e la nostra agricoltura . Ciò comporta grande attenzione ai problemi delle reti di movimento e di distribuzione , il rilancio dei porti, l’ammodernamento della logistica ela valorizzazione delle nuove tecnologie . Un progetto di grande trasformazione che può coinvolgere i giovani nella loro naturale tendenza alla grande “idealità” . Ciò implica che la scuola venga adeguata a tali p obiettivi dotandola dei mezzi finanziari , tecnici e di “ skill” del corpo docente . Il governo sostiene di aver provveduto a questa bisogna col progetto “! La buona scuola” . Ma se il mondo della scuola non l’ha percepito come positivo c’è in esso qualcosa che non va . o che il governo non ha saputo spiegare . Il che per un soggetto che punta molto sulla comunicazione è un peccato particolarmente grave .
Infine pensare di risolvere i problemi sociali derivanti dalla iniqua distribuzione del reddito senza un rapporto franco e leale con i sindacati è un errore sociale profondo . I risultati elettorali lo confermano . Se un governo non si preoccupa di costruire il consenso con una politica che affronti con serietà i problemi di cosa mai dovrebbe preoccuparsi .?
Trovo patetici i comportamenti dei turiferari governativi che lottano sulle miserabili trincee delle statistiche , che vedono in ogni 0,01% di incremento di un qualsiasi fondamentale il segno di sopravvenienti “ magnifiche sorti e progressive” Purtroppo non è così .
Il PD può essere lo strumento per la costruzione di questa politica se ritorna alle sue fondamentali ispirazioni . Ma come può accadere ciò se il suo segretario costruisce politica e classi dirigenti in manifestazioni , come le varie “Leopolde” o nelle fallimentari “ Fonderie “ in cui nemmeno il simbolo del partito compare ,anzi ne è tenuto accuratamente fuori perché esso sia pubblicamente percepito come esterno se non estraneo a tali manifestazioni ?. E’ ovvio che il corpo militante del partito abbia qualche perplessità ad applicare programmi e politiche in cui il partito non è entrato . E’ vero sono manifestazioni aperte con gruppi di studio e lavoro su argomenti vari ma un partito non è il club ” La discussione “ . Esse sono anche posti in cui vengono spacciate amenità come :” Destra e sinistra non esistono più” Il diritto di sciopero va limitato” “ Gli imprenditori vengono vessati dai lavoratori “ ed altre simili testuali sciocchezze. Non puoi decidere fuori della comunità del partito decisioni e ipotesi che esso poi dovrebbe realizzare .Non funziona così. Renzi ed il suo “giglio magico” ne prendano atto . Il voto ci ha data una lezione.. Spero che sappiamo coglierne l’importanza ed agire di conseguenza mettendo al lavoro tutte le anime e le esperienze del partito.