Dal momento dell’apertura al capitalismo internazionale per mano di Deng Xiaoping negli ultimi anni ’70, il mondo ha assistito con meraviglia e apprensione alla rapida e intensa ascesa della Cina. Si pensi al ventennio 1985-2005: la quota cinese sul prodotto lordo mondiale si triplica e passa dal 4.8% al 12.5%. Basterebbe anche solo questo dato per capire in che misura Pechino possa aver contribuito allo spostamento del baricentro economico globale dall’Atlantico al Pacifico. È venuta a crearsi un’area che comprende non solo il Nord-Est ma anche il Sud-Est asiatico e dunque le “tigri” del modello d’integrazione economica pensato da K. Akamatsu negli anni trenta del novecento (Corea del Sud, Taiwan, Singapore e Hong Kong).
Ciò che l’economista giapponese non aveva previsto, però, è che proprio la Cina (da lui scarsamente considerata) sarebbe stata in grado di dotarsi delle tecnologie e della flessibilità necessarie per sopravvivere al confronto con le potenze occidentali, spodestare il Giappone e modificare i rapporti nell’Asia confuciana e nel mondo.
Dal punto di vista tecnologico, il progresso più evidente riguarda il settore dei sottomarini, con la sostituzione della vecchia classe Han con i sottomarini di classe Yuan, Song e Kilo. I vecchi sottomarini Han, risultato di una rielaborazione di modelli sovietici degli anni Cinquanta e Sessanta, erano rumorosi, lenti e facilmente individuabili. I nuovi apparecchi, frutto della recente collaborazione tra Russia e Cina, sono dotati di tecnologia stealth: sono quindi difficilmente individuabili, oltre che più veloci . Di conseguenza, rappresentano un importante tassello per la anti-access strategy cinese, ossia la strategia mirata a impedire l’accesso al campo di battaglia di forze nemiche in caso di conflitto nello stretto di Taiwan o nel Mar Cinese meridionale. La modernizzazione della marina cinese nel medio-lungo periodo non rappresenta una minaccia per la supremazia militare americana nel Pacifico, ma è considerata una minaccia dagli Stati confinanti , in particolare dal Giappone. Il secondo settore coinvolto nella modernizzazione e nello sviluppo della rivoluzione degli affari militari è l’aviazione. Fino agli anni Novanta, la Cina non era in grado di produrre in modo autonomo caccia e bombardieri tecnologicamente avanzati e si affidava a prototipi derivati dalla tecnologia sovietica degli anni Sessanta. Poi ha iniziato a produrre aerei più avanzati . Inoltre, è stata avviata la produzione di jet di quarta generazione, dotati di tecnologia stealth. In entrambi i settori, tuttavia, la Cina non è ancora tecnologicamente autonoma: l’utilizzo di tecnologia russa per la produzione di elementi chiave della modernizzazione militare, quali la portaerei, i sottomarini e i caccia, è ancora fondamentale. Il governo cinese si trova davanti a un dilemma: l’autonomia tecnologica rappresenta un obiettivo irrinunciabile per ogni grande potenza, ma la Rivoluzione degli affari militari con caratteristiche cinesi sarebbe notevolmente frenata dalla fine dell’importazione di tecnologia dalla Russia.
Un altro settore fondamentale per la modernizzazione militare cinese è la “Seconda artiglieria” ovvero l’arsenale missilistico, nucleare e convenzionale. Gli sforzi in questo campo sono concentrati nel rafforzamento della capacità di esercitare deterrenza e prevenire un attacco nucleare o convenzionale su vasta scala. L’obiettivo è quello di migliorare la mobilità e la resistenza ad un primo attacco, in modo da conservare la capacità di risposta. Armi nucleari a parte, la Seconda artiglieria recentemente ha sviluppato una notevole quantità di missili convenzionali a breve e medio raggio, funzionali a una anti-access strategy nel caso di conflitto nello Stretto di Taiwan. Parte della modernizzazione dell’arsenale missilistico cinese rappresenta una reazione alla costruzione della West-pac theater missile defense da parte di Stati Uniti e Giappone.
Un altro fattore da prendere in considerazione è sicuramente lo sviluppo di Pechino , possibile megalopoli da 130 milioni di abitanti . La nuova Pechino si propone come futura capitale mondiale: punta ad azzerare lo smog nella città proibita e ad ospitare le Olimpiadi del 2022, da fare vicino alla Grande Muraglia cinese . Ora la Cina vuole esporre in vetrina una città del futuro pulita e moderna, proponendola come la nuova «capitale mondiale»,
visto che le Olimpiadi in questione saranno quelle invernali, offrirebbe al mondo lo sfondo dei monti vicini alla Grande Muraglia cinese. Se entro il 31 luglio riuscirà a strappare il sì della commissione, Pechino si avvierà davvero a diventare la prossima capitale mondiale.
L’ascesa economica di questa Nazione , può essere evidenziata non solo in campo tecnologico, ma anche in campo sportivo , soprattutto nel calcio .Infatti ,moltissimi club cinesi hanno una disponibilità economica da permettersi giocatori importanti , offrendo contratti faraonici (basti pensare a Pellè che con il passaggio allo Shandong Luneng guadagnerà circa 40 milioni in due anni e mezzo ), così da rendere competitivo un campionato sino a quel momento, rimasto nell’anonimato .
La Cina è geoeconomicamente una potenza soddisfatta: è la seconda autorità economica nel mondo (la prima per il commercio), che ha saputo sfruttare al meglio, in sintesi, l’avvento della globalizzazione. Inoltre, anche da un punto di vista geoculturale la Cina ha dato prova di grande abilità nell’esercizio del soft power, adoperando una politica estera di stampo tutt’altro che militare, estendendo di molto la sua influenza nei paesi in via di sviluppo.