Si è tenuto oggi un presidio di protesta e di proposta “Crisi del prezzo del grano-Noi non seminiamo più”, organizzato da Agrinsieme , Confederazione italiana agricoltori, Copagri, Allenza delle Cooperative italiane, che ha puntato ad accendere i riflettori sulla realtà precaria del mondo degli agricoltori. “Le quotazioni del grano duro –dichiarano- sono ormai ben sotto i 20 euro al quintale, le stesse produzioni biologiche non riescono a superare i 25/26 euro. Prezzi ben al di sotto dei costi di produzione senza portare nessun vantaggio per i consumatori considerato che i prezzi della semola e della pasta restano stabili se non in aumento. Ovvio che non può funzionare una filiera che vede un quintale di pasta pagato 180 euro del consumatore e un quintale di grano duro pagato 18 euro al produttore agricolo. Troppo ampia e ingiustificata la forbice. In queste condizioni e senza interventi imminenti c’è il rischio che molti agricoltori non seminino grano per il prossimo anno mettendo a rischio la materia prima nazionale per una produzione di eccellenza del made in Italy agroalimentare come la pasta”.
Sono stati chiesti degli interventi da parte delle istituzioni parlamentari:
Verifica presso il Ministeto dell’ agricoltura la possibilità di sospendere temporaneamente le autorizzazioni alle importazioni in regime di Tpa;
Impegnarsi in Europa affinchè la PAC possa incentivare strumenti come i fondi mutualistici per la stabilizzazione del reddito;
Incentivare accordi e contratti di filiera capaci di garantire una più equa ridistribuzione del valore;
Prevedere una campagna di promozione e valorizzazione della psta italiana nel mondo;
Perseguire la massima trasparenza delle borse merci con un ruolo maggiore dei rappresentanti agricoltori;
Rendere obbligatoria e non facoltativa la comunicazione delle scorte da parte degli operatori commerciali e industriali in modo da avere dati oggettivi e verificabili.