Inutile girarci attorno. Nei giorni scorsi ho scritto parole piu’ fredde e razionali ma vedere oggi sul teleschermo l’arrivo di Gonzalo Higuain a Torino mi ha provocato una stretta al cuore. Quasi come la fine di una vicenda personale. Il calcio ha questo potere immenso di raccontare e far vivere emozioni profonde. Nessuna evoluzione della sua struttura materiale ( sappiamo bene che oggi e’ soprattutto un grande fenomeno economico ) potra’ c ancellarne la poesia. Quella che ci faceva recitare, ragazzi, la leggendaria formazione dell’Inter degli anni ’60, ( Sarti, Burnich, Facchetti…), che ci ha fatto palpitare per campioni come Mazzola e Rivera ( si usciva a sera, dopo le radio cronache di Ciotti e Ameri,la domenica nella ingenua illusione di emularne le gesta), che ci ha fatto innamorare del gigantesco centravanti della Lazio, quel Giorgio Chinaglia burbero e sfortunato, accolto a Roma nella stessa sepoltura del suo vecchio allenatore Maestrelli. E poi la sfrontata stagione dei tulipani arancioni, la grande e poco vincente Olanda, i nostri fuoriclasse,Baggio, Zola, Mancini, Del Piero, Totti. Fino all’immensa e struggente favola di Diego. Oltre gli affari e perfino oltre le tattiche il calcio si riafferma per quello che e’ sempre stato, un gioco di abilita’, una forma d’arte, magia pura. Per questo capace di veicolare storie e sentimenti. Quando smise di giocare l’argentino Batistuta pensammo che forse non avremmo piu’ visto in Italia un centravanti così. Capace di scatti brevi e imperioso, potente, con buona tecnica di base, veloce anche per la sua mole. Il migliore dai tempi di Nordahl. Poi, invece, ne e’ arrivato un altro, forte, g ladiatorio, quasi un novello Spartaco spinto sulle nostre rive da qualche sirena misteriosa. Che ci abbia tradito non lo fa meno forte, e altri che abbiamo amato non avevano i colori azzurri che portiamo nel cuore. Forse, nell’amarezza di queste ore, la lezione piu’ grande che possiamo dare a questo sprovveduto giovanotto Franco – argentino, che suo malgrado ha incarnato ancora una volta il nostro sogno fanciullo di poesia, e’ quello di conservarne intatti il ricordo e la stima. Crescendo, si sorprendera’ per questo. E capira’ quanto grande l’oltraggio fatto non a noi ma alla fantastica magia di quella sfera