L’Organizzazione presenta a Roma il nuovo rapporto “Unequal Portions. Ending Malnutrition for Every Last Child” alla presenza di alti rappresentanti delle Nazioni Unite, del Governo italiano, britannico ed olandese.
Ogni anno, 3,1 milioni di bambini muoiono per cause legate alla denutrizione. Nel mondo, circa un quarto dei bambini sotto i cinque anni – 159 milioni – sono colpiti da malnutrizione cronica[1] e l’80% di loro è concentrato nelle regioni dell’Africa subsahariana e dall’Asia meridionale.
Negli ultimi decenni, il mondo ha compiuto progressi significativi nella lotta alla malnutrizione: il numero di bambini colpiti da malnutrizione cronica si è ridotto di oltre un terzo dal 1990, quando il fenomeno riguardava 255 milioni di bambini, ovvero il 40% dei bambini al mondo.
Eppure questi progressi sono stati ottenuti troppo lentamente e in modo diseguale, come dimostra il nuovo rapporto globale “Unequal Portions. Ending Malnutrition for Every Last Child” (“Porzioni ingiuste. Porre fine alla malnutrizione dei bambini più vulnerabili”) pubblicato da Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini in pericolo e a tutelare i loro diritti, che analizza le cause e le possibili soluzioni a questa piaga globale che affligge ancora milioni di bambini.
Il fenomeno della malnutrizione e i costi dell’esclusione
Il rapporto analizza in particolare le cause che rendono alcuni bambini più vulnerabili di altri al fenomeno della malnutrizione e mostra come una combinazione letale di povertà ed esclusione stia privando alcuni gruppi di bambini vulnerabili del diritto a vivere e a crescere grazie a una dieta sana e bilanciata. Questi bambini, discriminati o esclusi a causa della loro etnia, del luogo di provenienza, di una disabilità, del loro genere, del reddito familiare o perché obbligati ad abbandonare le loro case per fuggire da guerre e conflitti, non sviluppano il loro pieno potenziale a causa delle carenze nutrizionali a cui sono soggetti.
Il luogo in cui un bambino vive, per esempio, determina in larga parte il suo accesso ai servizi, all’educazione e al cibo, ma anche le sue prassi culturali e sociali e, in ultima analisi, il suo livello di nutrizione. I dati del rapporto di Save the Children mostrano che i bambini che vivono in aree rurali hanno in media 1,37 probabilità in più di essere malnutriti rispetto a quelli che abitano nelle città[2]. Anche il reddito familiare ha un’influenza significativa sulla nutrizione dei bambini: nei Paesi e nelle regioni in via di sviluppo, i bambini nati in famiglie appartenenti al 20% più povero hanno una probabilità più che doppia di morire prima del loro quinto compleanno rispetto a quelli che provengono dal quintile più benestante della popolazione[3].
A questo quadro già drammatico, si aggiungono preoccupanti tendenze globali che rendono ancora più pressante il problema della malnutrizione: la frequenza e l’intensità di fenomeni climatici come El Niño (quest’anno il più forte mai registrato), che ha causato siccità in 15 Paesi e ha colpito più di 60 milioni di persone in tre continenti, nonché le violenze e i conflitti in corso, che hanno creato la peggiore crisi dei rifugiati dalla Seconda Guerra Mondiale, costringendo milioni di persone ad abbandonare le loro case.
Obiettivi globali in termini di nutrizione: ancora lontani dall’essere raggiunti
A livello globale, si evidenzia un importante impegno politico per la lotta alla malnutrizione: i governi hanno aderito a importanti obiettivi globali in tema di nutrizione, quali la riduzione dei casi di malnutrizione cronica del 40% entro il 2025 e l’eliminazione di tutte le forme di malnutrizione entro il 2030. Eppure, il mondo è ancora ben lontano dal raggiungimento di questi obiettivi e, se proseguiamo con il trend attuale, la malnutrizione rimarrà parte integrante dello scenario futuro.
Come emerge dal rapporto, se i progressi continuano al ritmo attuale ci saranno ancora nel mondo oltre 129 milioni di bambini affetti da malnutrizione cronica nel 2030, di cui oltre un quarto dei casi nei Paesi a basso reddito e anche tra cent’anni saranno ancora 24 milioni i bambini malnutriti nel mondo. Senza un cambiamento collettivo, il mondo è destinato a vivere un altro secolo di possibilità sprecate, creando danni irreparabili all’educazione dei bambini e alle loro opportunità di vita, reddito e produttività, con serie conseguenze per l’economia mondiale.
“Mai come adesso il bisogno di continuare nella lotta alla malnutrizione è reale e urgente. I progressi raggiunti dimostrano che sconfiggere la malnutrizione è un obiettivo possibile, ma questi progressi devono essere equamente distribuiti e raggiungere tutti i bambini: non possiamo permettere che nessuno rimanga indietro”, ha dichiarato Daniela Fatarella, Vicedirettore Generale di Save the Children Italia. “Oggi più che mai, è necessario passare all’azione. Auspichiamo che la futura presidenza italiana del G7 sia l’occasione per i leader globali di impegnarsi a sostenere un piano d’azione per la nutrizione concreto, che comprenda la mobilizzazione delle risorse necessarie e la creazione di un meccanismo di accountability, per mantenere l’impegno preso al G7 del 2015 a Elmau di emancipare 500 milioni di persone dalla fame e dalla malnutrizione”.
Come accelerare il processo per tutti
Il rapporto identifica una serie di misure concrete da mettere in atto per assicurare che nessun bambino venga lasciato indietro e si appella ai leader mondiali affinché diano risposte concrete al fenomeno dell’esclusione e garantiscano a ogni bambino vulnerabile l’accesso a una nutrizione adeguata. Per porre fine alla malnutrizione servono dieci anni di interventi[4] e gli impegni per affrontare il problema dovrebbero basarsi sull’imperativo morale e legale di garantire il diritto al cibo e alla nutrizione per tutti.
Per garantire un progresso reale ed equo, gli obiettivi globali in materia di nutrizione, al quale gli Stati hanno aderito, devono essere tradotti in obiettivi nazionali, con risorse adeguate e piani di azione che espongano come ogni Paese raggiungerà gli obiettivi prefissati per tutti i gruppi della società.
Le raccomandazioni di Save the Children ai governi includono:
Intraprendere un’analisi contestuale e multisettoriale al fine di comprendere: i fattori chiave nazionali e i trend della malnutrizione; quali politiche e pratiche contrasterebbero meglio la malnutrizione; quali gruppi di persone sono maggiormente marginalizzati e vulnerabili alla malnutrizione e quali barriere incontrano.
Stabilire degli obiettivi nazionali sulla nutrizione, allineati agli obiettivi globali, che includano traguardi specifici per tutti i gruppi della società, basati sui contesti e i trend nazionali.
Mettere in atto politiche e programmi appropriati affinché tutti i gruppi della società raggiungano tali obiettivi, implementando una strategia inclusiva finalizzata a “non lasciare nessuno indietro”.
Lavorare con i settori e gli attori interessati (inclusi i donatori, le Università, la società civile e i privati) durante tutta la pianificazione e il processo decisionale, dall’analisi contestuale, la progettazione di strategie e politiche, alle fasi d’implementazione, monitoraggio e valutazione.
Garantire la disponibilità di risorse finanziarie adeguate: ogni governo dovrebbe investire nella nutrizione dei suoi cittadini. Anche i donatori dovrebbero dare priorità alla nutrizione sia in quanto artefice che come indice di sviluppo sostenibile.