“Il Governo ha preso degli impegni precisi, non generici, con il Sud e oggi a Taranto viene per mantenerli. Il Contratto di sviluppo che firmiamo con la città vale 850 milioni di euro: impegni puntuali, verificabili, tracciabili, tempi certi, massima trasparenza”.
Lo dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi, al Quotidiano di Puglia. “Il Sud, ha assicurato Renzi, è la prima sfida politica, sociale e culturale per il nostro Paese. E’ finita la stagione dei soldi a pioggia che non creano sviluppo: abbiamo accelerato sui Fondi europei e nel 2015 il Mezzogiorno, come ci dice lo Svimez, ha superato il centronord nel Pil; ora andiamo avanti, al Mezzogiorno servono più investimenti e una politica che faccia bene il suo lavoro”.
Alla cerimonia di inaugurazione dell’ampliamento del Museo archeologico nazionale di Taranto, Renzi ha dichiarato: “Vogliamo guardare la città con gli occhi della concreta speranza e non con le frasi in libertà, gli impegni vani, i numeri in libertà. Troppo spesso la politica a Taranto ha pagato con assegni a vuoto, con cambiali che non potevano essere riscosse. E’ finita la stagione degli assegni a vuoto. Ciascuno deve fare il suo pezzo di strada, ma il nostro impegno è di collaborare e di lavorare insieme”.
Cultura. “E’ finito l’atteggiamento per cui la cultura è l’ultima ruota del carro. Non è un caso se noi stiamo investendo. E’ l’elemento chiave di svolta del nostro Paese. E’ l’investimento chiave in questo momento storico in cui si uccidono i sacerdoti mentre celebrano Messa. Non siamo qui per fare passerella ma per fare un punto concreto sulle cose fatte e quelle da fare, su come sono state spese le risorse pubbliche”.
Ilva. “L’attenzione su Ilva deve esser molto chiara. Noi abbiamo a cuore la salute dei cittadini, la politica per anni non ha fatto il suo lavoro e noi stiamo facendo gli straordinari per recuperare, ma ci vuole uno sforzo collettivo. Io mi prendo gli insulti, non ho paura, ma mi sta a cuore che Taranto tenga insieme il sacrosanto diritto alla salute con il sacrosanto diritto al lavoro”.
Lavoro.”Dal primo giorno dell’azione di governo a oggi, i posti di lavoro in Italia sono aumentati di 599mila, di questi il 75 per cento a tempo indeterminato. E noi politici siamo in imbarazzo perchè consideriamo questi dati dei numeri. In realtà sono persone, che si sposano, fanno figli, che hanno il coraggio di guardare al futuro. Ma questi 599mila posti di lavoro a Taranto rischiano di sembrare come una beffa. C’e’ bisogno di fare uno sforzo tutti insieme, perchè nessuno consideri questi risultati come un traguardo”.
Investire nella città di Taranto. Occorre un investimento complessivo sulla città, che tenga insieme il sacrosanto diritto alla salute all’altrettanto sacrosanto diritto al lavoro che è il primo articolo della nostra Costituzione. Abbiamo ripreso gli investimenti pubblici – ha aggiunto riferendosi all’azione a livello nazionale – siamo passati dalle scelte di austerità dei governi Monti e Letta, dai 20 miliardi di spesa, a 30 miliardi”.
Ha concluso il premier: “Oggi è un passo avanti. Il prossimo saranno più risorse perchè questo museo possa avere vita forte, presenza reale. Consideriamo il MarTa l’occasione per provare a dare alla città non solo la bellezza della propria propria storia, ma anche la bellezza del proprio futuro”.
Ed ha annunciato che “la firma del Patto sulla Puglia potrebbe avvenire in settembre, in occasione della Fiera del Levante”.
Successivamente, Renzi ha firmato il Contratto istituzionale di sviluppo con la città di Taranto, presso la Prefettura. Poi la tappa a Sassari per la firma del‘patto’ per la Sardegna, con il presidente della Regione Francesco Pigliaru. Il premier ha ricordato alcuni dettagli del piano da 2,6 miliardi di investimenti per rilanciare la regione e ha poi sottolineato: “Questo ‘patto’ non è solo un elenco della spesa delle cose da fare”. Renzi ha ricordato Segni, Cossiga e Berlinguer, ha citato Gramsci e lodato il carattere dei sardi, assicurando che la ferita del mancato G7 a La Maddalena sarà risanata, e che “dopo anni di assegni a vuoto le cose per il Mezzogiorno stanno cambiando, i patti con i territori non sono più passerelle, ma soluzioni ai problemi reali”. Poi l’ultimo appello. “Abbiamo bisogno di istruzione e di formazione continua, abbiamo bisogno di essere portatori sani di entusiasmo. Ci sono dei soldi, ci sono degli impegni, ci sono delle scadenze – aggiunge – Ma c’è soprattutto la convinzione che se l’Italia smette di vivere di lamentele e rimpianti, e prova ad essere all’altezza della vocazione per la quale è chiamata, è nelle condizioni di giocare un ruolo da protagonista nel mondo”.