Viene inaugurato il 30 giugno lo Spazio Giallo all’interno del carcere di Secondigliano a Napoli: il percorso di accoglienza creato dall’associazione Bambinisenzasbarre che aiuta il bambino a orientarsi e ad attenuare l’impatto con un ambiente potenzialmente traumatico. Il progetto è stato sostenuto dall’Associazione Enel Cuore, Fondazione Banco di Napoli e Fondazione Banca delle Comunicazioni, e sarà a disposizione dei circa 5mila figli che entrano ogni anno nel carcere napoletano per incontrare il proprio papà.
Lo Spazio Giallo è il luogo per i bambini all’interno del carcere. Qui gli operatori possono intercettarne i bisogni, accoglierli in uno spazio dedicato a loro dove si preparano all’incontro con il genitore. La Rete di accoglienza è attiva in Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte. Lo Spazio Giallo di Secondigliano è il primo aperto al Sud.
Sono due gli elementi che aiutano il bambino a orientarsi in uno spazio sconosciuto e potenzialmente traumatico: “Trovo papà”, la mappa che mostra loro il percorso prima di raggiungere il proprio genitore, e “Aspetto qui”, lo spazio fisico dove i bambini si preparano alla visita.
L’inaugurazione dello Spazio Giallo di Napoli fa parte delle iniziative della Campagna europea “Non un mio crimine, ma una mia condanna”, alla quale Bambinisenzasbarre partecipa per il settimo anno. Focus del 2016 è la richiesta delle ventuno associazioni europee di COPE (Children of Prisoners Europe) di portare la Carta italiana dei diritti dei figli dei detenuti in Europa. Le associazioni europee chiedono l’adozione del Protocollo d’Intesa, firmato in Italia nel 2014 dal Ministero della Giustizia, dall’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza e dall’Associazione Bambinisenzasbarre, una Carta “rivoluzionaria che riconosce formalmente il diritto dei bambini a mantenere la relazione con il genitore detenuto, e a quest’ultimo riconosce il diritto di essere genitore”.
“L’Italia è il primo Paese che ha siglato questa Carta – afferma Lia Sacerdote, presidente dell’associazione-. Una firma ed un segno forte per i 100mila figli di genitori detenuti, in sé è uno strumento radicale che ha trasformato i bisogni di questi minori in diritti, consentendo loro di non sentirsi più colpevoli e contrastando l’emarginazione sociale a cui sono esposti”.
Il Provveditore della Campania, Tommaso Contestabile, conferma l’attenzione al tema dei bambini in carcere e comunica alcuni dati relativi alla sua regione: “Questo Provveditorato in linea con la riforma penitenziaria ha sollecitato e predisposto che nei 15 istituti di competenza ci fosse un’attenzione ai colloqui con i familiari dei detenuti ed in particolare nei confronti dei minori. Ad oggi, risulta che in 5 Istituti vi sono delle Ludoteche e in 2 sono in fase di allestimento; inoltre in 9 Istituti vi sono degli appositi spazi dedicati all’accoglienza dei bambini. Spesso questa accoglienza è supportata grazie a gruppi di volontari che seguono i bambini nell’attesa dei colloqui con i propri genitori”.
Gli fa eco Liberato Guerriero direttore della Casa Circondariale di Secondigliano: “ Il carcere di Secondigliano è uno dei più grandi delle terre meridionali e ospita circa 1300 persone. Siamo felicissimi di poter ospitare questo progetto di Bambinisenzasbarrre perché diamo un’attenzione importante ai bambini, ai figli dei detenuti ”
Sono oltre due milioni i bambini che hanno un genitore in carcere, considerando i paesi che fanno parte del Consiglio d’Europa. In Italia i minori che ogni anno entrano in carcere per mantenere un legame con il papà o la mamma detenuti sono quasi centomila.
La Campagna europea dà il via a sette mesi di iniziative che proseguiranno fino a novembre, in occasione del 25esimo anniversario della ratifica della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia dell’Onu. In Italia tutti gli istituti penitenziari sono coinvolti con il programma “Carceri aperte. Parliamone!”, in collaborazione con il Ministero della Giustizia: in agenda dibattiti, incontri nelle aree verdi, iniziative a sostegno dei bambini figli di genitori detenuti.