Trecento ettari di macchia mediterranea andati in fumo. Un danno incalcolabile e indicibile. Nelle ultime quarantotto ore di fuoco, in cui è bruciata su più fronti la provincia di Salerno, sono divampati contemporaneamente oltre cinquanta roghi. A tracciare un primo drammatico bilancio è il Corpo Forestale dello Stato che stima danni tra i dieci e i quindici milioni di euro. Cifre che serviranno per coprire i costi delle operazioni di spegnimento, bonificare le aree distrutte, e far fronte al dissesto idrogeologico. In percentuale sono divampati più incendi negli ultimi due giorni che dall’inizio della stagione estiva. Tanto per rendere l’idea nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni il bilancio fino a venerdì sera faceva registrare un centinaio di incendi per 800 ettari distrutti. Tra venerdì notte ed ieri solo tra Palinuro, Camerota e Golfo di Policastro gli agenti del Corpo Forestale sono stati impegnati su oltre trenta incendi per 150 ettari di superficie percorsa e distrutta dalle fiamme.
I roghi sono di origine dolosa. Non ci sono dubbi. Dal nord al sud della provincia passando per il capoluogo in queste ore c’è un’unica certezza. È la mano dell’uomo a scatenare l’inferno di fiamme. Ne è certo Fernando Sileo, coordinatore del Cta del corpo forestale dell’area Parco, che parla di «atti criminali della peggior specie, che mettono a rischio la vita delle persone».